martedì 20 settembre 2011

La svolta del gesuita tedesco Klaus Mertes: in una intervista a Tmnews elogia il ruolo di Benedetto XVI e del card. Schoenborn nella lotta alla pedofilia e denuncia il fronte vaticano della negazione

LE DECISIONI E L'ESEMPIO DI PAPA BENEDETTO XVI NEL COMBATTERE LA PIAGA DELLA PEDOFILIA NELLA CHIESA. CRONOLOGIA

Fondamentale la parte sottolineata in rosso, il resto dell'intervista ha, per me, poca importanza.
R.

Papa in Germania/ Klaus Mertes: Pedofilia nostro 11 settembre

Parla il gesuita del ginnasio Canisius, primo a denunciare abusi

Roma, 20 set. (TMNews)

La Chiesa cattolica in Germania ha il suo 11 settembre. E' il 28 gennaio del 2010. Quel giorno i mass media tedeschi pubblicarono una lettera scritta qualche giorno prima da padre Klaus Mertes, gesuita, rettore del ginnasio Canisius di Berlino, per chiedere scusa agli studenti che frequentarono l'istituto negli anni Settanta e Ottanta per gli abusi sessuali perpetrati da alcuni suoi confratelli di cui Mertes era venuto a conoscenza decenni dopo. La bomba dello scandalo pedofilia era innescata. Poche settimane prima in Irlanda una commissione governativa aveva pubblicato il primo di una serie di rapporti sulle violenze compiute sui bambini negli istituti cattolici dell'isola. E dopo la lettera di Mertes in Germania, ma anche nel resto del mondo germanofono e in numerosi altri paesi (Belgio, Regno Unito, Stati Uniti), si moltiplicarono le denunce. Diversi ex studenti dello stesso Canisius vennero allo scoperto. Da allora la Conferenza episcopale tedesca e lo stesso Vaticano hanno avviato numerose iniziative per rafforzare la normativa anti-pedofilia, monitorare meglio gli istituti cattolici e le diocesi, e tentare di voltare pagina.
In questa intervista a 'Tmnews' padre Klaus Mertes parla della Chiesa tedesca prima del viaggio del Papa a Berlino, Erfurt e Friburgo (21-25 settembre); denuncia "tabù, strutture della doppia morale, mutismo nel campo della pedagogia sessuale, una prolungata concezione dell'autorità, uno spirito di corpo clericale e un'ecclesiologia trionfalistica, che possono rendere sordi" alle denunce delle vittime di pedofilia; sottolinea che lo scandalo abusi pone "domande sulle strutture e sulla concezione di Chiesa"; preconizza che anche in Italia emergeranno casi di abusi sin qui rimasti nascosti; elogia il ruolo svolto da Benedetto XVI e dall'arcivescovo di Vienna, card. Christoph Schoenborn, ma critica un "fronte della negazione" presente in Vaticano; afferma che "la Chiesa deve aprirsi alla giurisdizione civile"; e auspica una riconciliazione con le vittime che faccia recuperare credibilità alla Chiesa, passando anche dalla "prevenzione della distrazione, dell'insabbiamento e della negazione".

Come è cambiata la chiesa tedesca dopo lo scandalo della pedofilia?

"Per molti cattolici - risponde padre Mertes - è come dopo l'11 settembre: Dopo nulla è come prima. Ciò che era inimmaginabile è diventato immaginabile. Esperienze del genere innescano in modo naturale processi di cambiamento di lungo periodo".

Si è sentito sostenuto dalla Chiesa nel suo lavoro di denuncia e riconciliazione?

"La Chiesa - risponde il gesuita Klaus Mertes, che ha lasciato la guida del ginnasio Canisius nel corso dell'anno e guida ora il collegio St.Blasien nella Foresta Nera meridionale - è più che gerarchia. Dalla Chiesa ho avuto in modo impressionante molto sostegno. Molti cattolici sono molto grati del fatto che la verità venga alla luce, anche se fa male. Alcuni gruppi marginali di cattolici che rimestano nel torbido imprecano e svillaneggiano. Non bisogna curarsene, nella misura in cui la gerarchia non si lascia impressionare da queste voci. Da parte dei vescovi vi sono stati, dopo un moto iniziale di rigidità da paura, anche conflitti con il nostro essere gesuiti, ma alla fine abbiamo trovato insieme una strategia. Personalmente sono particolarmente grato per il sostegno del cardinal Schoenborn".

Vede un collegamento tra lo scandalo della pedofilia e iniziative come la 'Pfarrer-Initiative' in Austria, iniziativa di 300 parroci che chiedono riforme ecclesiali, o l'appello dei teologi tedeschi alle riforme?

La pedofilia ha messo in luce una necessità di riforme strutturali? "Le vittime - spiega padre Mertes - a volte si lamentano del fatto che la tematica degli abusi sia strumentalizzata per un'agenda di politica ecclesiastica. Io stesso sono rimasto deluso del fatto che un paio d'ore dopo il 28 gennaio 2010, il giorno in cui è stata pubblicata la lettera alle vittime degli abusi, si aprisse un dibattito pubblico sul celibato. Si sono perse di vista le vittime. Questo è un aspetto. L'altro aspetto è che dai racconti delle vittime naturalmente sono emerse domande sulle strutture e sulla concezione di Chiesa. Ciò riguarda soprattutto i silenzi e gli insabbiamenti. La domanda che secondo me si pone è questa: Cosa dobbiamo cambiare di noi per poter ascoltare meglio quando le vittime della nostra 'pastorale' ci parlano. Ci sono tabù, strutture della doppia morale, mutismo nel campo della pedagogia sessuale, una prolungata concezione dell'autorità, uno spirito di corpo clericale e un'ecclesiologia trionfalistica, che possono rendere sordi. Di questo dobbiamo parlare".

La Chiesa adesso è più trasparente? E' pronta ad ascoltare le denunce che arrivano dal suo interno oppure la mentalità della segretezza e della copertura è ancora forte?

"Sì", risponde Mertes. "Per la chiarezza è stato fatto molto. Ci sono resoconti di referenti indipendenti. C'è grande capacità di ascoltare le vittime e di credere ai loro racconti. In nome della trasparenza sono state addirittura prese da parte dei vescovi decisioni precipitose e apprensive con il motto: Non voglio essere accusato di aver insabbiato, perciò mi rivolgo subito alla stampa. Così in alcuni casi nell'interesse dell'immagine della chiarezza alcuni sacerdoti accusati sono stati messi alla gogna, e in alcuni casi si è dovuto anche fare marcia indietro. Complessivamente però è stato chiaro a tutti - salvo ad alcuni incorreggibili - che la premessa per la fiducia è la trasparenza".

Come valuta l'azione di Ratzinger per contrastare la pedofilia, ieri e oggi? E di Wojtyla? E del Vaticano?

"La frase più importante di Papa Benedetto - afferma padre Klaus Mertes - è degli ultimi anni e suona così: 'Il male (dell'abuso) non viene da fuori, ma da dentro la Chiesa'. In questo modo si è posto contro il fronte della negazione presente nella Curia, a cui ha dato voce il cardinal Sodano l'anno scorso a Pasqua quando ha parlato di 'chiacchiericcio'. In lui ha parlato il falso sentimento della vittima - come se fosse la Chiesa la vittima dello scandalo degli abusi. Come ha agito Ratzinger da cardinale di Monaco e, più tardi, come prefetto della Congregazione della fede, non posso giudicare. Va però notato che, per esempio, la scoperta degli abusi di Macial (fondatore dei Legionari di Cristo, ndr.) e di altri è divenuta effettiva solo quando Benedetto XVI è diventato Papa".


Irlanda, corte dell'Aja... non finisce più lo scandalo della pedofilia?

"Lo scandalo pedofilia durerà ancora a lungo", afferma l'ex rettore del ginnasio Canisius di Berlino. "Tutti coloro che pensano di poter chiudere presto la vicenda si illudono. In paesi cattolici come la Polonia e l'Italia il pubblico non è ancora in grado di prendere davvero conoscenza delle informazioni sugli abusi e sugli insabbiamenti. Ma accadrà. Anche in Germania prima del 28 febbraio 2010 c'erano voci che dicevano: E' solo un problema degli Stati Uniti e dei paesi anglosassoni".

Come superarlo definitivamente? Si può superare definitivamente?

"L'abuso è un fenomeno della società, non solo della Chiesa. Ci saranno ancora abusi nelle famiglie, nelle associazioni, nelle scuole e nelle comunità. Ma la Chiesa in questi anni ha l'opportunità di precedere gli altri in una verifica autocritica delle proprie strutture, e divenire così come istituzione più attenta agli abusi e alla violenza al proprio interno. Non si tratta solo di prevenzione degli atti violenti, ma anche di prevenzione della distrazione, dell'insabbiamento e della negazione".

Perché tanti fuoriusciti dalla Chiesa tedesca negli ultimi anni (Austritten)? Come recuperare credibilità?

"Non tutte le fuoriuscite sono da considerare un allontanamento della fede", precisa padre Mertes. "In moltissimi casi è il segno della protesta di cattolici credenti contro l'attuale governo della Chiesa. Non lo si vuole più sostenere con le imposte destinate alla Chiesa. Ovviamente ci sono anche molte delusioni personali. Lo scandalo degli abusi sessuali è stato allora la goccia che ha fatto traboccare il vaso. La Chiesa recupererà credibilità solo quando le starà a cuore qualcosa di più della propria credibilità: la verità e il contributo alla riconciliazione con le vittime".

Ritiene necessario l'obbligo di denuncia alle autorità civili per i membri della Chiesa?

"La procura della Repubblica non è un'organizzazione per la protezione delle vittime. L'obbligo di denuncia ha anche portato molte vittime ad ammutolire. In tutte le questioni processuali di questo tipo deve valere il principio che la difesa delle vittime ha la precedenza. Ma una cosa deve essere chiara: La Chiesa deve aprirsi alla giurisdizione civile e non può risolvere il problema dei crimini contro i bambini semplicemente al proprio interno".

Quale sentimento ha la Germania nei confronti di Papa Ratzinger? Diffidenza, rispetto, simpatia?

"E' difficile da dire. Posso parlare solo dei miei sentimenti", spiega il gesuita. "Ho un alto rispetto del Papato, ritengo che il teologo Ratzinger sia un gran predicatore e comunicatore della fede cristiana. Al contempo vivo le conseguenze di alcune sue decisioni come se acuissero, più che risolvessero, i conflitti interni alla Chiesa. Ciò mi preoccupa".

Che Chiesa vede nel futuro? Che ruolo dei laici? Che ruolo dei sacerdoti? A chi si rivolge?

"Vedo la Chiesa del futuro come una Chiesa che orienta la propria forma maggiormente all'immagine del regno di Dio presentata da Gesù: Una Chiesa del condividere anziché del servire Mammona; una Chiesa che lascia perdere il prestigio e la preoccupazione per lo status, anche lo status clericale; una Chiesa che supera un pensiero patriarcale e rende visibile nelle proprie strutture la pari dignità di uomini e donne; una Chiesa che rimane missionariamente aperta e non solo 'tra sé', una Chiesa che vuole essere lasciata in pace; una Chiesa - conclude Klaus Mertes - che non usa le regole per esercitare potere, ma per servire l'uomo".

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5 commenti:

sonny ha detto...

Non so Raffa, ma questo Mertes mi sa tanto di lupetto travestito da agnello. Mah, ci devo riflettere bene...

Raffaella ha detto...

Hai perfettamente ragione, Sonny!
Concordo in tutto e per tutto con te, ma e' curioso che proprio Mertes sia riuscito a dire l'unica frase (quella in rosso) che ci aspettavamo dal Vaticano sia nella risposta all'Irlanda sia nella non risposta all'Aja.
Molto....molto curioso :-)
R.

sonny ha detto...

Molto mooooolto curioso!

mariateresa ha detto...

magari Mertes legge il blog.

Raffaella ha detto...

:-))