mercoledì 2 febbraio 2011

In Vaticano si preoccupano di smentire il "monsignore" di Repubblica. Mai tanta "cortesia" quando ad essere attaccato è il Papa

Vaticano: nessun emissario di Bertone a Palazzo Grazioli

Citta' del Vaticano, 2 feb. (Adnkronos)

"Basse speculazioni e falsita'". Sarebbe questa, a quanto apprende l'ADNKRONOS da autorevoli fonti vaticane la reazione del segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, dopo aver letto su un sito di un quotidiano italiano la notizia secondo la quale due suoi emissari avrebbero incontrato il premier a palazzo Grazioli, subito dopo le dichiarazioni dello stesso cardinale, il 20 gennaio scorso. Escluso categoricamente, dunque che cosiddetti ambasciatori di Bertone abbiano incontrato Berlusconi nella sua residenza romana. La notizia, assicurano le fonti, e' "totalmente falsa", frutto evidentemente di "insidiose speculazioni".

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Beh, ci piacerebbe vedere tanta "sollecitudine" anche quando ad essere chiamato in causa ed attaccato e' il Santo Padre. Di solito, pero', il silenzio ci assorda.
R.

14 commenti:

  1. Ma dove ha smentito il Vaticano? E' solo la reazione di Bertone riportata da "autorevoli fonti". Non c'è nulla di ufficiale.

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  2. Cara Raffaella ma, si sà come si agisce in certe circostanze...... I monsignori sono più importanti del Papa e questa volta sottolineo:

    DI QUESTO PAPA!

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  3. scusami raffaella ma qui siamo al fantavaticano però. Da una parte un sedicente monsignore che racconta e dall'altra altrettanto anonime fonti autorevoli che smentiscono. Nulla di ufficiale, praticamente aria fritta

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  4. Non ho scritto che il Vaticano si preoccupa di smentire ma che in Vaticano si preoccupano di smentire.
    Le "autorevoli fonti" sono sempre molto attendibili.
    Quante volte abbiamo letto questa formula anche sui giornali?
    Un fatto e' certo: qualcuno si e' preoccupato, anche se anonimamente, di smentire un altro anonimo.
    Vi risulta che sia mai accaduta una cosa del genere lo scorso anno? O anche solo ieri in risposta all'articolo spagnolo?
    R.

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  5. No, infatti lo scorso anno nei casi più difficile smentiva Lombardi non "autorevoli fonti".

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  6. " qualcuno si e' preoccupato, anche se anonimamente, di smentire un altro anonimo".

    Meno male che una cosa del genere al di la del confine della decenza non accade quando si tratta del Sommo Pontefice. Meno male. Tali bassezze sono l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno.

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  7. A me pare, alla lunga, che il non-reagire del Vaticano sia una scelta del Papa: come nelle beatitutdine: beati quando diranno male di voi mentendo a causa de nome mio.

    Jacu

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  8. Condivido in pieno Jacu e l'ho anche detto in altre occasioni. Maria Pia

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  9. cara raffaella, vedo che nel tuo blog c'è sempre qualche forza uguale e contraria che ti aspetta al varco, qualunque cosa tu dica :) A quale scopo, poi...

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  10. E se qualhe monsignore fosse andato a palazzo Grazioli che male ci sarebbe? Abbiamo visto i Papi accanto a dittatori crudelissimi o a sacerdoti di dèi creati da uomini, e quindi demoni.
    Francamente io mi vergognerei di esser fotografato insieme a certi elemnti curiali.
    La politica, anche nel senso miglior della parola, ha i suoi costi.

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  11. Più che scomodare le beatitudini penso la scelta sia di lasciar perdere tutto ciò che può distrarre il Papa dall'annuncio del vangelo.

    Comunque mi pare interessante questo articolo di Accattoli di tempo fa:


    "Di grande importanza è la figura del portavoce. Si potrebbe dire che l’estroverso e creativo Navarro-Valls stesse a papa Wojtyla come l’intellettuale gesuita Federico Lombardi sta al papa teologo. Il ruolo del portavoce è infatti l’elemento più interessante di tutto il problema informativo vaticano. Padre Federico Lombardi, all’inizio della sua attività di portavoce, in un’intervista ad una radio tedesca nell’agosto 2006, poco prima del secondo viaggio in Germania, aveva detto che il papa non ha bisogno di un portavoce. Parole che esprimevano l’intenzione di un passo indietro del nuovo direttore della Sala Stampa rispetto a Navarro-Valls. Lombardi non lo diceva in polemica con il predecessore, ma per segnalare una propria interpretazione del ruolo a cui era chiamato: è il papa che parla – egli veniva a dire in sostanza – e dunque porta la sua parola in prima persona mentre il compito del direttore della Sala Stampa è “solo” quello di aiutare i colleghi giornalisti nel loro lavoro. Questa lodevole intenzione di una maggiore discrezione da parte del nuovo portavoce – interpretabile come proposito di fare un passo indietro – non si è potuta realizzare. Anch’egli è stato infatti costretto dal discorso di Regensburg e dalla visita alla Moschea Blu di Istanbul ad assumere un ruolo di portavoce in senso forte, alla maniera dinamica che era già stata propria di Navarro-Valls.

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  12. Joaquin Navarro-Valls aveva creato la figura del portavoce papale, ruolo che prima non esisteva. Inizialmente – cioè dal Concilio alla sua nomina – c’era solo la figura del direttore della Sala Stampa, da intendere come terminale ad extra dell’attività informativa gestita dalla Segreteria di Stato vaticana. Navarro-Valls si era invece ricavato, grazie al proprio rapporto personale con papa Wojtyla, un ruolo di notevole protagonismo, mal sopportato dalla Curia. Pare che il padre Lombardi volesse inizialmente tornare alla formula istituzionale e questa era probabilmente l’indicazione che gli era stata data. Senonchè, i fatti e l’esposizione della figura papale sul proscenio mondiale lo hanno costretto a proseguire l’opera di Navarro. Così, in occasione della lezione di Regensburg, mentre il Papa stava ancora parlando, Lombardi è stato costretto a dare spiegazioni ai giornalisti che lo interpellavano, senza poter prima consultarsi con il pontefice o con la segreteria di Stato. Ha dovuto così interpretare ed esporre a proprio rischio le possibili spiegazioni e giustificazioni del discorso che il papa stava ancora tenendo. La pressione mediatica mondiale cui è oggi continuamente esposta la figura papale impone che l’interlocutore vaticano reagisca prima di poter avere un responso dagli uffici o dal papa stesso. Impone cioè che il direttore della Sala Stampa agisca da portavoce.
    Tutto ciò si è riproposto durante il viaggio in Turchia. Il primo giorno, il 28 novembre 2006, il papa aveva appena incontrato il premier turco Erdogan e questi, una volta uscito dal colloquio, aveva detto ai giornalisti che il papa era favorevole all’ingresso della Turchia in Europa. ubito i giornalisti hanno chiesto spiegazioni al padre Lombardi: come mai – cioè – avessero cambiato idea sia papa Ratzinger, che da cardinale aveva apertamente espresso la sua contrarietà a tale soluzione; sia la Santa Sede, che si era sempre detta neutrale. Così il padre Lombardi si è trovato nella difficile situazione di scegliere se smentire un Primo Ministro o interpretare il Papa, che era intanto impegnato in un successivo appuntamento con i responsabili dell’Ufficio dei culti del governo turco. Ancora una volta, Lombardi ha dovuto dare una propria versione di quanto stava accadendo prima che se ne avesse un’attestazione formale dalla bocca del papa o da un testo della Segreteria di Stato. Lo stesso si è ripetuto due giorni dopo in occasione della visita e della preghiera nella Moschea Blu.
    Il flusso continuo di informazioni in diretta sui viaggi papali ha costretto il padre Lombardi – che voleva limitarsi al ruolo istituzionale di direttore della Sala Stampa, ad assumere una veste di protagonista primario dell’informazione vaticana, con modalità in tutto simili a quelle del predecessore.

    http://www.luigiaccattoli.it/blog/?page_id=660

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