venerdì 3 giugno 2011

L’ambasciatore croato: la visita del Papa, un grande evento per il Paese (Radio Vaticana)

L’ambasciatore croato: la visita del Papa, un grande evento per il Paese

La valorizzazione del patrimonio cristiano dell’Europa. Ne ha parlato Benedetto XVI ricevendo in Vaticano lo scorso aprile il nuovo ambasciatore di Croazia presso la Santa Sede, Filip Vučak.
Il Papa, in quell’occasione, ha messo in guardia da una certa amnesia collettiva che vorrebbe negare l’evidenza storica delle radici cristiane del Vecchio Continente. Ha quindi ricordato che il Paese “accelera il passo verso l’integrazione nell’Unione Europea”, essendo in fase conclusiva i colloqui con Bruxelles per l’adesione della Croazia. Alla vigilia del viaggio apostolico di Benedetto XVI in terra croata, una delle nostre inviate a Zagabria, Tracey McClure, ha intervistato l’ambasciatore Vučak:


D. – Quali sono le relazioni tra la Repubblica di Croazia e la Santa Sede?

R. – Credo che la Santa Sede abbia rapporti speciali con la Croazia. La Santa Sede è stata tra i primi Paesi a riconoscere ufficialmente la Repubblica di Croazia e i croati lo hanno molto apprezzato. Oggi i rapporti tra i due Paesi sono molto buoni e lo testimoniano le tre visite di Giovanni Paolo II e adesso la quarta visita di Benedetto XVI. Pochi Paesi sono stati visitati dal Papa così spesso come la Croazia: la prima visita fu nel 1994 e adesso ci sarà la quarta. I presidenti e i premier croati sono stati più volte ricevuti in visita ufficiale presso la Santa Sede, l’ultima nell’ottobre del 2010 quando il nostro presidente ha visitato il Vaticano. I rapporti tra la Chiesa cattolica di Croazia e lo Stato sono molto buoni grazie anche ai quattro accordi che regolano la restituzione alla Chiesa degli immobili requisiti durante il comunismo, le questioni che riguardano la scuola e l'educazione religiosa nelle scuole e la questione del vicariato militare. Dell’applicazione di questi accordi, firmati 12 anni fa, si occupa la commissione mista tra Chiesa e Stato. Nel periodo del comunismo, in Croazia c’erano solo i seminari, non c’erano scuole cattoliche; negli ultimi anni sono state fondate alcune scuole cattoliche e l’anno scorso anche l’Università Cattolica di Zagabria e questo è stato molto apprezzato in Vaticano.

D. – Come diceva, questo non è il primo viaggio di un Papa in Croazia. Può parlarmi un po’ di questi viaggi? Come è cambiata la Croazia che nel 1994, nel 1998 e nel 2003 ha visto Giovanni Paolo II dalla Croazia che vedrà Papa Benedetto nel 2011?

R. - La Croazia è cambiata molto, considerando che quest’anno festeggiamo i vent’anni della nostra indipendenza. Quando nel 1994 Giovanni Paolo II visitò la Croazia, questa fu una visita eccezionale, perché si trattò della prima visita in assoluto di un Papa nella storia del Paese. Nel 1994 la guerra in Croazia ancora non era finita e un quarto del Paese era ancora occupato. Il fronte di guerra era a soli 40 chilometri dall’ippodromo di Zagabria, dove il Papa tenne la celebrazione eucaristica davanti a 800.000 fedeli e dove anche questa volta sarà celebrata la Messa. La seconda visita del Papa, nel 1998, fu altrettanto importante: infatti, a Marija Bistrica, il più grande santuario mariano della Croazia, Giovanni Paolo II proclamò beato il cardinale Stepinac, vittima del comunismo, condannato a 18 anni di prigionia e morto 10 anni più tardi mentre era agli arresti domiciliari. La terza visita, nel 2003, coincise con il 100.mo viaggio e noi fummo molto onorati di questo fatto. Nel corso di questo viaggio, il Papa visitò anche le città della costa adriatica: Rijeka, Zadar e Dubrovnik. Ecco che nei suoi tre viaggi in Croazia il Papa ha visitato praticamente tutte le più importanti regioni e città della Croazia.

D. – Come vedono i croati questa visita di Papa Benedetto XVI?

R. – L’arrivo di Papa Benedetto XVI è un grande evento per i croati. Si stima che all’ippodromo di Zagabria ci saranno circa 400mila fedeli. Nella principale piazza di Zagabria la sera del 4 giugno si terrà una veglia, alla quale parteciperanno circa 40 mila giovani. Lo stesso giorno, nel Teatro Nazionale Croato si terrà l’incontro con i politici e con i rappresentanti della vita culturale di Zagabria e con il corpo diplomatico. E come ultima manifestazione, il 5 giugno si terrà un incontro con il clero e la preghiera serale nella cattedrale di Zagabria. Il Papa incontrerà anche il nostro presidente e il nostro primo ministro. Ricordo che una parte del discorso del Papa, in occasione della presentazione delle mie lettere credenziali, l’11 aprile scorso, è stata incentrata sull’Unione Europea. La Santa Sede, come anche la Croazia stessa, non vogliono che, con l’adesione all’Unione Europea, il Paese perda la sua identità perché, anche se è un membro piccolo, porta qualcosa di nuovo all'Unione Europea, in particolar modo le sue radici cristiane.

D. – Quale sarà il contributo che la Croazia potrà portare all’Unione Europea, quando ne diventerà membro a pieno titolo?

R. – I negoziati tra la Croazia e l’Unione Europea durano già da sei anni. I negoziati sono quasi finiti – sono stati completati 30 dei 35 capitoli – e pensiamo che si potrebbero concludere entro la fine di giugno. In questo caso, l’accordo di adesione potrebbe essere firmato entro la fine dell'anno, tra ottobre e novembre. Alla firma segue la ratifica da parte di tutti i membri del Parlamento, che durerà all'incirca diciotto mesi; questo significa che la Croazia potrebbe diventare membro dell’Ue verso la metà del 2013. Però, esiste il rischio che tutto venga posticipato. Il principale problema è il capitolo 23 sui diritti umani e sul sistema giudiziario e molti altri criteri che bisogna soddisfare. Se questo capitolo verrà concluso, si propone di introdurre in Croazia – fino al momento dell’adesione – il monitoraggio in questo ambito; e questo si farebbe per la prima volta. Una cosa simile si è fatta in Romania e in Bulgaria, ma solo dopo la loro adesione.

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