BENEDETTO XVI: UDIENZA, GIOVANNA D’ARCO “ESEMPIO PER I LAICI IMPEGNATI IN POLITICA”
“Un bell’esempio di santità per i laici impegnati nella vita politica, soprattutto nelle situazioni più difficili”. Così il Papa ha sintetizzato la figura di Giovanna d’Arco, al centro della catechesi dell’udienza generale di oggi. “La fede è la luce che guida ogni scelta – ha proseguito Benedetto XVI – come testimonierà, un secolo più tardi, un altro grande santo, l’inglese Thomas More”. Soffermandosi sulla vita della giovane santa francese della fine del Medioevo, morta a 19 anni, nel 1431 e “citata più volte nel Catechismo della Chiesa cattolica”, il Papa l’ha definita “particolarmente vicina a santa Caterina da Siena, patrona d’Italia e d’Europa”, al centro di un’altra recente catechesi papale. Giovanna e Caterina, per il Santo Padre, sono infatti “due giovani donne del popolo, laiche e consacrate nella verginità; due mistiche impegnate, non nel chiostro, ma in mezzo alle realtà più drammatiche della Chiesa e del mondo del loro tempo. Sono forse le figure più caratteristiche di quelle ‘donne forti’ che, alla fine del Medioevo, portarono senza paura la grande luce del Vangelo nelle complesse vicende della storia”. Il Papa le ha anche accostate “alle sante donne che rimasero sul Calvario, vicino a Gesù crocifisso e a Maria sua Madre, mentre gli apostoli erano fuggiti e lo stesso Pietro lo aveva rinnegato tre volte”.
La Chiesa, in quel periodo, “viveva la profonda crisi del grande scisma d'Occidente, durato quasi 40 anni”, ha ricordato il Papa: “Quando Caterina da Siena muore, nel 1380, ci sono un Papa e un Antipapa; quando Giovanna nasce, nel 1412, ci sono un Papa e due Antipapa”. Oltre a questa “lacerazione all'interno della Chiesa”, c’ erano “continue guerre fratricide tra i popoli cristiani d'Europa”, la più drammatica delle quali fu l'interminabile “Guerra dei cent’anni” tra Francia e Inghilterra. In questo “contesto drammatico” della guerra Giovanna, “fin dall'infanzia, dimostra una grande carità e compassione verso i più poveri, gli ammalati e tutti i sofferenti”, e a partire dai 13 anni Giovanna “si sente chiamata dal Signore ad intensificare la sua vita cristiana e anche ad impegnarsi in prima persona per la liberazione del suo popolo”. “La compassione e l’impegno della giovane contadina francese di fronte alla sofferenza del suo popolo sono resi più intensi dal suo rapporto mistico con Dio”, ha affermato il Papa, secondo il quale “uno degli aspetti più originali della santità di questa giovane è proprio questo legame tra esperienza mistica e missione politica”. Dopo “gli anni di vita nascosta e di maturazione interiore segue il biennio breve, ma intenso, della sua vita pubblica: un anno di azione e un anno di passione”, ha sottolineato il Papa.
“Nostro Signore che tiene il mondo”: questa, ha ricordato il Papa, l’immagine che Giovanna fece dipingere sul suo stendardo, e che è una sorta di “icona della sua missione politica”. “Gesù è contemplato da Giovanna come il re del cielo e della terra”, le parole del Pontefice, che ha spiegato che “la liberazione del suo popolo è un’opera di giustizia umana che Giovanna compie nella carità, per amore di Gesù”. “Giovanna contempla anche tutta la realtà della Chiesa – ha proseguito Benedetto XVI – la Chiesa trionfante del cielo, come la Chiesa militante della terra”. “E’ un tutt’uno nostro Signore e la Chiesa”: quest’affermazione, contenuta nel Catechismo della Chiesa cattolica, per il Papa “ha un carattere veramente eroico nel contesto del processo di condanna, di fronte ai suoi giudici, uomini di Chiesa, che la perseguitarono e la condannarono. Nell’amore di Gesù, Giovanna trova la forza di amare la Chiesa fino alla fine”. A proposito del processo di condanna, che si è concluso con la morte sul rogo e a cui ha fatto seguito il processo di nullità, 25 anni dopo, con la conseguente riabilitazione, Benedetto XVI lo ha definito “una pagina sconvolgente della storia della santità, e anche illuminante sul mistero della Chiesa, che è allo stesso tempo santa e sempre bisognosa di purificazione”.
“Teologi ai quali mancano la carità e l’umiltà di vedere in questa giovane l’azione di Dio”. Così il Papa ha definito i giudici che condannarono Giovanna d’Arco, al centro dell’udienza odierna, svoltasi in Aula Paolo VI di fronte a circa 3 mila fedeli. “I giudici di Giovanna – ha sottolineato Benedetto XVI – sono radicalmente incapaci di comprenderla, di vedere la bellezza della sua anima: non sapevano di condannare una santa”. Per la santa, “la verginità dell’anima è lo stato di grazia, valore supremo, per lei più prezioso della vita: è un dono di Dio che va ricevuto e custodito e con umiltà e fiducia”. Giovanna d’Arco, ha concluso il Papa attualizzandone la figura, “ci invita a una misura alta della vita cristiana: fare della preghiera il filo conduttore delle nostre giornate; avere piena fiducia nel compiere la volontà di Dio, qualunque essa sia; vivere la carità senza favoritismi, senza limiti e attingendo, come lei, da Gesù un profondo amore alla sua Chiesa”. Tra gli influssi esercitati da Giovanna d’Arco nella storia della santità, Benedetto XVI ha citato quello su Teresa di Lisieux, “giovane santa dell’epoca moderna”, con lei copatrona della Francia. “In una vita completamente diversa, trascorsa nella clausura – ha fatto notare il Papa –si sentiva molto vicina a Giovanna, vivendo nel cuore della Chiesa e partecipando alle sofferenze di Cristo per la salvezza del mondo”.
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