PAPA: DIO NON E' SEVERO, CONFESSORI SIANO COMPRENSIVI COME LUI
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 30 mar.
Per restituire ai cattolici l'amore verso il sacramento della penitenza, che oggi sembra caduto in disuso proprio mentre c'e' piu' bisogno di un rinnovamento morale, Benedetto XVI raccomanda ai sacerdoti impegnati nelle confessioni di "essere fedeli alla dottrina morale cattolica, assumendo, nel contempo, un atteggiamento caritatevole, comprensivo, dolce" in modo che i penitenti possano "sentirsi accompagnati, sostenuti, incoraggiati nel loro cammino di fede e di vita cristiana". Ed a tutti i cristiani ricorda che Dio e' giusto, non severo, perche' e' "Bonta' infinita".
Una sottolineatura suggerita oggi a Papa Ratzinger dalla figura del vescovo teologo Sant'Alfonso Maria de Liguori, "esempio di pastore zelante che ha conquistato le anime predicando il Vangelo e amministrando i Sacramenti", ma anche grande musicista e compositore, autore del canto natalizio piu' bello: "Tu scendi dalle stelle".
Sant'Alfonso, ha spiegato nel corso dell'Udienza Generale tenuta in piazza San Pietro per circa 20 mila fedeli, "ha avuto una visione realisticamente ottimista delle risorse di bene che il Signore dona ad ogni uomo e ha dato importanza agli affetti e ai sentimenti del cuore, oltre che alla mente, per poter amare Dio e il prossimo". Nel '700, ha ricordato Benedetto XVI, "si era diffusa un'interpretazione molto rigorista della vita morale anche a motivo della mentalita' giansenista che, anziche' alimentare la fiducia e la speranza nella misericordia di Dio, fomentava la paura e presentava un volto di Dio arcigno e severo, ben lontano da quello rivelatoci da Gesu'".
Nella sua opera principale intitolata "Teologia Morale", Sant'Alfonso proponeva invece "una sintesi equilibrata e convincente tra le esigenze della legge di Dio, scolpita nei nostri cuori, rivelata pienamente da Cristo e interpretata autorevolmente dalla Chiesa, e i dinamismi della coscienza e della liberta' dell'uomo, che proprio nell'adesione alla verita' e al bene permettono la maturazione e la realizzazione della persona".
Per il Papa, dunque, vale ancora oggi l'esortazione del vescovo di Sant'Agata ai sacerdoti ad essere "un segno visibile dell'infinita misericordia di Dio, che perdona e illumina la mente e il cuore del peccatore affinche' si converta e cambi vita". "Nella nostra epoca, in cui vi sono chiari segni di smarrimento della coscienza morale e, occorre riconoscerlo, di una certa mancanza di stima verso il sacramento della confessione, l'insegnamento di sant'Alfonso - infatti - e' ancora di grande attualita'".
Sant'Alfonso, ha continuato il Papa, inoltre "insisteva molto sulla necessita' della preghiera, che consente di aprirsi alla Grazia divina per compiere quotidianamente la volonta' di Dio e conseguire la propria santificazione". Era convinto infatti che "Dio non nega ad alcuno la grazia della preghiera, con la quale si ottiene l'aiuto a vincere ogni concupiscenza e ogni tentazione". Parole che a Joseph Ratzinger hanno ricordato l'esortazione del suo precedessore, Giovanni Paolo II: "Le nostre comunita' cristiane devono diventare "scuole di preghiera. Occorre allora che l'educazione alla preghiera diventi un punto qualificante di ogni programmazione pastorale". Nella sua catechesi, il Pontefice ha infine sottolineato che Sant'Alfonso "analogamente a san Francesco di Sales" e' stato un precursore del Concilio Vaticano II "nel dire che la santita' e' accessibile ad ogni cristiano". Ognuno cioe' e' chiamato a essere santo: "il religioso da religioso, il secolare da secolare, il sacerdote da sacerdote, il maritato da maritato, il mercante da mercante, il soldato da soldato, e cosi' parlando d'ogni altro stato". Entrambi "dottori della Cheisa" i due santi, ha concluso, "pur in luoghi e tempi diversi, parlano lo stesso linguaggio per invitarci a crescere nella fede e a vivere con amore e con gioia il nostro essere cristiani nelle semplici azioni di ogni giorno, per camminare sulla strada della santita', sulla strada verso Dio e verso la vera gioia".
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PAPA: FA APPELLO PER COSTA D'AVORIO E INVIA CARD. TURKSON
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 30 mar.
Benedetto XVI lancia un "appello pressante" per "l'urgente ristabilimento del rispetto e della collaborazione pacifica" in Costa d'Avorio e invia "in quel nobile Paese, il cardinale Peter Kodwo Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, al fine di manfestare la mia solidarieta' a quella della Chiesa Universale alle vittime del conflitto e incoraggiare alla riconcilaizioen e alla pace".
"Da lungo tempo", spiega il Pontefice ai circa 20mila fedeli arrivati in piazza San Pietro per l'Udienza Generale, "il mio pensiero va spesso alle popolazioni della Costa d'Avorio, traumatizzate da dolorosi lutti interni e dolorose tensioni sociali e politiche. Mentre esprimo la mia vicinanza a tutti coloro che hanno perduto un loro caro e soffrono per la violenza, lancio un appello pressante al fine di avviare il piu' presto possibile un processo di dialogo costruttivo per il bene comune" che "l'opposizione drammatica" rende piu' urgente. "Qualunque sforzo", conclude, "deve essere speso in questo senso".
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mercoledì 30 marzo 2011
Il Papa: Dio non è severo. I confessori siano comprensivi come Lui. Appello per la Costa d'Avorio (Izzo)
1 commento:
Ci siamo trasferiti ad altro indirizzo
:-)
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E questo sarebbe l'algido panzerkardinal divenuto Papa che certi idioti ancora evocano?
RispondiEliminaAlessia