PAPA E BAGNASCO: PRECARIETA' NON CANCELLI SPERANZA
(AGI) - CdV, 1 gen.
(di Salvatore Izzo)
Viviamo "un tempo carico di mali, di sofferenze, di drammi di ogni genere, da quelli provocati dalla cattiveria degli uomini a quelli derivanti dagli infausti eventi naturali", ma esso racchiude anche "in maniera definitiva e incancellabile la novita' gioiosa e liberatrice di Cristo Salvatore".
E noi uomini di oggi, ha chiesto Benedetto XVI nell'omelia pronunciata in San Pietro in occasione del "Te deum", dobbimo saper "ritrovare la presenza di Dio e del suo amore che dona la salvezza anche nelle brevi e faticose ore della nostra vita quotidiana", scorpendo che "il nostro tempo umano, anche nei momenti difficili e pesanti, e' incessantemente arricchito delle grazie del Signore, anzi della Grazia che e' il Signore stesso".
Salutando il sindaco di Roma Gianni Alemanno e le altre autorita' capitoline, il Pontefice ha anche ricordato "la visita compiuta all'Ostello della Caritas alla Stazione Termini dove, attraverso il servizio e la generosa dedizione di numerosi volontari, tanti uomini e donne possono toccare con mano l'amore di Dio", evocando in questo contesto la crisi economica, che "genera ancora preoccupazione per la precarieta' in cui versano tante famiglie e chiede all'intera comunita' diocesana di essere vicina a coloro che vivono in condizioni di poverta' e disagio".
Ed esplicito riferimento alla crisi economica lo ha fatto pure il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, anche lui parlando in occasione del "Te Deum" che ha guidato nella chiesa del Gesu' di Genova. "Non pochi - sono state le sue parole - si chiederanno per quale motivo dobbiamo ringraziare dopo questo anno difficile per la gestione dell'economia nazionale, locale, familiare e individuale".
"Come cristiani, ma anche come persone, siamo chiamati - ha spiegato il cardinale - a non perdere di vista, quando il cielo e' cupo e burrascoso, gli squarci di luce che, anche se non cambiano radicalmente l'orizzonte, consentono pero' di non perdere la bussola e di tenere ferma la speranza". In proposito, Bagnasco ha esortato a superare lo scoraggiamento che serpeggia nel Paese e ha condannato chi "ad arte fomenta tale clima" che "non contribuisce a risolvere nulla e aggrava la situazione".
Non bisogna dunque "sottovalutare o nascondere i problemi", ma nemmeno "tacere le luci", mentre "a volte sembra serpeggiare una volutta' di male che sparge ombre, incertezze e freni con mano invisibile, dicendo o tacendo, insinuando, ritirandosi o opponendosi, creando rapporti che sembrano virtuosi ma che in realta' sono interessati e di corto respiro".
Per il presidente dell'Episcopato Italiano, infatti, "nessuna vita civile, nessuno sviluppo potra' essere vero e raggiungere lo scopo, che e' creare giustizia in ogni campo sociale se non e' ispirato ad una visione etica e a comportamenti morali sia dei singoli che dei corpi intermedi e di tutte le istituzioni". All'Italia di oggi serve dunque un serio riferimento ai valori etici irrinunciabili - quelli cioe' che spingono alla difesa della vita e della famiglia - e non un "vuoto moralismo".
Il card. Bagnasco ha cosi' sollevato il tema della cosiddetta "questione morale". "Non ne parlo - ha chiarito - perche' se ne parla oggi a livello mondiale, a volte a proposito, e forse a volte a sproposito; ma perche' e' di permanente attualita'". Il porporato ha quindi ricordato che "quando si parla di etica si parla di due categorie: il bene e il male" che "sono intimamente correlate col vero e col falso". "Sappiamo tutti - ha osservato in proposito il cardinale - che a volte l'ottimo e' nemico del bene, e che la perfezione non e' di questo mondo, ma il criterio del sano realismo non puo' mai condurre verso il male o la falsita': inoltre, deve tendere a realizzare tutto il bene possibile nelle circostanze concrete senza perdere di vista il meglio". "Un discernimento etico, che - ha ammesso Bagnasco - vede delle necessarie gradazioni nella organizzazione della societa'".
Ma che - ha tenuto a chiarire - non puo' ignorare "quei valori primi e fondamentali che la Dottrina Sociale della Chiesa riassume con la categoria di etica della vita: la vita, la famiglia, la liberta' religiosa ed educativa". "Su questi - ha scandito - si impiantano in modo vitale, necessario e ordinato, tutti gli altri valori che si riassumono con la categoria di etica sociale".
Per il presidente della Cei, "senza questa cultura morale, che non ha niente a che fare con quanto alcuni chiamano 'moralismo' vuoto e di maniera, non ci sara' mai riforma o novita' o legge che potra' tenere in modo costruttivo; non si potra' mai affrontare nessuna crisi o difficolta'. Gesu' ci ricorda che non si mette vino nuovo in otri vecchi perche' si perde l'uno e gli altri".
In proposito, il card. Bagnasco ha ricordato che "le leggi devono esserci e ed essere il piu' giuste possibile, ma non bastano: bisogna considerare un onore osservarle tutti". Ma tutto questo "non e' ancora sufficiente: e' necessario - ha concluso - che il modo di applicarle non sia pesante ed estenuante per i tempi, come sembra accadere a volte per la burocrazia che presiede l'impianto di nuove attivita' lavorative, o per lo sviluppo di cio' che gia' esiste. Pena, lo scoraggiamento e l'emigrazione altrove".
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BAGNASCO: PER RINNOVAMENTO ETICO SERVONO VALORI E NON MORALISMO
Salvatore Izzo
(AGI) - Genova, 1 gen.
"Nessuna vita civile, nessuno sviluppo potra' essere vero e raggiungere lo scopo, che e' creare giustizia in ogni campo sociale se non e' ispirato ad una visione etica e a comportamenti morali sia dei singoli che dei corpi intermedi e di tutte le istituzioni". All'Italia di oggi serve dunque un serio riferimento ai valori etici irrinunciabili - quelli cioe' che spingono alla difesa della vita e della famiglia - e non un "vuoto moralismo".
Lo ha affermato il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei e arcivescovo di Genova, che ha sollevatao il tema della cosiddetta "questione morale" nell'omelia pronunciata nella chiesa del Gesu' del capoluogo ligure in occasione del Te Deum. "Non ne parlo - ha spiegato - perche' se ne parla oggi a livello mondiale, a volte a proposito, e forse a volte a sproposito; ma perche' e' di permanente attualita'". Il porporato ha quindi ricordato che "quando si parla di etica si parla di due categorie: il bene e il male" che "sono intimamente correlate col vero e col falso". "Sappiamo tutti - ha osservato in proposito il cardinale - che a volte l'ottimo e' nemico del bene, e che la perfezione non e' di questo mondo, ma il criterio del sano realismo non puo' mai condurre verso il male o la falsita': inoltre, deve tendere a realizzare tutto il bene possibile nelle circostanze concrete senza perdere di vista il meglio". "Un discernimento etico, che - ha ammesso Bagnasco - vede delle necessarie gradazioni nella organizzazione della societa'". Ma che - ha tenuto a chiarire - non puo' ignorare "quei valori primi e fondamentali che la Dottrina Sociale della Chiesa riassume con la categoria di etica della vita: la vita, la famiglia, la liberta' religiosa ed educativa". "Su questi - ha scandito - si impiantano in modo vitale, necessario e ordinato, tutti gli altri valori che si riassumono con la categoria di etica sociale". Per il presidente della Cei, "senza questa cultura morale, che non ha niente a che fare con quanto alcuni chiamano 'moralismo' vuoto e di maniera, non ci sara' mai riforma o novita' o legge che potra' tenere in modo costruttivo; non si potra' mai affrontare nessuna crisi o difficolta'. Gesu' ci ricorda che non si mette vino nuovo in otri vecchi perche' si perde l'uno e gli altri".
In proposito, Bagnasco ha ricordato che "le leggi devono esserci e ed essere il piu' giuste possibile, ma non bastano: bisogna considerare un onore osservarle tutti". Ma tutto questo "non e' ancora sufficiente: e' necessario - ha concluso - che il modo di applicarle non sia pesante ed estenuante per i tempi, come sembra accadere a volte per la burocrazia che presiede l'impianto di nuove attivita' lavorative, o per lo sviluppo di cio' che gia' esiste. Pena, lo scoraggiamento e l'emigrazione altrove".
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BAGNASCO: 2010 E' STATO ANNO DIFFICILE, MA BASTA DISFATTISMO
Salvatore Izzo
(AGI) - Genova, 1 gen.
Il 2010 e' stato un anno difficile per la Chiesa e per il nostro Paese. Lo ha detto il card. Angelo Bagnasco nell'omelia pronunciata ieri sera mettendo pero' in guardia "dalla tentazione della sfiducia che prende facilmente il singolo, ma puo' avvelenare la societa' intera, una citta', un Paese". Al Te Deum di fine anno celebrato nella chiesa del Gesu' a Genova, il presidente della Cei ha ricordato le parole del Papa nel discorso alla Curia Romana sul "dramma della pedofilia" e "sulle persecuzioni che anche oggi colpiscono i cristiani nel mondo, in particolare in Iraq, Asia e Africa", sottolinenando che oggi "e' in gioco la liberta' religiosa che e' un valore primo dell' uomo, senza il quale ogni altra liberta' e' a repentaglio". Ma ha
anche fatto esplicito riferimento alla crisi economica.
"Non pochi - sono state le sue parole - si chiederanno per quale motivo dobbiamo ringraziare dopo questo anno difficile per la gestione dell'economia nazionale, locale, familiare e individuale". "Come cristiani, ma anche come persone, siamo chiamati - ha spiegato il cardinale - a non perdere di vista, quando il cielo e' cupo e burrascoso, gli squarci di luce che, anche se non cambiano radicalmente l'orizzonte, consentono pero' di non perdere la bussola e di tenere ferma la speranza". In proposito, Bagnasco ha esortato a superare lo scoraggiamento che serpeggia nel Paese e ha condannato chi "ad arte fomenta tale clima" che "non contribuisce a risolvere nulla e aggrava la situazione".
Non bisogna dunque "sottovalutare o nascondere i problemi", ma nemmeno "tacere le luci", mentre "a volte sembra serpeggiare una volutta' di male che sparge ombre, incertezze e freni con mano invisibile, dicendo o tacendo, insinuando, ritirandosi o opponendosi, creando rapporti che sembrano virtuosi ma che in realta' sono interessati e di corto respiro".
Per il cardinale oggi "la famiglia merita un maggiore riconoscimento culturale, valoriale ed economico perche', ancora una volta, si e' rivelata essere l'argine che tiene, l'anello forte della compagine sociale", ma "bisogna fare di piu' anche per le parrocchie e gli oratori che raccolgono una parte considerevole della gioventu'".
In definitiva occorre "stringersi di piu' gli uni agli altri lasciando da parte gelosie, invidie, protagonismi, ambizioni irragionevoli, forse torti e risentimenti. C'e' una ragione superiore: maiora premunt! Tutti siamo chiamati in causa: ognuno di noi, delle diverse Istituzioni, dei molti comparti lavorativi". "Queste parole - ha concluso - si collocano nel clima vivido del Santo Natale", che ci ricorda che "Dio non e' lontano dal mondo, ma e' con noi, l'Emanuele, che ci accompagna e sostiene con la sua grazia, ci solleva con il suo incessante perdono".
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