lunedì 3 gennaio 2011

Egitto, a rischio il Natale copto. Il Papa contro il "gesto di morte" (Bandini)

Egitto, a rischio il Natale copto. Il papa contro il "gesto di morte"

Ieri le critiche dell'imam di Al Azhar al Papa e disordini di piazza

Marinella Bandini

Roma, 3 gen (Il Velino)

La rabbia, il dolore e la paura: sono questi i sentimenti all’indomani della strage di cristiani ad Alessandria d’Egitto. E circola l’ipotesi che – come è successo in Iraq, dove non si sono celebrate le Messe notturne di Natale – anche in Egitto possano essere cancellate le celebrazioni del Natale copto, che si festeggia il 7 gennaio. A capodanno un attentato kamikaze nella chiesa copta dei Due Santi, uccidendo 22 persone e ferendone 96. Il dolore dei fedeli è esploso in rabbia e si è riversato ieri, giorno dei funerali delle vittime, nelle strade e nelle piazze di Alessandria, il Cairo e Aissut. I cristiani protestano contro il governo che non li protegge abbastanza, ma la tensione è tornata alta anche nei confronti dei musulmani. Sulla stampa egiziana si parla già del rischio di una guerra civile religiosa: i copti, che rappresentano il dieci per cento della popolazione, si sentono marginalizzati e minacciati. La tensione ha toccato il culmine quando un gruppo di manifestanti al Cairo ha cercato di assaltare il grande imam di Al Azhar, Ahmed alTayyeb, che si era recato in visita al patriarca dei copti Shenouda III, per esprimergli le sue condoglianze.
Precedentemente era stato proprio l’imam egiziano a criticare duramente le parole pronunciate all’Angelus da Benedetto XVI, definendole “ingerenza inaccettabile”. Il Papa ha definito “vile gesto di morte” l’attentato contro i cristiani copti, gesto che “offende Dio e l’umanità intera”, come le recenti stragi di cristiani in Iraq. Ha anche parlato di “strategia di violenze che ha di mira i cristiani” pregando per le vittime e i familiari, incoraggiando le comunità ecclesiali “a perseverare nella fede e nella testimonianza di non violenza che ci viene dal Vangelo”. L’imam Ahmed alTayyeb ha detto di non essere d’accordo: “Perché il papa non ha chiesto la protezione dei musulmani quando venivano uccisi in Iraq?”, ha chiesto. Il responsabile sunnita ha condannato l’attentato, e ha anche annunciato l’istituzione di un comitato misto con la Chiesa copta per comprendere le ragioni delle tensioni tra le due comunità e tentare di risolverle. La prima riunione è in programma tra due settimane.
Intanto – scrive il Daily News Egypt -, la Chiesa copta sta esaminando anche l’estrema possibilità di sospendere le celebrazioni del Natale, che i copti festeggiano il 7 gennaio. L’ipotesi è stata ventilata da diversi esponenti della Chiesa copta, ed è all’esame del patriarca Shenouda III, che sta svolgendo alcune consultazioni e non ha ancora sciolto il riserbo. Il governo di Hosni Mubarak punta sull’unità nazionale e il presidente ha parlato di “mani straniere” dietro l’attentato. I Fratelli musulmani hanno smentito un loro coinvolgimento, e le indagini seguono ora la pista di un “gruppo radicale locale”, magari legato ad Al Quaeda. Ieri la Polizia ha fermato 17 sospetti, di cui dieci già liberati. Gli investigatori sarebbero comunque in possesso di un identikit dell’uomo accusato di aver fatto saltare in aria l’autobomba. Secondo quanto riporta il giornale egiziano al-Ahram, alcuni testimoni avrebbero visto una persona alla guida dell’auto prima dell’esplosione: un uomo di corporatura media, di carnagione olivastra e di media statura con una giacca di pelle beige. L’attentatore sarebbe stato in compagnia di altri due uomini, che sono scesi prima dell’esplosione.
Il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini ha dichiarato che l’Italia farà appello all’Unione europea, perché prenda posizione rispetto alle continue prevaricazioni nei confronti dei cristiani in tutto il mondo. Ai microfoni di Sky Tg24 ha poi spiegato: “L’Italia non può essere sempre da sola, isolata in questa grande battaglia che noi conduciamo in tutto il mondo affinché i diritti dei cristiani siano rispettati e i cristiani non siano perseguitati. Bisogna passare dal monitoraggio all’azione, e azione significa lavorare con i governi che collaborano, dare aiuti in cambio di diritti. Noi, come Unione Europea, elargiamo dei contributi molto generosi - ed e è giusto - a tanti Paesi in via di sviluppo, ma non possiamo avere in cambio distrazione o, peggio, tolleranza verso queste stragi. Io penso che l’Europa debba ridurre o anche eliminare i contributi ai Paesi che non collaborano”.

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