lunedì 7 febbraio 2011

L’altare nella storia. Riflessione di don Enrico Finotti (Zenit)

Clicca qui per leggere la riflessione.

6 commenti:

  1. Credo che non sia possibile, relegare nell’inutilità e nell’abbandono i grandi altari storici, ma la liturgia stessa ne avrebbe giovamento se, rispettando dovutamente e intelligentemente il genio e la tipologia della diverse chiese si celebrasse in modo diversificato. Allora non vi sarà frattura, ma continuità e, soprattutto, si potrà uscire da quella situazione provvisoria di altari fragili e inadatti, che da decenni ormai occupano le zone presbiterali.

    BELLISSIMO! GRAZIE DON ENRICO

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  2. Si, bello. Ma chi ha le orecchie per intendere? In ogni caso, è un bellissimo segno il riproporsi di riflessioni dotte ed intelligenti su quest'argomento in questi ultimi tempi. Chissà che qualcosa non cambi!

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  3. Peccato che tra bei vocaboli ci siano errori storici.

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  4. Ne potresti evidenziare qualcuno di errore per piacere?
    Sonia

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  5. Uno ad es. La posizione del tabernacolo collocato sull'altar maggiore è da attribuirsi alle scelte operate per attuare quanto stabilito dal Rituale Romanum del 1614 successivo al Concilio di Trento(cap. De Sanctissimae Eucharistiae Sacramento - tralascio la citazione latina, che è da leggersi con attenzione) . Era già presente nelle Ordinationes degli Eremitani di s. Agostino (1260 ca) e fu propugnata dal vescovo di Verona, Matteo Giberti (morto 1543). Non voglio tediare oltre. Ma forse è opportuno distinguere tra Concilio e libri liturgici successivi...come bisogna fare per il Concilio Vat. II.

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