lunedì 5 settembre 2011

Congresso Eucaristico: le inquietudini dei giovani ed i timori dei lavoratori interpellano la Chiesa (Izzo)

CONGRESSO EUCARISTICO: LE INQUIETUDINI DEI GIOVANI E I TIMORI DEI LAVORATORI INTEREPELLANO LA CHIESA

(AGI) - Ancona, 4 set.

(dell'inviato Salvatore Izzo)

"Un messaggio di speranza" per i lavoratori che vedono a rischio il loro futuro in una realta' come quella della Marche "gravida di preoccupazioni per il perdurare della crisi economica e finanziaria", con "migliaia di operai che si trovano in cassa integrazione, e il fenomeno del precariato che avanza in particolare per quanto riguarda il lavoro femminile e il lavoro degli immigrati".
L'arcivescovo di Senigallia, monsignor Giuseppe Orlandoni si aspetta questo dal Congresso Eucaristico Nazionale che, spiega, ha per sottotitolo "L'Eucarestia per la vita quotidiana" e "dunque vuole riflettere sull'Eucarestia in riferimento a quelle dimensioni fondamentali, essenziali, della vita di ogni giorno, come appunto la vita affettiva, la vita del lavoro, la vita nella quale si fa esperienza della fragilita', la vita nella citta'. E' molto importante questo, proprio per riuscire a legare fede e vita. Perche' questo e' il problema principale della nostra pastorale: vediamo come sia molto diffuso questo fenomeno della separazione tra fede e vita, tra vita di Chiesa e vita sociale e politica. Il Congresso eucaristico intende contribuire a 'saldare' queste due dimensioni".
"Accanto al diritto alla vita c'e' il diritto alla dignita'", ricorda da parte sua il cardinale Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, che chiude la seconda giornata nella Cattedrale di San Ciriaco."Anche oggi come al tempo di Gesu' - elenca - l'uomo ha fame, ma non soltanto di pane materiale. Ha fame di futuro, di salute, di felicita', di vita, di pace, di giustizia, di superamento delle discriminazioni, di vittoria sulle poverta', di diginita' e rispetto della persona. E anche oggi come allora, come sempre, Gesu' si appassiona per quest'uomo in situazione: gli interessano i suoi bisogni, la sua poverta' dovuta spesso alle scelte sbagliate, il suo stato di provvisorieta' per cui, giunto a sera, anche alla sera della vita, si ritrova a non avere di che mangiare".
La Chiesa cerca di dare anche risposte concrete a questi bisogni: e cosi' attualmente "i fondi dell'otto per mille affidati alla Chiesa Cattolica sono destinati in misura maggiore di prima per aiutare le famiglie in difficolta' (economica e non), le madri sole e in gravidanza, o chi deve accudire un figlio ed e' stato abbandonato dal proprio compagno: questo e' l'otto per mille che non t'aspetti e che nessuno conosce, anche perche' i giornali non ne parlano", assicura il dottor Matteo Calabresi, responsabile del Servizio Cei per la promozione del sostegno economico alla Chiesa. "L'aiuto che l'otto per mille da' alla vita e alla famiglia - conferma il presidente del Movimento per la vita ed ex magistrato di Cassazione, Carlo Casini - e' fondamentale. Da un lato, infatti, sostiene il volontariato e moltiplica cosi' le risorse, dall'altro e' un atto di carita' verso tutti, nessuno escluso". "E' giusto non dimenticare le poverta' tradizionali, ma - aggiunge don Paolo Gentili, direttore dell'Ufficio nazionale per la famiglia - nello stesso tempo occorre uno sguardo illuminato verso le nuove poverta', verso le solitudini di chi, pur avendo i mezzi economici, non riesce a vivere a pieno l'amore per il proprio coniuge, a portare i propri figli su percorsi di vita buona, o immobilizzato da tante paure ad accogliere una nuova vita".
E' nato cosi' il master per formare operatori capaci di accompagnare le famiglie, specie quelle piu' a rischio, in un percorso di crescita umana e cristiana. Ma c'e' anche l'investimento educativo sui metodi naturali di cui ha parlato Elena Giacchi, docente per la pianificazione familiare e regolazione naturale della fertilita' dell'Universita' Cattolica del Sacro Cuore. E il tema della sessualita' irresponsabile come sintomo di una crisi culturale piu' generale, e' stato al centro di uno dei dibattiti di oggi, dedicato alla "cultura dei senza", ovvero del "sesso senza amore, amore senza matrimonio, matrimonio senza figli", un'epoca di "rapporti sessuali estemporanei fuori da ogni progetto di vita comune, convivenze, diminuzione del numero delle nascite, aumento delle relazioni tra omosessuali, pratica diffusa dell'aborto, separazioni, divorzi".
Nel suo intervento, la teologa Ina Siviglia, docente a Palermo alla Facolta' Teologica dell'Italia Meridionale, ha sostenuto che la situazione "deve indurre ad analisi e riflessioni molto puntuali, evitando un moralismo esagerato". Da parte della Chiesa, ha spiegato, occorre invece "una progettualita' educativa che sappia accompagnare in maniera continuativa il bambino, il ragazzo, il giovane". "Il fine e' quello di condurre a una maturazione adeguata e responsabile della sfera affettiva", ha rimarcato pensando "ai numerosi adolescenti che vivono le prime esperienze sessuali, ai giovani che decidono di convivere piuttosto che celebrare il sacramento del matrimonio, alle giovani coppie alle prese con i problemi relativi alla morale coniugale, o a quanti fanno i conti con esperienze di tipo omosessuale, o ancora ai divorziati risposati". Per la teologa si tratta di fenomeni "molto diffusi", davanti ai quali nella Chiesa c'e' la tendenza "a pensare che l'Eucarestia sia per i 'sani'". Invece, ha concluso la Siviglia, "le parole di Gesu' dicono che 'non sono i sani che hanno bisogno del medico'. E l'Eucaristia e' il cibo dei viandanti, dei deboli, dei malati, dei peccatori che aspirano alla santita', cioe' all'unione totale col Cristo morto e risorto". Il "cibo eucaristico", infatti, opera "una vera e propria trasformazione, cambiando l'essere umano in tutte le sue componenti fisiche, psichiche e spirituali" e "conformando i credenti a Cristo". Monsignor Giuseppe Bertello, il nunzio in Italia (che dal primo ottobre sara' presidente del Governatorato della Citta' del Vaticano) ha esortato a superare "l'individualismo imperante, culturale e pratico del nostro tempo, il 'Faccio quello che mi pare' che si scontra con il sentimento di Gesu'". In proposito il nunzio ha citato Madre Teresa per la quale "la peggiore malattia dell'Occidente non e' la tubercolosi o la lebbra, ma il non sentirsi amati e desiderati, il sentirsi abbandonati". "La societa' attuale - ha commentato monsignor Bertello - con la sua ricerca di godimento sfrenato e di avere tutto e subito, con il suo consumismo spasmodico, che ci sollecita a saziare anche le esigenze piu' marginali, ci lascia quasi sempre insoddisfatti, con il cuore amareggiato, con un vuoto interiore". Un'analisi fatta sua anche da monsignor Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona, che in proposito ha detto: "viviamo nell'ebbrezza dello sciupio, diciamo che c'e' la crisi e non sappiamo dove andare a seppellire l'immondizia che produciamo". "Gesu' - ha ricordato Menichelli - ci insegna che occorre rispettare il creato e vivere in sobrieta'".

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