sabato 23 aprile 2011

Non c'è, nelle parole di Papa Benedetto, alcuna certezza clericale; c'è saldezza mite e curiosità alla san Tommaso, aspirazione ad aiutare e ad essere segno di salvezza e consolazione delle anime. Uno stile che comunica con un vigore soprannaturale (Iannuzzi)

Ratzinger in tv scuote le coscienze

RaiUno
Emozione mediatica per il Papa che risponde a sette quesiti su Dio e la vita


di RAFFAELE IANNUZZI

Benedetto XVI ha risposto, con acutezza e sensibilità, durante la trasmissione di RAI1, «A Sua immagine», a sette domande su Gesù. Sette interlocutori e sette risposte, che aprono spiragli profondi sul Mistero di Dio. Per essere precisi: del Dio di Gesù Cristo. Come recita anche il titolo di un saggio di alcuni anni fa di Ratzinger, allora docente di teologia a Regensburg.
Le domande sono veicoli di immediata apertura dell'anima e, quando si tratta, come in questo caso, di domande radicali, l'effetto di immedesimazione nel mistero indagato si fa ancora più acuto. La prima domanda sul dolore, ad esempio, posta al Papa da una bambina giapponese, ha inaugurato la serie delle inquietudini dei nostri tempi: perché i bambini devono soffrire? Perché esiste la paura? Perché? Gli uomini e le donne del nostro tempo chiedono spesso: perché? Alla bambina il Papa risponde di non avere risposte preconfezionate, ma solo di avere una certezza: Dio è sempre con noi. Il dolore ci richiama al limite dell'umanità nostra e ci rimanda alla domanda, che vuol dire preghiera e invocazione. La sequela delle domande scarta dalle convenzioni ed ecco la donna musulmana della Costa d'Avorio che si interroga sulla pace e la riconciliazione tra i popoli, tra le differenze. Il Papa segue la strada del suo vivo rapporto con Gesù e torna sulla figura dell'uomo di pace, del Gesù che ama e apre le porte alla pace. Quel che colpisce nelle domande è la radicalità che appare quasi priva di nozioni elementari. Non esiste più l'intelligenza del cristianesimo, come fatto culturale organizzato, ma esiste ed esisterà sempre il soffio ultimo dell'esistenza offesa, avrebbe detto Adorno, umiliata; esistono le persone in carne ed ossa, c'è, intatta, la purezza del dolore e l'integrità della resistenza al male.
Benedetto XVI viene percepito come l'uomo del tempo senza più certezze, colui che, con la pacatezza del servo di Dio e la saggezza del teologo, può introdurre i deboli e gli indifesi fino al punto di non ritorno delle loro stesse domande.
Non c'è, nelle sue parole, alcuna certezza clericale; c'è saldezza mite e curiosità alla san Tommaso, aspirazione ad aiutare e ad essere segno di salvezza e consolazione delle anime. Uno stile che comunica con un vigore soprannaturale.
Traspare tutto questo dalle risposte meditate e sobrie del Papa. Commovente la parola di certezza sulla presenza dell'anima, nella risposta alla madre con il figlio in uno stato vegetativo irreversibile.
La donna gli domanda: «Mio figlio ha l'anima?». Dietro la domanda c'è il bisogno di essere confortata dal Santo Padre. «Sì, l'anima c'è e suo figlio sente tutto l'amore che lei gli dona». Confesso di non poter più pensare il nostro tempo senza questo Papa. Non voglio più neanche immaginare di poter vivere senza la sua presenza profetica, nudo segno di Dio. La televisione non può consegnarci tutto quel che c'è dentro e dietro, ma ciò dilata ancor più rigorosamente la potenza oggettiva della sua forza, in un Venerdì Santo come questo. Se in Gesù Cristo c'è tutta la storia che è stata e quella che sarà, nel Papa c'è tutto il passato già consumato e tutto il futuro immaginabile nei nostri desiderata di domani. Quel che oggi dobbiamo fare è unicamente questo: amare appassionatamente il mondo. Non quello che vorremmo, a nostra immagine, ma quello che è e sarà, grazie anche alle nostre fatiche, a Sua immagine. Il presente che viviamo spesso marcisce nelle stive del nulla, ma rimane questo Mistero. Basta per ricominciare.

© Copyright Il Tempo, 23 aprile 2011 consultabile online anche qui.

1 commento:

Anonimo ha detto...

"Confesso di non poter più pensare il nostro tempo senza questo Papa."

Finalmente qualcuno che lo dice chiaro e tondo.
Deo gratias!
E grazie anche a te, Raffaella, per questo lavoro immane che stai portando avanti da anni.