Riceviamo e con piacere e gratitudine pubblichiamo:
Lo Yoga in chiesa non scandalizza i nostri teocon
Nessuna reprimenda per l'iniziativa della diocesi di Chicago. Mentre pochi giorni fa invitavano il Papa a disertare la convention di Assisi...
Paolo D'Andrea
La notizia arriva da Chicago. Nella cattedrale del Santo Nome di Gesù - che è anche la sede dell'arcidiocesi, guidata dal cardinale "conservatore" Francis George - si invitano i fedeli a partecipare a sessioni di «catholic yoga» per «esplorare i benefici spirituali e corporali della pratica yoga nella sua integrazione esplicita con preghiere e temi spirituali della nostra fede cattolica». Gli annunci pubblicitari online e nelle bacheche parrocchiali avvertono che le sedute includeranno «una preghiera iniziale» e che «il programma si concentrerà intorno a vari temi in coincidenza con il calendario liturgico e col cammino della nostra fede attraverso le stagioni». Tra gli istruttori viene segnalata anche Ali Niederkorn, una «cattolica devota e una yogi praticante», che ha «coltivato una pratica regolare domestica assumendo lo yoga come una parte della sua preghiera regolare». E poi c'è la parrocchiana Dina Wolf, istruttrice di yoga con tanto di diploma, che nelle sue righe di auto-presentazione esalta i poteri salutari dello yoga sperimentati nei tempi affannosi seguiti a un parto gemellare. Il prezzo per ogni seduta - un'ora e un quarto, al quarto piano del centro parrocchiale - è di 15 dollari a partecipante.
L'insolita attività sponsorizzata nella cattedrale di George, pur nella sua fisionomia marginale e episodica, rappresenta un indizio significativo delle dinamiche enigmatiche che si muovono in questo tempo ecclesiale, magari dietro una patina di ritrovata "robustezza" dottrinale. Per coglierne tutte le implicazioni occorre tornare al crinale decisivo della fine degli anni Ottanta. Fu nell'ottobre del 1989 che che la Congregazione per la dottrina della fede, guidata dall'allora cardinale Joseph Ratzinger, pubblicò addirittura una lettera rivolta a tutti i vescovi cattolici per dare l'allarme e segnare la distanza tra la preghiera cristiana e le tecniche di auto-conoscenza importate dall'Oriente, che cominciavano a essere utilizzate da molti cattolici come strumenti ordinari della propria vita spiritale. Cosa era successo? Dopo decenni passati a contrastare il dilagare della secolarizzazione, dell'ateismo e del materialismo storico, nella Chiesa si tornava a prendere atto che per il cristianesimo le insidie più gravi assumono sempre vesti spirituali e religiose. Così, si scopriva che nella tanto decantata "rinascita del sacro" celebrata in quegli anni c'erano in circolazione virus ben più perniciosi del materialismo e del marxismo, capaci di produrre «un'erosione, interna alle Chiese, dello specifico cristiano», secondo le lungimiranti parole del cardinale Godfried Danneels. Già allora, uno di questi fenomeni spiritualizzanti rivelatori di una totale perdita di familiarità con i tratti genetici dell'esperienza cristiana era l'infatuazione di molti cattolici occidentali per le tecniche di meditazione provenienti dall'Oriente: lo zen, lo yoga, la meditazione trascendentale. Tali tecniche, legittimamente sperimentate nei processi di inculturazione da missioniari "pionieri" che nelle terre d'Oriente cercavano un linguaggio condiviso con le locali esperienze monastiche induiste e buddiste, venivano riprese senza troppo discernimento nelle parrocchie e nei centri di ritiri spirituali nei Paesi dell'Occidente avanzato, presentandosi come un utile strumento di "rivitalizzazione" della vita interiore. Ma proprio quel ritorno all'interiorità attraverso le tecniche di auto-conoscenza rivelava un generale offuscamento riguardo alle dinamiche proprie della preghiera cristiana, che finiva per essere assimilata a una performance di mistici atleti dell'anima che chiudono gli occhi per "sentire" meglio Dio. Come scriveva allora nel volume Dalle sponde del Gange alle rive del Giordano il vescovo domenicano francese Albert Marie de Monlèon, «ciò che specialmente questi metodi fanno sparire dalla vita interiore è il fatto che l'unione con Dio è una grazia (…). Nel ricorso a tecniche e a pratiche, si ritrova il pelagianesimo latente, così comune a molti cristiani occidentali. Esso consiste nella segreta convinzione che, pagandolo al prezzo dovuto, si può avere un anticipo della grazia, che l'uomo in sé ha per proprio conto le risorse necessarie per percorrere i diversi gradi della vita spirituale. Mentre in realtà la vita divina è donata, e donata gratuitamente».
Intorno alla vicenda dello yoga cattolico ancora in voga nelle cattedrali statunitensi si possono individuare alcuni dei cortocircuiti che segnato la presente stagione ecclesiale. Il cardinale George, attuale arcivescovo di Chicago, è noto per le sue posizioni combattive sui valori non-negoziabili, per le sue critiche ad Obama e anche per il suo essere friendly-trad, amico dei tradizionalisti. Nella blogosfera neo-tradizionalista si esaltano le sue liturgie celebrate con il rito tridentino, e perfino la campagna pubblicitaria (un milione e 300mila dollari di spesa) lanciata dalla diocesi per far tornare i cattolici a messa. Meritevole di lode soprattutto perché - come ha notato il blog www.messainlatino.it - nel video-spot pubblicitario «tutti i riferimenti cultuali sono molto tradizionali, anche se non necessariamente tridentini (incensazione; prete di spalle ad un solenne altare con ciborio, croce e candelabri; adorazione eucaristica con elaborato ostensorio; prima comunione in ginocchio e sulla lingua; fedele in preghiera con inginocchiatoio e candele); si vedono perfino suore d'antan catafratte in austeri abiti». Forse anche per i meriti acquisiti del cardinale George, lo yoga cattolico di Chicago non ha finora conosciuto le reprimende dei circoli neorigoristi sempre tempestivi nel denunciare e nel colpire le vere o presunte tentazioni "sincretiste" che dilagherebbero in seno alla Chiesa cattolica. Qualche giorno fa, a fare le spese della loro inflessibile salvaguardia del dogma è stato lo stesso Benedetto XVI, con l'appello pubblico di alcuni intellettuali che gli chiedevano di accantonare il progetto di un nuovo incontro dei rappresentanti delle diverse religioni, convocato ad Assisi il prossimo ottobre per chiedere insieme il dono della pace. A guardar bene, proprio la prospettiva del cosiddetto "spirito di Assisi", così indigesta ai teocon, riposa su quella valorizzazione dei semina Verbi presenti nelle grandi tradizioni religiose che è propria di tutta Tradizione, dal Vangelo fino al Concilio, e che proprio per questo non può mai degenerare in una esaltazione sincretista nel "religioso indistinto".
Lo testimoniano a modo loro anche gli incontri sponsorizzati dalla Comunità di Sant'Egidio, dove i dialoghi con uomini e donne delle diverse tradizioni religiose avvengono nello spirito dei documenti conciliari e senza alcuna elucubrazione su presunte equivalenze tra la fede cristiana e i cammini religiosi della storia umana. Del resto, proprio alcune delle figure più bersagliate dai nuovi tribunali dell'ortodossia identitaria hanno registrato prima e con maggior lucidità degli altri le nuove insidie di fattura "spirituale" del fatto cristiano. Enzo Bianchi, Priore della Comunità di Bose, anche nel suo libro Perché pregare, come pregare è tornato a descrivere con efficacia la «differenza» che distingue l'orazione dei cristiani dal «narcisismo» dei metodi che adulterano anche la preghiera in attività umana «in cui il singolo cerca la propria soddisfazione e assicurazione di stati psichici» e raggiungere col proprio sforzo una condizione di benessere interiore. Mentre il monaco Giuseppe Dossetti, che a quasi tre lustri dalla sua scomparsa continua a attirarsi i rimbrotti di cardinali censori in qualità di "padre" dell'ecclesiologia post-conciliare, in un'omelia del 1990 notava: «Come si è visto bene, non era dal comunismo che venivano le più grandi e definitive difficoltà: vengono invece dal più falso spiritualismo, dalla gnosi che è perenne e che continuamente è l'insidia fondamentale, cova nel giudaismo e così nel cristianesimo, dall'interno».
© Copyright Il Secolo d'Italia, 27 gennaio 2011
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venerdì 28 gennaio 2011
Lo Yoga in chiesa non scandalizza i nostri teocon. Nessuna reprimenda per l'iniziativa della diocesi di Chicago (Paolo D'Andrea)
12 commenti:
Ci siamo trasferiti ad altro indirizzo
:-)
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IL BLOG DEGLI AMICI DI PAPA RATZINGER 5
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Ma quali siano questi "semina verbi" presenti in ogni religione, assieme a molti errori,non e' dato di sapere! Chi mi aiuta?
RispondiEliminaForse al giornalista è sfuggito quello che lui stesso scrive: che lo yoga è rivisitato in chiave CATTOLICA: non viene riproposto con messaggi di altre religioni e non si insinua che l´origine spirituale dello yoga sia positiva come quella cattolica!
RispondiEliminaJacu
mah, questo argomento dello yoga cristiano o cattolico mi pare vecchio come il cucù e il cardinale Ratzinger ne aveva già ampiamente parlato in un'intervista del '99
RispondiEliminahttp://www.internetsv.info/Magia.html (scusate se non ho trovato un link più "ufficiale")
Forse prima di criticare bisognerebbe sapere cos'è lo yoga
RispondiEliminaSe c'è una cosa che l'autore dell'articolo non ha ben chiaro è la differenza sostanziale tra teo-con e amanti della Tradizione Cattolica. Purtroppo questo equivoco è il segno della dilagnate superficialità con cui si tratta di questi argomenti a livello mass-mediatico.
RispondiEliminache il Secolo d'Italia citi la Comunità di S.Egidio, Dossetti ed Enzo Bianchi per attaccare quelli che vengono individuati come "tradizionalisti" è davvero il frutto di una stagione politico-culturale di totale schizofrenia. Tutto è guidato da interessi di bottega (mi sa che il pezzo è in sintonia con le giravolte del sig. Fini)
RispondiEliminaOggi Fini fa una cosa molto corretta, Eufemia
RispondiEliminaCAMERA, FINI E BOCELLI A PRESENTAZIONE CAMPAGNA MISSIONARIA
(9Colonne) Roma, 28 gen - Il presidente della Camera, Gianfranco Fini,
parteciperà lunedì 31 gennaio, alle ore 16, presso la Sala della Lupa di
Montecitorio, alla presentazione della campagna "Condividiamo il pane
quotidiano". Interverrà Ernesto Olivero, fondatore del Servizio missionario
giovani Arsenale della Pace. Marco Maccarelli, del Servizio missionario
giovani, eseguirà il brano "Tre secondi", tratto dall'album "Mama". Andrea
Bocelli, ospite straordinario dell'evento, eseguirà il brano "Panis
Angelicus". Durante la presentazione della Campagna, verrà proiettato il
filmato "Sermig: una storia di Dio in mezzo agli uomini". L'appuntamento sarà
trasmesso in diretta sulla webtv di Montecitorio (http://webtv.camera.it)
Fini più che altro fa una cosa molto "politicamente corretta", nello stile della sua nuova stagione politico-culturale molto radical-chic
RispondiEliminaE' quello che intendevo dire. Però se vuole essere preso in considerazione dovrebbe anche cambiare vaticanista. Eufemia
RispondiEliminaFini ne ha fa una ancor più corretta ieri, al museo della Sinagoga, rivelando che sua nonna di Ferrara probabilmente era ebrea. Ne parla il messaggero.
RispondiEliminaPer me non dovrebbe avere un vaticanista e neppure un giornale.
Alessia
Veramente i Padri parlavano di semina Verbi nelle filosofie del loro tempo, non nella false religioni ch'essi condannavano senza remissione.
RispondiEliminaInvito i cattolici a leggersi il documento "Orationis formas" della CDF firmato dall'allora card. Ratzinger. Abbiamo una spiritualità cattolica immesa per imparare e vivere la preghiera (basti pensare ai Padri del deserto,Ignazio di Loyola, Giovanni della Croce, Teresa d'Avila, Elisabetta della Trinità, C. de Foucauld, J. Lafrance, ecc., ecc., ecc.) e pensiamo allo yoga. Mah!!!
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