sabato 20 agosto 2011

«Santo Padre, ma se Dio è buono perché a me è venuto il cancro?» Un bambino sulla sedia a rotelle gli ha consegnato un biglietto

«Santo Padre, ma se Dio è buono perché a me è venuto il cancro?»

Un bambino sulla sedia a rotelle gli ha consegnato un biglietto

ESCORIAL

«Santo Padre, perché Dio, se è buono e onnipotente, permette che malattie come la mia colpiscano persone innocenti?». Un bambino in sedia a rotelle, ammalato di cancro, è riuscito a consegnare un bigliettino, con scritto il suo drammatico interrogativo, a Benedetto XVI mentre il papa usciva dal Monastero dell'Escorial, nella Sierra a Nord di Madrid.
Una domanda semplice, ma carica di emozione. Emozione che il piccolo ha dimostrato insieme a tanta tenacia per riuscire a convincere sicurezza e organizzatori a lasciarlo avvicinare al Papa. Così Benedetto XVI, uscendo dal Monastero dell'Escorial, se l'è trovato davanti. Il Santo Padre s'è fermato e ha preso il biglietto. Il piccolo lo ha pregato di rispondergli. E Ratzinger ha fatto cenno di sì.
«E se non ti risponde?» ha chiesto poi una giornalista spagnola di Tele Madrid al bambino. «Se non mi risponde mi darà una grande delusione perché sono anni che mi pongo questa domanda». Una risposta probabilmente gli arriverà, prevede El Mundo. Sarà sicuramente gentile, ma difficilmente potrà soddisfare il bimbo, anche se a scriverla sarà il Papa teologo.
Benedetto XVI, ricorda il giornale, si confessò già senza poter dar risposta quando visitò 5 anni fa il campo di sterminio di Auschwitz. «In un posto come questo – disse – le parole non servono. Alla fine può esserci solo un terribile silenzio, un silenzio che è un pianto del cuore rivolto a Dio. Perchè Signore sei rimasto muto? Come hai potuto tollerare questo? Dov'era Dio in quel momento?».
Eppure la vita religiosa, aveva affermato il Papa poco prima, durante il discorso alle 1600 religiose incontrate sul sagrato della basilica di San Lorenzo, una delle maggiori opere dell'architettura spagnola, nel complesso monumentale dell'Escorial, «possiede oggi una speciale rilevanza» giacché siamo di fronte a «una sorta di "eclissi di Dio", una certa amnesia, se non un vero rifiuto del cristianesimo e una negazione del tesoro della fede ricevuta, col rischio di perdere la propria identità profonda». «Davanti al relativismo e alla mediocrità sorge il bisogno di questa radicalità, che testimonia la consacrazione come un appartenere a Dio in modo sommamente amato».
Benedetto XVI ha rilanciato quanto scritto nel messaggio per la XXVI Giornata mondiale della gioventù
«La radicalità evangelica – ha detto papa Ratzinger – si esprime nella missione che Dio ha voluto affidarvi. Dalla vita contemplativa fino «ai diversi cammini della vita apostolica nei solchi della quale germina il seme evangelico nell'educazione dei bambini e dei giovani, nella cura degli infermi e degli anziani, nell'accompagnamento delle famiglie».

© Copyright Gazzetta del sud, 20 agosto 2011

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