BENEDETTO XVI: UDIENZA, “LA VERA RIFORMA È QUELLA DEL CUORE”
“Il Bellarmino, che vive nella fastosa e spesso malsana società dell’ultimo Cinquecento e del primo Seicento, da questa contemplazione – ha proseguito il Papa - ricava applicazioni pratiche e vi proietta la situazione della Chiesa del suo tempo con vivace afflato pastorale”. Nelle sue opere “indica come norma sicura del buon vivere, e anche del buon morire, il meditare spesso e seriamente che si dovrà rendere conto a Dio delle proprie azioni e del proprio modo di vivere” e il “vivere semplicemente e con carità in modo da accumulare beni in Cielo”, come pure “richiama con forza clero e fedeli tutti ad una riforma personale e concreta della propria vita seguendo quello che insegnano la Scrittura e i santi”. “Il Bellarmino – ha sottolineato il Santo Padre - insegna con grande chiarezza e con l’esempio della propria vita che non può esserci vera riforma della Chiesa se prima non c’è la nostra personale riforma e la conversione del nostro cuore”. Agli Esercizi spirituali di sant’Ignazio, poi, “il Bellarmino attingeva consigli per comunicare in modo profondo, anche ai più semplici, le bellezze dei misteri della fede. Scrive: ‘Se hai saggezza, comprendi che sei creato per la gloria di Dio e per la tua eterna salvezza. Questo è il tuo fine, questo il centro della tua anima, questo il tesoro del tuo cuore. Perciò stima vero bene per te ciò che ti conduce al tuo fine, vero male ciò che te lo fa mancare’”.
“Queste non sono ovviamente parole passate di moda – ha sostenuto Benedetto XVI -, ma da meditare a lungo per orientare il nostro cammino su questa terra. Ci ricordano che il fine della nostra vita è il Signore, il Dio che si è rivelato in Gesù Cristo, nel quale Egli continua a chiamarci e a prometterci la comunione con Lui”. “Ci ricordano queste parole – ha proseguito il Papa - l’importanza di confidare nel Signore, di spenderci in una vita fedele al Vangelo, di accettare e illuminare con la fede e con la preghiera ogni circostanza e ogni azione della nostra vita, sempre protesi all’unione con Lui”. Prima di iniziare l’Udienza generale il Pontefice ha benedetto la statua di san Marone, fondatore della chiesa maronita, che è stata collocata in una nicchia esterna della basilica di San Pietro, in via delle Fondamenta. Erano presenti il card. Nasrallah Pierre Sfeir, patriarca della Maroniti, il presidente libanese Michel Suleiman e un gruppo di ministri libanesi di tutte le confessioni
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