domenica 27 febbraio 2011

Il Papa ha capito che nelle "banche della vita" c'è un bel po' di egoismo. Dubbi anche dalla comunità scientifica (Carlo Bellieni)

Dubbi anche dalla comunità scientifica

Il Papa ha capito che nelle "banche della vita" c'è un bel po' di egoismo

di Carlo Bellieni

Le parole del Papa nell’udienza di ieri ai membri della Pontificia Accademia per la Vita, che sollevano forti e concreti dubbi riguardo l’utilità di conservare “per uso proprio” e “in banca” il sangue che alla nascita si prende dal cordone ombelicale del neonato (come vorrebbero certi ambienti cosiddetti progressisti), solleveranno critiche: interessi e pregiudizi non si contano nel nostro Bel Paese; ma bisogna essere perlomeno disinformati per criticare un ragionamento chiaro e scientificamente fondato come quello del Santo Padre a proposito di questo uso. E se leggete qui, finirete col ringraziarlo.
Il sangue preso dal cordone ombelicale è ricco di cellule staminali curative che si possono donare o tenere per sé in costose banche private. Ma: “Il Sistema Sanitario non deve incoraggiare la creazione di banche commerciali per il sangue di cordone ombelicale”. E non sono parole del Papa, ma di Leroy Endozien sul British Medical Journal del 14 ottobre 2006. Ora, si deve sapere che alla nascita di un bambino è possibile prelevare il sangue dal cordone ombelicale (SCO) del bambino stesso, ricco in cellule staminali, donarlo al centro di ematologia che lo conserverà per possibili usi terapeutici in favore di un possibile paziente che ne avrà bisogno, o per lo stesso donatore se nel futuro si ammalasse. Proprio come si fa per le donazioni di sangue in caso di trasfusioni: il donatore non decide a chi donare, ma dal pool di sangue donato tutta la popolazione – senza criteri di censo, religiosi o altro – trarrà beneficio.
“Le donazioni altruistiche di cordone ombelicale sono usate per curare degli ‘estranei’”, scrive Endozien. “Per contro, le conservazioni commerciali operano la raccolta e la conservazione del SCO del bambino per un uso di quella persona (trapianto autologo) o dei suoi parenti”. L’attuale sistema di donazione del SCO in Italia si chiama “donazione altruistica” ed è proprio basato sulla certezza che “donando non si perde nulla”. In Italia è attualmente il sistema in vigore, perché la validità delle banche per lo stoccaggio personale del proprio SCO – tranne nei casi in cui si ha un parente malato – è stato ampiamente criticato dalla scienza.
“Dopo le prime critiche da parte dell’American Academy of Pediatrics e dell’American College of Obstetricians and Gynecologists – scrive Fisk nel 2005 sulla rivista PloS Medicine – il Royal College of Obstetricians and Gynecologists del regno Unito concluse nel 2001 che la conservazione commerciale del proprio SCO non è giustificata scientificamente, è logisticamente difficoltosa e non può perciò essere raccomandata. Nel 2002 il Comitato Francese Nazionale di Bioetica giunse a simili conclusioni. In Italia è proibito. Un report recente dell’Unione Europea ha avanzato serie preoccupazioni etiche sull’uso di banche commerciali per il SCO e mise in dubbio la loro legittimità nel vendere un servizio senza utilità reale”. La conservazione “per se stessi” è stata criticata anche dal Collegio Britannico delle Ostetriche.
Gli argomenti contro la conservazione “per se stessi” sono in sostanza, secondo Edozien, la bassa possibilità che una persona a basso rischio possa aver davvero bisogno di usare il sangue che ha messo da parte (“le stime variano da 1/1.400 a 1/20.000); “Il trapianto autologo può in certi casi non essere la miglior scelta – per esempio mutazioni preleucemiche possono essere presenti nel SCO di bambini che poi sviluppano leucemia”; “Gli argomenti per la conservazione “per se stessi” che il SCO potrebbe essere usato per trattare diabete e altre malattie sono teorici”; “I progressi nelle cure convenzionali e nei trapianti allogenici significano che solo pochi pazienti con leucemia acuta richiederanno trapianto autologo”.
Esistono inoltre problemi di tipo organizzativo (etichettatura, personale per il prelievo, che sono da considerare attentamente se siamo in presenza di donazione pubblica o di un servizio privato) e di tipo di pubblica sanità (che fare del SCO se una di queste “banche” fallisce?). Purtuttavia, osserviamo forti spinte anche in Italia perché la privatizzazione del SCO venga permessa. E’ una richiesta poco sostenibile, considerate tutte le controindicazioni che abbiamo visto finora. Non ci piace la privatizzazione di qualcosa che sarebbe più utile (e gratuito) se fosse di tutti. Le parole del Papa chiariscono questo punto e sono di aiuto alla scienza. Il sangue preso dal cordone è certo utile se messo a disposizione di tutti. Si pubblicizza, senza nessuna certezza, che questo sangue salverebbe la vita al bambino se se lo tenesse per sé. E si pensa così di fargli un regalo. Un regalo davvero forte sarebbe potergli dire che la sua vita è iniziata donando a qualcuno il suo sangue, che qualcuno se ne è servito avendone salva la vita, e che lui (o lei) potrebbe ricevere da un altro bambino un regalo così bello, semmai gli servisse. E’ la forza dell’altruismo, che va braccetto con la scienza e la fede.

© Copyright L'Occidentale, 27 febbraio 2011 consultabile online anche qui.

1 commento:

  1. immagino che questo discorso sia stato fatto insieme a quello sull'aborto, all' assemblea generale della Pontificia accademia per la vita ... guarda caso i media parlano solo dell'aborto....

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