lunedì 28 febbraio 2011

Comunicare nell’era digitale senza dimenticare l’uomo: da domani plenaria del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali (R.V.)

Comunicare nell’era digitale senza dimenticare l’uomo: da domani plenaria del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali

Si apre domani a Roma la plenaria del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. Durante i lavori si parlerà in particolare degli spunti offerti dal Papa nel suo Messaggio per la 45.ma Giornata mondiale dedicata ai mass media, intitolato “Verità, annuncio e autenticità di vita nell’era digitale”. Philippa Hitchen ne ha parlato col presidente del Dicastero vaticano per le Comunicazioni sociali, mons. Claudio Maria Celli:

R. - Credo che questo nuovo messaggio del Papa per la Giornata Mondiale del 2011 sia in linea con i messaggi degli scorsi anni. Il Santo Padre ci invita nuovamente a riflettere su cosa significa oggi comunicare: non è solamente un problema di tecnologia ma, ancora una volta, è preso in considerazione l’aspetto umano e l’invito è che l’uomo, nella comunicazione, sia sempre più se stesso. L’invito è che l’uomo sia autentico, perché è l’unica maniera per far sì che una comunicazione non sia solamente una trasmissione d’informazioni, ma sia veramente una comunicazione tra esseri umani. E’ andare proprio alla radice del fatto comunicativo, cioè questo prendere consapevolezza che è un passaggio da uomo a uomo, da donna a donna, da un uomo ad una moltitudine di uomini. Questo è molto importante, perché esige che l’uomo sia sempre attento a ciò che lo guida, come a ciò che lo ispira, proprio nel rapporto con gli altri. Direi che il Papa, quest’anno, ha poi sottolineato anche cosa vuol dire avere uno stile cristiano nel mondo della comunicazione, che non è soltanto un parlare di tematiche religiose, ma è anche come l’uomo, che ha nel suo cuore il messaggio evangelico, - e quindi vive in comunione con il Signore Gesù - affronta il rapporto con gli altri.

D. - Eppure rimane una sfida sempre più grande far sentire questa voce, questo messaggio di autenticità in questo grande mondo di Internet…

R. - E’ verissimo. Ecco perché, a volte - anche l’anno scorso se lei ricorda -, il Papa ci ha invitato ad essere presenti in questo “Cortile dei gentili”, questo spazio nel mondo cibernetico dove gli uomini possono anche incontrare la parola di verità. Direi che questa è anche la grande missione della Chiesa. Ricorderà che l’anno scorso parlavamo di una pastorale nel mondo digitale. Pastorale che non è altro che far sì che la parola di Dio possa risuonare anche in questi ambiti, che sembrerebbero a prima vista non umani o così freddi. Il Papa, l’anno scorso, diceva proprio a noi: “Fate sì che il mondo del web, il cyber-spazio, possa diventare veramente un possibile Cortile dei gentili, dove gli uomini si ritrovano”. Si ritrovano nel rispetto, ma si ritrovano anche con un’autenticità. Ecco perché il Papa, quest’anno, ci parla anche di annuncio, di proclamazione. Una proclamazione, però, che va vissuta - come dice il Papa in questo messaggio - con discrezione e rispetto. Quindi non è solamente un’imposizione o un annuncio commerciale, ma è una comunicazione di vita, una comunicazione che va dal cuore di un uomo al cuore di un altro uomo o dal cuore di una donna ad un’altra donna, ma vissuto con questa discrezione e con questo rispetto. Credo che queste parole del Papa invitino tutti noi a prendere consapevolezza della forma in cui si deve essere presenti nel mondo di oggi, quello della comunicazione, e vedere come a questa nostra presenza sappiamo dare le strutture portanti di un dialogo che si fa veramente rispetto per l’altro. Lei ricorderà che il Papa, in un suo discorso al mondo della cultura in Portogallo, lo scorso maggio, prendeva consapevolezza che dobbiamo dialogare con le verità degli altri, ma in questo senso, però, senza dimenticare di essere annunciatori di questa verità che abbiamo ricevuto. Nel contesto nazionale, però, nel mio contesto umano di oggi, devo avere la consapevolezza che sono chiamato a saper dialogare con le verità degli altri e far presente questa verità che ho ricevuto e che tengo nel mio cuore, testimoniarla ma con toni di discrezione e di rispetto per gli altri. Questo è un cammino che certamente esige da tutti noi un ripensamento ed una verifica. (vv)

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