lunedì 5 settembre 2011

L’offesa e la ferita. L’Angelus e un pensiero al XXV Cen ad Ancona (Sir)

L’offesa e la ferita

L’Angelus e un pensiero al XXV Cen ad Ancona

“La carità fraterna nella comunità dei credenti” ha “la sua sorgente nella comunione della Trinità”. Lo ha ricordato, stamattina, Benedetto XVI, commentando le letture della santa messa odierna, prima di guidare l’Angelus da Castel Gandolfo.

Correzione fraterna. “L’apostolo Paolo – ha affermato il Papa - afferma che tutta la Legge di Dio trova la sua pienezza nell’amore, così che, nei nostri rapporti con gli altri, i dieci comandamenti e ogni altro precetto si riassumono in questo: ‘Amerai il tuo prossimo come te stesso’”. Il testo del Vangelo, tratto dal capitolo 18° di Matteo, dedicato alla vita della comunità cristiana, poi, “ci dice che l’amore fraterno comporta anche un senso di responsabilità reciproca, per cui, se il mio fratello commette una colpa contro di me, io devo usare carità verso di lui e, prima di tutto, parlargli personalmente, facendogli presente che ciò che ha detto o fatto non è buono”. “Questo modo di agire – ha sottolineato il Pontefice - si chiama correzione fraterna: essa non è una reazione all’offesa subita, ma è mossa dall’amore per il fratello”. Il Santo Padre ha ricordato un commento di Sant’Agostino a questo proposito: “Colui che ti ha offeso, offendendoti, ha inferto a se stesso una grave ferita, e tu non ti curi della ferita di un tuo fratello? Tu devi dimenticare l’offesa che hai ricevuto, non la ferita di un tuo fratello”.

Corresponsabilità nel cammino di vita cristiana. “E se il fratello non mi ascolta?”. A questa domanda Benedetto XVI ha risposto ricordando che “Gesù nel Vangelo odierno indica una gradualità: prima tornare a parlargli con altre due o tre persone, per aiutarlo meglio a rendersi conto di quello che ha fatto; se, malgrado questo, egli respinge ancora l’osservazione, bisogna dirlo alla comunità; e se non ascolta neppure la comunità, occorre fargli percepire il distacco che lui stesso ha provocato, separandosi dalla comunione della Chiesa”. Tutto questo “indica che c’è una corresponsabilità nel cammino della vita cristiana: ciascuno, consapevole dei propri limiti e difetti, è chiamato ad accogliere la correzione fraterna e ad aiutare gli altri con questo particolare servizio”.

Preghiera concorde. “Un altro frutto della carità nella comunità – ha proseguito il Papa - è la preghiera concorde. Dice Gesù: ‘Se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro’”. “La preghiera personale – ha evidenziato il Pontefice - è certamente importante, anzi, indispensabile, ma il Signore assicura la sua presenza alla comunità che – pur se molto piccola – è unita e unanime, perché essa riflette la realtà stessa di Dio Uno e Trino, perfetta comunione d’amore”. Secondo Origene “dobbiamo esercitarci in questa sinfonia”, cioè, ha chiarito il Santo Padre, “in questa concordia all’interno della comunità cristiana”. Allora, “dobbiamo esercitarci sia nella correzione fraterna, che richiede molta umiltà e semplicità di cuore, sia nella preghiera, perché salga a Dio da una comunità veramente unita in Cristo”. “Domandiamo tutto questo – ha dichiarato - per intercessione di Maria Santissima, Madre della Chiesa, e di San Gregorio Magno, Papa e dottore, che ieri abbiamo ricordato nella liturgia”.

Il Congresso eucaristico nazionale. Dopo l’Angelus, Benedetto XVI ha rammentato che “oggi, ad Ancona, si apre il XXV Congresso eucaristico nazionale, con la Santa Messa presieduta dal mio legato il card. Giovanni Battista Re. Domenica prossima, a Dio piacendo, avrò la gioia di recarmi ad Ancona per la giornata culminante del Congresso”. “Fin da ora – ha continuato - rivolgo il mio saluto cordiale e la mia benedizione a quanti parteciperanno a questo evento di grazia, che nel santissimo sacramento dell’Eucaristia adora e loda Cristo, sorgente di vita e di speranza per ogni uomo e per il mondo intero”.

Un saluto alle Acli. Nei saluti in varie lingue il Papa ha ancora ribadito la necessità della correzione fraterna per chi sbaglia, della responsabilità gli uni per gli altri e della preghiera. In polacco ha rivolto un saluto “in modo particolare ai bambini e ai giovani che iniziano un nuovo anno scolastico e catechistico”. “Quest’anno sia per tutti voi – ha auspicato - un tempo per crescere ‘in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini’. Invoco la luce e la forza dello Spirito Santo per gli educatori, affinché il loro impegno porti abbondanti frutti nei giovani cuori”. Salutando i pellegrini italiani, si è rivolto in particolare al folto gruppo delle Acli, al termine dell’Incontro di studio sul tema del lavoro, a 30 anni dall’enciclica “Laborem exercens” del beato Papa Giovanni Paolo II. “Ho apprezzato, cari amici – ha sostenuto -, la vostra attenzione a questo documento, che rimane come una delle pietre miliari della dottrina sociale della Chiesa”. In conclusione ha augurato a tutti “una buona domenica e una buona settimana”.

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1 commento:

Anonimo ha detto...

Ma gliela faranno vedere la messa di Ancona al Papa?

In un´intervista che lessi tempo fa, mons. Marini II disse che l´azione del Papa era propositiva e non impositiva e non erano previste norme per un adeguamento della liturgia a standard meno stravaganti.
Ma che senso ha dare l´esempio se poi si vedono messe come quelle di Ancona? L´eucaristia, tra le altre cose, distribuita dalle ministre straordinarie dell´eucarestia con una tale assemblea di sacerdoti e vescovi? E questo evento dovrebbe essere un esempio per la chiesa italiana? Che cosa dovrebbe pensare il fedele medio?
Ah, che sconforto!!!
Jacu