Pregare per amare Dio e i fratelli in una società carente di valori spirituali: così il Papa nella catechesi dedicata a Teresa d’Avila
Abbiamo bisogno di pregare per imparare ad amare Dio e i fratelli: è l’esortazione di Benedetto XVI, all’udienza generale in Aula Paolo VI, dedicata a Santa Teresa di Gesù, definita “uno dei vertici della spiritualità cristiana di tutti i tempi”. Il Papa ha ripercorso i momenti salienti della grande mistica d’Avila, vissuta nel XVI secolo, sottolineando quanto sia attuale il suo richiamo alla meditazione e al raccoglimento. La catechesi di oggi, ha spiegato il Pontefice, è la prima di una breve serie che completa la presentazione dei Dottori della Chiesa, su cui Benedetto XVI si era già soffermato in precedenza. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Tutti abbiamo sete di Dio, tutti “nella profondità del nostro cuore” abbiamo il desiderio di Dio e di esserne amici: è quanto affermato da Benedetto XVI nella sua catechesi dedicata alla grande mistica Teresa d’Avila. Il Papa ha quindi rilevato che “nella nostra società, spesso carente di valori spirituali”, Santa Teresa di Gesù “ci insegna ad essere testimoni instancabili di Dio, della sua presenza e della sua azione”:
“L’esempio di questa Santa, profondamente contemplativa ed efficacemente operosa, spinga anche noi a dedicare ogni giorno il giusto tempo alla preghiera (...) il tempo della preghiera non è tempo perso, ma è un tempo nel quale si apre la strada verso la vera vita per imparare da Dio un amore ardente per Lui e per la sua Chiesa e una carità concreta per i nostri fratelli”.
Il Papa ha rammentato che per la Santa spagnola, riformatrice dell’Ordine carmelitano, “pregare significa frequentare con amicizia” il Signore che ci ama. Quindi, ha messo l’accento sui punti essenziali della “profonda e articolata spiritualità teresiana”:
“In primo luogo, santa Teresa propone le virtù evangeliche come base di tutta la vita cristiana e umana: in particolare, il distacco dai beni o povertà evangelica, e questo concerne tutti noi; l'amore gli uni per gli altri come elemento essenziale della vita comunitaria e sociale; l'umiltà come amore alla verità; la determinazione come frutto dell'audacia cristiana; la speranza teologale, che descrive come sete di acqua viva”.
E tuttavia, ha soggiunto, Santa Teresa non dimentica le virtù umane: “affabilità, veracità, modestia, cortesia, allegria, cultura”. Il Papa ha ricordato l’opera mistica più famosa di Santa Teresa, “Il Castello Interiore”, una rilettura del proprio cammino di vita spirituale e al tempo stesso una codificazione del possibile svolgimento della vita cristiana verso la sua pienezza. E’ così tornato a meditare su cosa significa pregare per Teresa d’Avila:
“La preghiera è vita e si sviluppa gradualmente di pari passo con la crescita della vita cristiana: comincia con la preghiera vocale, passa per l'interiorizzazione attraverso la meditazione e il raccoglimento, fino a giungere all'unione d'amore con Cristo e con la Santissima Trinità”.
Il Papa ha ricordato l’amicizia della mistica con San Giovanni della Croce con il quale costituisce il primo convento di Carmelitani Scalzi. Né ha mancato di menzionare l’autobiografia di Santa Teresa, intitolata “Libro della vita”, in cui sottopone la sua anima al discernimento del “Maestro degli spirituali”, San Giovanni d’Avila:
“Lo scopo è di evidenziare la presenza e l'azione di Dio misericordioso nella sua vita: per questo, l'opera riporta spesso il dialogo di preghiera con il Signore. E’ una lettura che affascina, perché la Santa non solo racconta, ma mostra di rivivere l’esperienza profonda del suo rapporto con Dio”.
Infine, il Papa ha ricordato altri temi cari a Santa Teresa: la centralità dell’umanità di Cristo e l’amore per la Chiesa:
“Santa Teresa vive un amore incondizionato alla Chiesa: ella manifesta un vivo ‘sensus Ecclesiae’ di fronte agli episodi di divisione e conflitto nella Chiesa del suo tempo. Riforma l'Ordine carmelitano con l'intenzione di meglio servire e difendere la ‘Santa Chiesa Cattolica Romana’, ed è disposta a dare la vita per essa”.
L’udienza generale ha avuto un simpatico fuori programma, quando durante i saluti in inglese, un bambino ha scavalcato le transenne e si è avvicinato al Papa con il quale ha scambiato qualche parola, prima di essere riaccompagnato al suo posto. Al termine dell'udienza, il Papa ha salutato mons. Vincenzo Paglia ed altri presuli amici della Comunità di Sant'Egidio, sodalizio che domani compie 43 anni dalla fondazione.
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