venerdì 25 marzo 2011

Libia, Padre Scalese: Non ci resta che pregare

Clicca qui per leggere il commento segnalatoci da Alessia.

Come Alessia non condivido la frase: "Certe volte mi viene da rimpiangere la gestione Sodano, che avrà pure preso le sue cantonate (vedi Jugoslavia), ma è stata capace anche di opporsi risolutamente (qualcuno direbbe “profeticamente”) alle guerre del Golfo, pagando poi un prezzo assai alto (la campagna antipedofilia in America è stata una chiara ritorsione per l’atteggiamento assunto in quelle occasioni dalla Chiesa)".

La campagna antipedofilia del 2002 (un solletico all'acqua di rose rispetto a quella del 2010) non e' stata una ritorsione (o, meglio, non e' stata solo quello), ma la denuncia di quanto accaduto realmente nella Chiesa americana. Semmai la stampa avrebbe dovuto andare fino in fondo e non aspettare il 2010 per dare addosso ad un'unica persona. Come ha detto Papa Benedetto, i media non avrebbero potuto attaccare la Chiesa se i sacerdoti non avessero commesso crimini terribili. Francamente preferisco la gestione attuale.
R.

15 commenti:

Alice ha detto...

Siamo alle solite, invece di cercare di capire le motivazioni della santa sede se ne prendono sostanzialmente le distanze. Vorrei cercare di capire come mai i guerrafondai di ieri sono diventati tutti pacifisti. Mah.

Alice ha detto...

Questo volta forse a capire le ragioni è andato vicino Accattoli.

http://paparatzinger4-blograffaella.blogspot.com/2011/03/il-si-di-benedetto-xvi-per-proteggere-i.html

Alice ha detto...

Bella anche la frase: "Perplessità espresse da opinion leaders non certamente di sinistra" non si è accorto che praticamente è quasi solo la destra ad essere contraria?? Sarà erchè Gheddafi è amico di Berlusconi e sperano di mantenere gli accordi che tenevano lontani gli immigrati senza rogne.

SERAPHICUS ha detto...

La campagna antipedofilia del 2002 - un solletico all'acqua di rose rispetto a quella del 2010? Direi proprio di no. Certamente: questa campagna era possibile soltanto perché c'era un marciume di dimensioni inaudite e inaspettate. Ma: questa campagna ha condotto a una rovina senza precedenti all'interno della chiesa statunitense, rovina che ancora oggi si paga profumatamente. Che di campagna si trattava è ormai storia. Tutto ciò non c'entra nulla con gli avvenimenti del 2010.

E' comunque sconcertante quanto silenzio regna in certi ambienti della chiesa - non solo di quella italiana - di fronte alla questione libica attuale che si muove del tutto fuori da parametri giuridici riconosciuti. E sconcertante sentire questo silenzio, questa indifferenza. E sconcertante che, come pare, nessuno pensa alle conseguenze.

sam ha detto...

E questa sera, tutti insieme appassionatamente a Parigi!

Davvero non ci resta che pregare ... e che sia una ratzingheriana come me a sentirsi tanto desolata, non l'avrei mai immaginato!

gemma ha detto...

Possibile che ovunque dobbiamo vedere questa distinzione destra e sinistra come se nessuno fosse capace di avere una coscienza propria e ragionare con la sua testa? Gino Strada si è fatto promotore di una manifestazione contro la guerra per sabato 2 aprile. Ferrero e Liberazione sono contro la guerra. Il Manifesto è contro la guerra...Non mi paiono di destra

Alice ha detto...

Sono di estrema sinistra Gemma quelli sono sempre contrari, il PD è favorevole all'intervento, anche Casini lo è e Casini non è certo un esaltato. Sono i nuovi pacifismi di destra, da Ferrara in giù la novità. Chiariamo pure io sono contraria, Però mi fa strano vedere che chi ieri era contrario all'Iraq oggi è favore all'intervento in Libia e il contrario.
Mi piacerebbe capire meglio e questi articoli, Scalese, Tornielli Magister, tutti fotocopia uno dell'altro, non aiutano.
Io mi domando: se la santa sede tace non è che la situazione in Libia è veramente grave e il nostro mancato intervento peggiorerebbe davvero le cose?? E' una questione delicata e tirare fuori la Cina e il petrolio o il neocolonialismo di Sarkozy mi sa di scusa qualunquista. Forse il nuovo gioco delle arti è dato anche dal cambio di presidenza da Bush a Obama, ma vorrei capire.
Non so, magari Benedetto domenica si esprimerà con maggiore chiarezza.

Alice ha detto...

Questa è la posizione del PD

Noi dalla parte dei popoli,
della speranza e della libertà

di Massimo D’Alema
«Abbiamo trattato con i regimi, ma l’unica vera garanzia di libertà economica e di contenimento dell’estremismo è la democrazia».

http://www.ilriformista.it/stories/Prima%20pagina/369238/

Alice ha detto...

Ecco lo dice anche D'Alema, a questo mi riferivo (fatto che Scalese non ha capito).

"Siamo noi a sostenere qui la risoluzione che, in modo più ampio e meno condizionato, sostiene l’azione del governo e conferisce al governo quell’ampio mandato che un governo deve avere in una crisi di questo genere. Strano paradosso, mentre la maggioranza vuole imporre vincoli, alcuni dei quali sono cervellotici all’azione di Governo, è l’opposizione che chiede che l’Italia si impegni in modo pieno e senza riserve nell’azione internazionale. "

sam ha detto...

Alice ma perchè ragioni solo in termini di schieramenti?
Personalmente non credo alle "guerre umanitarie".
Il dovere d'intervento avrebbe un senso se gli organismi internazionali e sovranazionali fossero realmente guidati da verità e carità, ma purtroppo li dominano altri interessi.
In questo caso, poi, la fase della negoziazione e della diplomazia sembra completamente mancata, ma si è passati immediatamente dalla minaccia all'aggressione e pure sconclusionata con improvvisazioni e protagonismi assurdi in un'ottica "umanitaria".
Detto questo, pur essendo contraria a tutte le guerre, io non sono contraria a priori a qualunque partecipazione dell'Italia. Sono d'accordo quando l'Italia partecipa a fine bombardamenti, per aiutare popoli feriti, per la ricostruzione e per ricomporre condizioni di pace (v. Iraq, Afghanistan e Libano), ma
sono sempre contraria a che l'Italia partecipi alla guerra, ai bombardamenti, con ingaggi offensivi, com'è accaduto in Kosovo e come sta accadendo in Libia.
Francamente ai miei occhi è del tutto ininfluente chi governi, in Italia o in America. La mia regola è sempre questa ed è semplice e chiara: in missione di pace sì, in missione offensiva no.
Ammetterai invece che è strano che finora il centrosinistra ha sempre sostenuto con forza le missioni offensive dell'Italia e contestato le altre. Mi piacerebbe capire da cosa dipende, in quel caso, il discrimine, se non da chi è al governo?

Alice ha detto...

Io ho scritto che sono contraria proprio perché l'intervento di Sarkozy è stato brutale e precipitoso. La sinistra appoggia l'intervento perchè appoggia la richiesta di democrazia che c'è in questo momento in quei popoli. E la santa sede vede con favore questo cambiamento.
Sono i conservatori che vogliono mantenere tutto intatto questo era il senso dell'articolo di Avvenire che tanto scandalizzava Scalese.
Poi ovvio che nessuno vuole la guerra, per questo il Papa ha chiesto che i civili siano tutelati, in pratica ha chiesto che venga applicata la risoluzione dell'ONU e non ci si lasci portare da altri scopi.

Alice ha detto...

La guerra in Libia Il dibattito Il Vaticano e il mondo cattolico Monsignor Mogavero: il no di Giovanni Paolo II sull' Iraq e l' atteggiamento di Ratzinger? Situazioni diverse
La linea della Chiesa: ascoltare la volontà di quei popoli
Tarquinio (Avvenire): era necessario dare uno stop alle stragi di civili

ROMA - La guerra e il Papato. Giovanni Paolo II cercò di impedire la guerra irachena e tentò fino all' ultimo di influire su George W. Bush per evitarla. In questi giorni, come nota un' influente personalità vaticana «l' attenzione della Santa Sede è molto alta», ma se il Papa interverrà stamattina all' Angelus sarà probabilmente per pregare perché siano salvaguardate vite umane. Nelle settimane scorse però il nunzio all' Onu di Ginevra, monsignor Silvano Maria Tomasi aveva detto esplicitamente che nel Nord Africa «le manifestazioni esprimono volontà popolare». E il padre Lombardi aveva parlato alla Radio vaticana di «primavera del mondo arabo». Finora ufficialmente la Santa Sede ha tenuto insieme a un' attenzione molto alta (testimoniata ieri dall' apertura dell' Osservatore Romano) una linea bassissima. Ma ugualmente ci si può chiedere se dopo un papa Wojtyla «pacifista», oggi Benedetto XVI incarni una «linea» più intervista. E' così? Afferma Marco Tarquinio direttore di Avvenire: «E' vero che Giovanni Paolo II è stato contrario alla guerra in Iraq e se per questo anche in Kosovo, ma questo perché aveva ben chiaro che sarebbero state inutili: dall' altra parte però è stato favorevole all' ingerenza umanitaria in Bosnia». Come a dire che «situazioni diverse possono condurre a posizioni diverse» spiega ancora Tarquinio, «ma sempre uguale è il magistero della Chiesa e la tutela del bene oggettivo». «Quello di oggi - non si nasconde il direttore del quotidiano della Cei - è un intervento rischioso, ma certamente bisognava dare uno stop alle stragi, ai bombardamenti di civili». In ogni caso - e questa sarà la posizione che esprimerà il fondo che compare oggi sulla prima pagina del quotidiano dei vescovi - «se la Francia ha rivendicato la primazia dell' intervento militare l' Italia deve rivendicare un' altra primazia, quella dell' aiuto umanitario per svolgere il suo ruolo storico nei confronti della Libia e nel Mediterraneo». A riprova del suo ragionamento, Tarquinio cita anche il fatto che nel 2007 «Benedetto XVI ha ricordato la nota alle potenze belligeranti che era stata scritta e diffusa dal suo predecessore Benedetto XV, novant' anni prima, il 1° agosto del 1917, in pieno conflitto mondiale, quella sull' "inutile strage" con cui la nota stessa è passata alla storia». Dello stesso avviso anche monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, che si è pubblicamente schierato dalla parte degli insorti libici. «La contrarietà di Giovanni Paolo II alla guerra in Iraq e l' eventuale simpatia o quanto meno accettazione per l' intervento in Libia da parte del suo successore devono essere messi in relazione alla oggettiva differenza delle due situazioni». Secondo Mogavero «la guerra in Iraq fu intrapresa sulla base di false informazioni per esportare democrazia e valori occidentali in quel Paese, secondo una discutibile teoria; in Libia invece c' è un popolo che chiede di essere sostenuto nella sua richiesta di democrazia e di diritto e di libertà». Il professor Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant' Egidio (che svolge da decenni anche un' opera di «diplomazia» sul campo in particolare in Africa), è molto esplicito: «In Libia le scelte erano necessarie, speriamo siano anche efficaci, la tolleranza da parte italiana più che un' ingenuità è stata un errore». M. Antonietta Calabrò

Calabro' Maria Antonietta


http://archiviostorico.corriere.it/2011/marzo/20/linea_della_Chiesa_ascoltare_volonta_co_8_110320012.shtml

azzeccagarbugli ha detto...

sì certo, se la situazione internazionale è incasinata la colpa è di Papa Benedetto che non si esprime con chiarezza, ma come ho fatto a non pensarci prima

Alice ha detto...

Veramente Benedetto e la Chiesa per me si sono espressi chiaramente. Sono i giornalisti che fanno duemila distinguo sulla loro posizione (erchè non sono d'accordo).

Alice ha detto...

La guerra d’interesse in Libia e il ruolo delle nazioni
I punti oscuri della crisi



http://www.avvenire.it/Commenti/I+punti+oscuri+della+crisi_201103260738164930000.htm