martedì 17 maggio 2011

Nel giorno in cui il Vaticano pubblica la lettera circolare sugli abusi, il Papa riceve Bagnasco e benedice l’arcidiocesi di Genova (Galeazzi)

Benedetto XVI promuove la “linea” Bagnasco

GIACOMO GALEAZZI

CITTÀ DEL VATICANO

Nel giorno in cui il Vaticano ufficializza la «tolleranza zero» anti-abusi, il Papa riceve Angelo Bagnasco e benedice l’arcidiocesi di Genova, travolta dall’arresto per pedofilia del parroco di Sestri Ponente don Riccardo Seppia.
Il «giro di vite» contro le violenze dei sacerdoti sui minori, spiega a Radio Vaticana il presidente della Cei, «è di grande attualità e cade proprio nel momento di questo doloroso caso di Genova». Perciò «ho chiesto anche una benedizione particolare per la mia diocesi». Dopo l’udienza papale, Bagnasco, «come ogni padre verso un figlio», esprime «grande dolore nel vedere un sacerdote che non è fedele alla propria vocazione».
Sabato il cardinale si era subito recato nella parrocchia di don Seppia perché «il vescovo è il pastore e il responsabile sia dei propri sacerdoti sia delle singole comunità parrocchiali cristiane». Dunque, «era mio dovere e desiderio forte, immediatamente realizzato, recarmi in quella comunità ferita (come è ferita l’intera comunità diocesana) per portare la mia vicinanza e comunicare il provvedimento canonico disposto per il parroco». Dunque, precisa l’arcivescovo di Genova, «lasciando che la magistratura faccia il suo corso per appurare le accuse, è giusto rincuorare la gente affinché non perda fiducia verso tutti gli altri sacerdoti che si dedicano con fedeltà e generosità al bene delle anime».
Il comportamento di Bagnasco (che lunedì affronterà la piaga-pedofilia nella prolusione all’Assemblea generale dei vescovi in Vaticano) è stato portato ad esempio alle gerarchie ecclesiastiche. Il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, afferma che «è competenza del vescovo intervenire sui singoli casi ed è quello che ha fatto Bagnasco». Nella giornata in cui ha diramato le linee d’azione anti-pedofilia, la Santa Sede addita l’arcivescovo di Genova come modello da seguire per «tempestività e competenza». Nessuna voce su don Seppia era mai arrivata alla Curia genovese, garantiscono in Cei, «altrimenti con la stessa determinazione con cui ha disposto la sospensione da ogni ministero pastorale e atto sacramentale, Bagnasco sarebbe intervenuto per tutelare i fedeli e mettere il prete accusato in condizioni di non nuocere». Tanto più che «la linea della Chiesa italiana è sempre stata quella di affidare ai vescovi la responsabilità».
Inoltre, «chi ha una doppia o tripla vita è solitamente abile nel dissimulare situazioni anomale e nel mentire soprattutto ai superiori per nascondere le proprie colpe». E «in alto loco», assicurano in Cei, «non erano mai giunte segnalazioni su condotte immorali o situazioni non chiare alla parrocchia di Sestri Ponente». Quanti ora rivelano pubblicamente dubbi, sospetti, timori, perplessità «non lo hanno fatto prima che lo scandalo esplodesse» né erano riusciti a «dare sostanza alle chiacchiere». Ora il documento vaticano è «un ulteriore aiuto che la Santa Sede offre agli episcopati nel mondo, e quindi anche a noi», evidenzia Bagnasco che sottoscrive la scelta di misure severe «per affrontare questi tristissimi casi». Nelle prossime settimane la Cei dovrà mettere a punto le linee guida. In base alle disposizione del Vaticano, le conferenze episcopali di tutto il mondo devono elaborare entro maggio 2012 le direttive per «procedure chiare e coordinate».
In questo solco si inserisce anche «la cooperazione con le autorità civili secondo le legislazioni nazionali», puntualizza Bagnasco. «Nella bufera degli scandali, «la Chiesa non perde credibilità se mette in atto un’azione decisa come quella di Bagnasco», osserva monsignor Davide Cito,docente di diritto penale e canonico alla pontificia università della Santa Croce, consultore delle congregazioni per il Clero e la Dottrina della Fede: «Cresce la coscienza del reato, il fenomeno della pedofilia che sembrava relegato in aree geografiche specifiche viene riconosciuto come un fatto diffuso internazionalmente e richiede interventi secondo i criteri fissati dal Papa, cioè la cura delle vittime e la selezione dei candidati al sacerdozio». Dallo scandalo-Sesti Ponente parte la reazione.

© Copyright La Stampa, 17 maggio 2011

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