lunedì 28 febbraio 2011

Una corsa a due per la diocesi di Milano (Vecchi)

Su segnalazione di Gemma ed Eufemia leggiamo:

Le «primarie» per l'arcivescovo

Una corsa a due per Milano

Gian Guido Vecchi

Alla fine deciderà il Papa e solo lui, con buona pace delle «consultazioni» ormai concluse e delle «terne» di candidati. Certo, formalmente è sempre così. Ma nel caso della diocesi più vasta d'Europa, per la cattedra di Ambrogio, lo è più che mai nella sostanza: per tutte le nomine decisive del suo pontificato, dal segretario di Stato Tarcisio Bertone al prefetto per la congregazione dei vescovi Marc Ouellet, Joseph Ratzinger ha sempre scelto uomini che conosceva bene e a lui affini.
Il 14 marzo il cardinale Dionigi Tettamanzi compirà 77 anni e dopo due anni di proroga Benedetto XVI accoglierà la rinuncia che l'arcivescovo presentò appena compiuti i 75 anni, l'età canonica della pensione. In Vaticano si pensa che la nomina del successore potrebbe arrivare entro l'estate, tra giugno e luglio: Tettamanzi rimarrebbe «amministratore apostolico» fino all'ingresso in città del nuovo arcivescovo, a settembre. Il meccanismo che precede la nomina di una diocesi cardinalizia è assai complesso, ma stavolta relativamente importante.
È cominciato con le lettere che il nunzio in Italia, Giuseppe Bertello, ha spedito all'inizio del mese a vescovi lombardi, cardinali e personalità anche laiche dei movimenti e della Chiesa italiana per sondare gli umori. Finite le «consultazioni», il nunzio raccoglierà tutti i pareri e le «terne» espresse e presenterà nelle prossime settimane una relazione alla congregazione dei vescovi che ne discuterà prima che il prefetto si presenti al Papa con tre nomi in ordine di preferenza. Il Papa sentirà anche il Segretario di Stato. E poi prenderà la sua decisione, da solo.
Resta memorabile il caso del 1979, quando Giovanni Paolo II valutò la terna, la scartò e scelse chi non si aspettava nessuno, tantomeno il diretto interessato: un grande biblista gesuita rettore della Gregoriana, padre Carlo Maria Martini. Milano è Milano, per di più si avvicinano l'incontro mondiale delle famiglie con il Papa nel 2012, i 1.700 anni dall'Editto di Costantino nel 2013 e l'Expo del 2015. Ci vogliono autorevolezza e profilo internazionale.
E i nomi più ripetuti, Oltretevere come a Milano, sono due: il cardinale Gianfranco Ravasi, «ministro» vaticano della Cultura, e il patriarca di Venezia Angelo Scola. Benedetto XVI li stima entrambi. In particolare, si ritiene che Ravasi, già prefetto dell'Ambrosiana, arriverà a raccogliere il maggior numero di preferenze, conosce molto bene Milano e nella Chiesa ambrosiana viene percepito in maggiore continuità al passato.
D'altra parte è il cardinale Angelo Scola la personalità più vicina a Ratzinger: si conoscono da quarant'anni, il Papa lo consulta spesso. Un dettaglio non va trascurato: e riguarda la celebre rivista di teologia «Communio» , fondata nel ' 72 da un gruppo di grandi teologi come Hans Urs von Balthasar, Henri de Lubac e lo stesso Ratzinger. Tra coloro che contribuirono a fondarla c'era pure Scola. E del gruppo di «Communio» fa parte anche il cardinale Ouellet, il prefetto che discuterà le candidature con il Papa.
«Contro» l'ipotesi Scola si dice giochino due fattori. Il primo è che venga da Cl, anche se da anni il cardinale ha acquisito un profilo che va oltre l'appartenenza: essere un discepolo di don Giussani in una città e in una regione dove i ciellini sono già così influenti sarebbe un problema? «Il Papa non si fa condizionare da queste considerazioni», si ripete in Vaticano, e del resto fu il cardinale Ratzinger a celebrare in Duomo i funerali di don Giussani.
Il secondo riguarda il fatto che sia Patriarca, una posizione già di massimo prestigio: le uniche diocesi al mondo che nel Novecento abbiano dato due Papi alla Chiesa sono proprio Milano (Pio XI, Paolo VI) e Venezia (Giovanni XXIII e Giovanni Paolo I), e in Vaticano già ci furono perplessità per il passaggio di Tettamanzi da Genova a Milano. Da questo punto di vista, la sostituzione di Ravasi alla Cultura (già si parla del domenicano Jean-Louis Bruguès) sarebbe meno problematica.
Benedetto XVI valuterà pro e contro. Altri nomi sono stati fatti, da Gianni Ambrosio (vescovo di Piacenza) a Francesco Beschi (Bergamo) o Luciano Monari (Brescia). E ancora personalità note a livello internazionale come il padre Custode di Terrasanta Pierbattista Pizzaballa, il vescovo teologo Bruno Forte o monsignor Aldo Giordano, osservatore della Santa Sede al Consiglio d'Europa.
Non si sa mai, Martini docet. Quando il biblista gli confessò d'essere abituato a parlare solo a pochi studenti, Wojtyla sorrise: «Non tema: sarà la gente a venirle incontro» .

© Copyright Corriere della sera, 28 febbraio 2011

4 commenti:

  1. AAAAAAAGH!
    Il povero Pio X non era patriarca di Venezia?!?!?
    Ciao
    Flavio

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  2. Tra i due indicati, il terzo sarà nominato.

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  3. Non poteva mancare il monsignore:
    http://www.repubblica.it/rubriche/il-monsignore/2011/02/26/news/milano_un_patriarca_in_pole_position-12915825/?ref=HRBP-5
    Alessia

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  4. Ambrosiano, ma cattolico28 febbraio 2011 alle ore 23:05

    I due unici criteri che io ritengo fondamentali per il futuro arcivescovo sono:
    -che sia un VERO cattolico, di provata fede in Cristo, unico Salvatore del mondo e in Maria SS, corredentrice;
    -che ubbidisca al Santo Padre.
    Chiunque sia, che abbia queste due caratteristiche: se, poi, avrà anche cultura e criteri validi per il mnondo, pazienza!

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