lunedì 27 dicembre 2010

Il Papa addolorato per il Natale di sangue. Salvatore Izzo commenta le parole del Santo Padre

PAPA: ADDOLORATO PER IL NATALE DI SANGUE

(AGI) - CdV, 26 dic.

(di Salvatore Izzo)

Nel mondo di oggi ci sono ancora troppe violenze e ingiustizie ai danni dei piu' deboli, aveva denunciato Benedetto XVI nell'omelia della messa di mezzanotte celebrata il 24 dicembre in San Pietro. "Gli aguzzini - erano state le sue parole - persistono, i passi dei soldati risuonano e vediamo ancora vesti macchiate di sangue".
Una immagine che si e' rivelata purtroppo profetica: in Nigeria e nelle Filippine, proprio nella notte santa, sono state attaccate due chiese cattoliche e lo stesso Benedetto XVI ha manifestato all'Angelus del 26 dicembre "grande tristezza" per le persone rimaste uccise a Maiduguri, nel nord-est del popoloso Paese africano, e per l'analogo attentato nell'isola di Jolo, dove una bomba e' esplosa sul tetto di una chiesa cattolica, ferendo diversi fedeli e il celebrante. "La terra - ha commentato il Papa - si e' macchiata ancora di sangue".
Anche il messaggio natalizio, pronunciato il 25 dalla Loggia della Basilica Vaticana, e' stato caratterizzato da un vibrante appello per la pace, violata in Medio Oriente, Iraq e tante altre aree del mondo, e dalle parole di incoraggiamento indirizzate ai cristiani perseguitati, in particolare in Cina. Il Papa ha infatti ricordato che il Natale "e' motivo di speranza per tutti coloro la cui dignita' e' offesa e violata, perche' Colui che e' nato a Betlemme e' venuto a liberare l'uomo dalla radice di ogni schiavitu'".
"La luce del Natale - ha invocato - risplenda nuovamente in quella Terra dove Gesu' e' nato e ispiri Israeliani e Palestinesi nel ricercare una convivenza giusta e pacifica. L'annuncio consolante della venuta dell'Emmanuele - e' stato il suo auspicio - lenisca il dolore e consoli nelle prove le care comunita' cristiane in Iraq e in tutto il Medio Oriente, donando loro conforto e speranza per il futuro ed animando i Responsabili delle Nazioni ad una fattiva solidarieta' verso di esse". "Cio' - ha aggiunto - avvenga anche in favore di coloro che ad Haiti soffrono ancora per le conseguenze del devastante terremoto e della recente epidemia di colera".
Il Papa ha pregato ieri anche per coloro che in Colombia, Venezuela, Guatemala e Costa Rica hanno subito le recenti calamita' naturali. Ed ha chiesto il rispetto dei diritti umani laddove sono violati. "La nascita del Salvatore apra - ha elencato - prospettive di pace duratura e di autentico progresso alle popolazioni della Somalia, del Darfur e della Costa d’Avorio; promuova la stabilita' politica e sociale del Madagascar; porti sicurezza e rispetto dei diritti umani in Afghanistan e in Pakistan; incoraggi il dialogo fra Nicaragua e Costa Rica; favorisca la riconciliazione nella Penisola Coreana”.
Anche nel Messaggio di Natale, Joseph Ratzinger ha rivolto pero' il suo pensiero soprattutto a quanti sono discriminati per la loro testimonianza evangelica. "La celebrazione della nascita del Redentore – ha scandito – rafforzi lo spirito di fede, di pazienza e di coraggio nei fedeli della Chiesa nella Cina Continentale affinche' non si perdano d'animo per le limitazioni alla loro liberta' di religione e di coscienza e, perseverando nella fedelta' a Cristo e alla sua Chiesa, mantengano viva la fiamma della speranza".
"L'amore del 'Dio con noi' doni perseveranza - ha continuato Benedetto XVI il cui discorso e' stato pero' oscurato in Cina - a tutte le comunita' cristiane che soffrono discriminazione e persecuzione, ed ispiri i leader politici e religiosi ad impegnarsi per il pieno rispetto della liberta' religiosa di tutti".
"Gioia e pace per ogni abitante dell'amata Italia: per i bambini e gli anziani, per i giovani e le famiglie", sono invece i "doni natalizi" auspicati per il nostro Paese. "Il Cristo, nato per noi - ha aggiunto il Pontefice nel saluto in italiano, prima delle 65 lingue utilizzate ieri per fare gli auguri a tutti i credenti - ispiri i responsabili perche' ogni loro scelta e decisione sia sempre per il bene comune; conforti quanti sono provati dalla malattia e dalla sofferenza; sostenga coloro che si dedicano al servizio dei fratelli piu' bisognosi”.
Un incoraggiamento che il Papa ha potuto rivolgere direttamente il 26 dicembre ai 180 tra volontari, suore e religiosi che hanno accompagnato 350 "senza tetto" al pranzo offerto dal Papa agli ospiti delle comunita' fondate a Roma da Madre Teresa di Calcutta. Il Papa si e' soffermato in particolre sull'umilta' della piccola suora albanese che egli stesso ebbe modo di conoscere bene personalmente perche' per volonta' di Papa Wojtyla il ricovero "Dono di Maria" e' stato costruito in Vaticano nel cortile interno dell'edificio che ospita la Congregazione per la Dottrina della Fede, della quale Ratzinger era prefetto.
All'opinione pubblica che si domanda "perche' Madre Teresa sia diventata cosi' famosa", il Pontefice ha dunque assicurato che "la risposta e' semplice: perche' e' vissuta in modo umile e nascosto, per amore e nell’amore di Dio". "La sua figura piccola, con le mani giunte o mentre accarezzava un malato, un lebbroso, un moribondo, un bimbo, e' il segno visibile - ha rilevato il Papa teologo - di un'esistenza trasformata da Dio". Cosi' questa donna minuta e apparentemente fragile, "nella notte del dolore umano ha fatto risplendere la luce dell’Amore divino e ha aiutato tanti cuori a trovare quella pace che solo Dio puo' donare".
Al pranzo, il Papa era seduto ad un tavolo centrale con tanti ospiti delle comunita' e ha tenuto al collo una corona di fiori gialli, secondo l'usanza indiana.
"Accanto a lui c'era - da una parte - un signore che viene dalla Svizzera e - dall'altra - una signora che viene dall'Italia", ha poi raccontato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, precisando che in tutto i commensali erano 14 e il clima "e' stato estremamente sereno e composto".
Per raggiungere il suo posto "il Papa ha attraversato la grande hall nella quale erano presenti piu' di 500 persone intorno a quattro file di tavoli e si e' fermato a salutare tante persone e in particolare i bambini". Secondo il portavoce "c'e' stata molta gioia e anche molta compostezza: si vedeva che gli ospiti di queste comunita' sentivano di trovarsi in un ambiente un po’ diverso dal solito e quindi erano molto rispettosi, ma anche naturalmente molto contenti" come si e' visto quando "hanno saluto il Papa con un bell'applauso".

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