sabato 2 luglio 2011

Pedofilia, Mons. Scicluna (promotore di giustizia della CDF): incontrare le vittime cambia la vita (Izzo)

PEDOFILIA: PM VATICANO, INCONTRARE VITTIME CAMBIA LA VITA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 2 lug.

Per un vescovo o un sacerdote chiamato a lottare contro gli abusi sessuali commessi sui minori e' fondamntale incontrare le vittime di questo orrendo crimine.
Lo afferma monsignor Charles Scicluna in una intervista al sito di informazione religiosa "Vatican insider" promosso dal quotidiano la Stampa.
"E' un'esperienza traumatica che - assicura il promotore di giustizia della Congregazione della Dottrina della Fede, competente dal 2001 su tutte le inchieste per i delitti piu' gravi - cambia la vita, come e' accaduto a me. Grazie a Dio, alle norme piu' severe e alla crescita di una nuova coscienza, questi casi sono in netta diminuzione rispetto al passato. Dobbiamo continuare a essere vicini alle vittime, trattate per troppo tempo come 'nemiche' del buon nome della Chiesa, invece che come persone ferite nell'anima, da accogliere e da aiutare innanzitutto facendo in modo che cio' che hanno subito non si ripeta".
Per il promotore di giustizia, il cambio di mentalita' chiesto da Benedetto XVI "e' possibile solo per quelli che hanno il coraggio di incontrare le vittime degli abusi, di accoglierle, di ascoltare i loro racconti. Se non lo si fa, si puo' aver letto di tutto, essere preparatissimi, ma non si riesce a comprendere fino in fondo il dramma che comportano questi tremendi peccati. C'e' una reazione, una rabbia nelle vittime dei preti che non si riscontra negli altri casi, perche' tocca la profondita' dell'anima".
Proprio per questo, rivela Scicluna, ai vescovi che parteciperanno al seminario promosso dalla Pontificia Universita' Gregoriana in collaborazione con la Santa Sede e che si terra nel febbraio 2012 sara' data come indicazione di arrivare a Roma dopo aver incontrato le vittime dei preti pedofili nei rispettivi Paesi.
In Vaticano dal 1995 come "promotore di giustizia sostituto", Scicluna racconta il suo rapporto di collaborazione con il futuro Papa. "Nel 2001, dopo la pubblicazione del motu proprio con il quale Giovanni Paolo II avocava alla Santa Sede tutti i processi per gli abusi dei chierici sui minori, il cardinale Ratzinger doveva mettere in piedi il nuovo tribunale. E all’epoca non si immaginava purtroppo quanto avrebbe dovuto lavorare".
Il monsignore maltese diventa dunque uno stretto collaboratore del futuro Papa e nel 2002 viene nominato "promotore di giustizia" dell’ex Sant'Uffizio. Grazie alle nuove norme, vengono riesumati tutti i fascicoli giacenti. Si riaprono indagini e finalmente, due anni dopo, la Congregazione comincia a indagare anche sul fondatore dei Legionari di Cristo, padre Marcial Maciel.
"E' nata un'intesa molto bella, il cardinale Ratzinger, che non aveva una formazione canonistica, si è fidato di me". Alla domanda su che cosa abbia significato per la sua vita avere a che fare con questi scandali tremendi, Scicluna risponde di aver "compreso che se la Chiesa non e' crollata, nonostante questi scandali, e' proprio perche' ha un fondamento soprannaturale. Altrimenti - osserva - non si spiega".
"La Chiesa – continua Scicluna – considera tra i suoi tesori piu' preziosi l’innocenza dei bambini, e la leadership di Benedetto XVI e' stata ed e' fondamentale. Ha avuto il coraggio di dire: 'qui abbiamo sbagliato, qui dobbiamo cambiare'". "Proprio a questo - conferma il pm vatocano - il futuro Papa si riferiva nell'ormai famosa meditazione per la Via Crucis, il Venerdì Santo del 2005, quando poche settimane prima della morte di Giovanni Paolo II parlo' della sporcizia nella Chiesa: parole che venivano da tre anni passati a studiare i casi di abuso, c'era la consapevolezza della necessita' di guardare in faccia i peccati del clero" che sono spesso un "abuso di potere spirituale".
"Infatti - conclude il prelato maltese - esiste una differenza specifica tra l'abuso perpetuato da un laico e quello di un sacerdote. Il prete si permette di commettere questi atti in quanto prete, su vittime che confidano di incontrare in lui il 'buon pastore'". Cosi' "la traccia nella vittima rimane ancora piu' grande, c'e' una fiducia spirituale che viene distrutta, una fede che viene uccisa".

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