domenica 6 marzo 2011

C’è anche un quarantenne nella rosa dei «papabili» alla cattedra di Ambrogio (Cottone)

C’è anche un quarantenne nella rosa dei «papabili» alla cattedra di Ambrogio

di Sabrina Cottone

«Alla fine deciderà l’Uomo in bianco» ripetono a Milano. Sarà il Papa a esprimersi in via definitiva su chi sarà l’erede del cardinal Dionigi Tettamanzi, il vescovo destinato a guidare la diocesi più grande del mondo. Non è una scelta di poco conto in un momento in cui Benedetto XVI ha messo in primo piano le esigenze di una nuova evangelizzazione dell’Occidente, di cui Milano è una delle grandi capitali.
Le procedure per la nomina sono state avviate più di un mese fa, i “consigli” dei vescovi e dei laici procedono verso Roma, con il sigillo del segreto apostolico. Ma al di là di ogni indicazione più o meno gradita, sarà il successore di Pietro a scegliere il novello Ambrogio. Benedetto XVI potrebbe farlo anche con un nome a sorpresa: da sempre il vescovo di Milano rientra nell’ambita cerchia dei papabili.
I vescovi vanno in pensione a 75 anni ma i rinvii sono sempre più comuni. Il cardinal Tettamanzi compirà 77 anni il 14 marzo. Il suo incarico non scadrà in automatico, perché la lettera concessagli dal Papa parla di due anni e fino a nuova decisione. Ed è appunto di questa decisione che tutti ora sono in attesa. Il suo predecessore, Carlo Maria Martini, all’approssimarsi dei 75 anni aveva chiesto di andare a Gerusalemme per tornare ai suoi studi, in questo caso le cose sono andate diversamente.
Qualcuno si attende una nomina ad horas, ma a Milano si guarda a quanto accadde con l’arrivo di Tettamanzi: fu nominato l’11 luglio del 2002 e si insediò il 29 settembre. Anche in questo caso è probabile che la sostituzione avverrà durante l’estate: il cardinal Tettamanzi ha impegni in agenda per tutto agosto. La domanda a questo punto è chi sarà ad accogliere il Papa all’incontro mondiale delle Famiglie, previsto per giugno 2012.
I bookmakers puntano sul patriarca di Venezia, Angelo Scola, di cui Benedetto XVI si fida al punto che potrebbe decidere un trasferimento a sorpresa come quello di un patriarca a Milano. Secondo classificato è il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura ed ex prefetto della Biblioteca Ambrosiana. In corsa anche non cardinali come Bruno Forte, classe 1949, arcivescovo di Chiesti-Vasto e teologo di fama. Forte è gradito al Papa e sembra avere una certa familiarità con l’arcivescovo Tettamanzi, che lo ha invitato a tenere due lezioni su San Tommaso ai giovani sacerdoti della Diocesi in pellegrinaggio.
Premesso e ripetuto che ogni decisione è nelle mani del Papa, l’interesse umano non può non indirizzarsi a comporre le tessere del mosaico. Se la scelta cadesse su un candidato sprovvisto della porpora (e i precedenti illustri non mancano, a partire dal futuro Paolo VI), si parla con una certa insistenza di Gianni Ambrosio, 67 anni, vescovo di Piacenza stimato per il lavoro con il clero locale e per le omelie limpide: può contare sulla benevolenza del segretario di Stato vaticano, Tarcisio Bertone.
Non mancano i nomi degli outsider, alcuni giovanissimi come padre Pierbattista Pizzaballa, 46 anni, che avrebbe un precedente nel beato cardinal Ferrari, nominato vescovo di Milano a 44 anni. Il francescano custode di Terra Santa, avvistato a Milano nei giorni scorsi, gode di apprezzamento in ampi settori del mondo cattolico. Qualcuno fa il nome di monsignor Luigi Negri (69 anni), vescovo di San Marino, altri parlano di Luciano Monari (69 anni), vescovo di Brescia, di Diego Coletti (69 anni), vescovo di Como e di Franco Giulio Brambilla (61 anni). L’elenco potrebbe allungarsi.

© Copyright Il Giornale, 6 marzo 2011 consultabile online anche qui.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Più che l'Uomo in bianco a decidere sarà il Signore, al Quale certamente non mancano i mezzi per orientare secondo la Sua volontà avvenimenti, persone, cose...!
Adiuva nos Domine, adiuva et salvos nobis fac

Anonimo ha detto...

Ma lo stesso Signore che è a capo della Chiesa, ha scelto QUEL signore in bianco perchè gestisca la Sua Chiesa.

Anonimo ha detto...

Buona Domenica a tutti!
Recapitolando :-)
Il Signore ispirerà la scelta dell'Uomo in bianco da Lui stesso scelto come Suo Vicario in terra.
Alessia

A.R. ha detto...

Questo pezzo alquanto ridicolo infila dentro quanti più nomi possibili per poter dire, un domani: vedete che avevo indovinato!
Ma pensare che il Papa possa spostare seriamente il Patriarca di Venezia alla diocesi arcivescovile di Milano è un insulto all'intero Triveneto e alla dignità metropolitana del Patriarca stesso. Il Papa è troppo rispettoso per la tradizione il rispetto per le chiese locali e non ragiona come in una multinazionale: il direttore di filiale piccole, se hanno fatto bene, sono promosse a filiali più grandi. Alla Chiesa di Venezia non verrà inflitta da Benedetto XVI la vergogna di vedersi sottrarre lo sposo perchè impalmi un'altra chiesa-sposa! Non c'è carriera per un patriarca di Venezia se non finire a Roma: come ben dimostrano papi del calibro di San Pio X, il Beato Giovanni XXIII e Giovanni Paolo I.
Che vergogna certe illazioni!

Anonimo ha detto...

Non so se a vincere sarà Pietro o il Corriere della Sera .

Certo che se l'arcivescovo di Milano verrà fuori dal Corrierone e da quella corrente "cattolica" troppo fissata con l protestantesimo e al sincretismo pluriculturale....allora Milano sarà solo una "città da bere".

Se invece pietro avrà la meglio e quindi significa che sarà volontà di Dio la Chiesa milanese potrà tornare ad avere un grande arcivescovo.

Anonimo ha detto...

Al di fuori di Mons. Negri, sacerdote e Vescovo più che degno, gli altri nomi proposti sono uno peggio dell'altro. Forte e Ravasi sono due uomini di devozione (e, forse, anche di fede) assai poco manifesta. Sono due leaders che spiccano per cultura laica e per essere bravi intrattenitori di simposi e assemblee, ma sono anche famosi per lo loro dottrine cattolicamente poco ortodosse e per nulla garantite.
I restanti, tranne Pizzaballa che non conosco, sono dei mediocri funzionari e burocrati che andrebbero bene magari come prefetti o presidenti di provincia, non certo come Vescovi.
Inoltre, l'erudizione in sè non garantisce un bel nulla, di certo non rende santo un sacerdote o un Vescovo quando essa rimane finalizzata a se stessa o diventa, addirittura, una fonte di vanità. Milano ha bisogno di un santo Vescovo che faccia rinascere la Fede e torni a riempire il suo seminario. Di cattedratici vanesi e gonfi di orgoglio credo non saprebbe che farsene. Chi ha orecchie intenda!

Anonimo ha detto...

Non concordo minimamente con l'affermazione del primo anonimo intervenuto. Dottrina e teologia alla mano non mi risulta che anche i vescovi siano "nominati" dallo Spirito Santo o per sua volontà. Mi sembra la teoria politica del "diritto divino dei re", spesso uomini violenti e sopraffattori della storia, che magari prrendevano il potere con la forza e poi si legittimavano come "espressione della volontà di Dio". Ogni potere umano può essere accettato da Dio per fini che non comprendiamo; ma da questo a dire che è Dio che nomina i re o i capi di stato e di governo, c'è una bella differenza.
Credo che in buona sostanza, il discorso valga anche per i vescovi.
Il Papa è assistito dallo Spirito Santo in materia di fede e di morale; su altre questioni, come la nomina di un vescovo, non c'è alcuna infallibilità, tanto è vero che nel corso della storia della Chiesa, sono usciti vescovi "di tutti i colori", alcuni dei quali, hanno dato bruttissimi esempi di vita e di fede.
Dunque, come cattolici del XXI secolo, non dobbiamo cadere in un "fideismo-fatalistico", per cui "il Papa ha sempre ragione", anche sulle questioni "non tutelate dallo Spirito", nelle quali potrebbe commettere errori come tutti.
Storie recenti di vescovi accusati di abusi sui minori testimoniano, indirettamente, errori nelle scelte ed escludo che di questi errori sia responsabile lo Spirito Santo. Semmai, qualche colpa ce l'hanno i Papi che li hanno approvati.
Cherokee.

Ambrosiano, ma cattolico ha detto...

Aspettiamo un arcivescovo innamorato di Cristo e dell'Eucarestia, che predichi e insegni alla luce del Magistero invece delle sue opinioni; che metta la chiesa ambrosiana al riparo da "un attivismo superficiale, che può soddisfare per un momento l’orgoglio", e che formi il cristiano su Cristo e la sua grazia, per fare "opere buone".