mercoledì 2 marzo 2011

Avvenire, dossier pedofilia. Rigore e impegno: la Chiesa in campo. Dalla rivoluzione del diritto canonico alle condanne esplicite della pedofilia nel clero, fino all’incontro e al dialogo con le vittime. La lotta di Benedetto XVI (Cardinale)

CHIESA E PEDOFILIA: LA TOLLERANZA ZERO DI PAPA BENEDETTO XVI

DOSSIER PEDOFILIA: LO SPECIALE DI AVVENIRE. LA CHIESA IN PRIMA LINEA, LA DURA BATTAGLIA DI BENEDETTO XVI

Rigore e impegno: la Chiesa in campo

le misure del Vaticano

Dalla rivoluzione del diritto canonico alle condanne esplicite della pedofilia nel clero, fino all’incontro e al dialogo con le vittime: negli ultimi vent’anni la Chiesa si è sforzata più d’ogni altro di combattere le violenze sui minori. A partire da papa Benedetto XVI, che con le nuove “Norme” del 2010 ha snellito le procedure per arrivare a sentenze più rapide

DA ROMA GIANNI CARDINALE

La Chiesa cattolica è forse l’organismo che più di ogni altro negli ultimi anni si è sforzata di combattere al proprio interno il triste fenomeno degli abusi sessuali nei confronti di minori perpetrati da sacerdoti o religiosi.
E in questo un ruolo di primo piano lo ha avuto Joseph Ratzinger, dapprima come prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e poi come Pontefice.
La «decisa azione del cardinale Ratzinger» è stata «determinante» nel ventennale rinnovamento della «disciplina penale» riguardante anche i casi dei sacerdoti accusati di abusi minori nei confronti di minori.
Lo ha ricordato il vescovo Juan Ignacio Arrieta, segretario del pontificio Consiglio per i testi legislativi, in un articolo scritto per La Civiltà Cattolica dello scorso 4 dicembre.
È il cardinale Ratzinger infatti, negli anni Novanta, ad appoggiare la richiesta della Conferenza episcopale statunitense di poter “bypassare” alcune norme canoniche – ritenute eccessivamente garantiste – in modo tale da poter intervenire più rapidamente e efficacemente nel contrastare il fenomeno degli abusi.
Ed è sempre il cardinale Ratzinger a predisporre poi il Motu proprio promulgato da Giovanni Paolo II con il quale, nel 2001, questo tipo di delitti viene avocato all’ex Sant’Uffizio.
E come ha spiegato su queste colonne il 13 marzo 2010 monsignor Charles J. Scicluna, il “pm” del dicastero, «il cardinale Ratzinger ha mostrato saggezza e fermezza nel gestire questi casi. Di più. Ha mostrato anche grande coraggio nell’affrontare alcuni casi molto difficili e spinosi, sine acceptione personarum».
Senza eccezioni o riguardi per alcuno, insomma.
Basti pensare al caso del fondatore, Marcial Maciel, di una pur importante realtà ecclesiale come sono i Legionari di Cristo.
Diventato Benedetto XVI, Ratzinger ha poi promulgato lui stesso – è successo il 15 luglio 2010 – la nuova versione delle 'Norme sui delitti più gravi' ( delicta graviora, in latino), tra i quali è compreso quelli degli abusi sui minori. Il che, ha spiegato il portavoce vaticano padre Federico Lombardi nell’occasione, è «un grande contributo alla chiarezza e alla certezza del diritto in un campo in cui la Chiesa è fortemente impegnata oggi a procedere con rigore e con trasparenza, così da rispondere pienamente alle giuste attese di tutela della coerenza morale e della santità evangelica che i fedeli e l’opinione pubblica nutrono verso di essa, e che il Santo Padre ha continuamente ribadito».
Le norme, che recentemente sono state pubblicate anche negli 'Acta Apostolicae Sedis' – la “gazzetta ufficiale” vaticana – sono molto ferme, tanto da prevedere che sacerdoti accusati di abusi, in particolari casi, possano essere condannati senza processo giudiziale ma con un semplice decreto amministrativo o con un atto personale del Pontefice. Senza contare che per questo tipo di delitti si annulla, di fatto, la prescrizione.
Ma l’impegno del Papa non si è risolto esclusivamente nel promuovere un impianto normativo atto a perseguire efficacemente il fenomeno da un punto di vista del diritto canonico.
Benedetto XVI non ha mancato di incontrare le vittime di questi abusi. Lo ha fatto nel corso dei suoi viaggi negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e a Malta.
E anche a Roma quando ha ricevuto alcune vittime canadesi.
Benedetto XVI ha promosso anche una importante visita apostolica in Irlanda, Paese particolarmente colpito da questo dramma.
E lo ha fatto con una appassionata lettera pastorale ai cattolici dell’isola. In essa, tra l’altro, ha avuto parole particolarmente ferme per i sacerdoti e i religiosi che hanno abusato dei ragazzi: «Avete tradito la fiducia riposta in voi da giovani innocenti e dai loro genitori.
Dovete rispondere di ciò davanti a Dio onnipotente, come pure davanti a tribunali debitamente costituiti». L’impegno e l’attenzione della Santa Sede non finiscono qui. Lo scorso 19 novembre in occasione del Concistoro il cardinale William J. Levada, attuale prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, ha ribadito «la più ampia responsabilità dei Vescovi per la tutela dei fedeli loro affidati».
Ispirandosi al Papa, «al suo esempio di ascolto e di accoglienza per le vittime», ha evidenziato la «necessità di un efficace impegno di protezione dei bambini e dei giovani e di un’attenta selezione e formazione dei futuri sacerdoti e religiosi». E infine ha anticipato la « preparazione di una Lettera circolare della Congregazione alle Conferenze episcopali sulle linee guida da offrire per un programma coordinato ed efficace nella direzione sopra descritta». Lettera che dovrebbe vedere la luce tra non molto.

© Copyright Avvenire, 2 marzo 2011

1 commento:

maroun ha detto...

Non c`e` nessun dubbio , che il santo padre combatte contro la pedofilia dentro la chiesa ma anche fuori , come tanti altri cardinali,vescovi,preti ed altri di buona volonta` . Ma quello che mi da` fastidio,e` il fatto che tanti (se non la maggior parte) di coloro che continuano a parlare di pedofilia dentro la chiesa (giorno e notte ) la maggior parte tra di loro se non addirittura tutti , sono contro il santo padre perche` e` pro vita , cioe` contro l`aborto .
Ora se questi tali che parlano , sono anche pro vita , che parlino pure , ma se non lo sono , allora sarebbe meglio per loro stare zitti.Perche` ne abbiamo gia` abbastanza di quei sepolcri inbiancati.