domenica 27 marzo 2011

Il Papa: un lavoro sicuro, dignitoso e stabile per tutti (Cardinale)

Il Papa: un lavoro sicuro, dignitoso e stabile per tutti

DA ROMA GIANNI CARDINALE

La Chiesa «sostiene, conforta, incoraggia ogni sforzo diretto a garantire a tutti un la­voro sicuro, dignitoso e stabile».
Lo riba­disce Benedetto XVI incontrando in udienza migliaia di fedeli della diocesi di Terni-Narni-Amelia, guidati dal vescovo Vincenzo Paglia, per fare memoria del trentesimo anniversario del­la visita di Giovanni Paolo II al capoluogo um­bro del 19 marzo 1981. Terni, ricorda il Papa, «è segnata dalla presen­za di una delle più grandi fabbriche dell’acciaio, che ha contribuito alla crescita di una signifi­cativa realtà operaia», con «un cammino se­gnato da luci, ma anche da momenti difficili, co­me quello che stiamo vivendo oggi».
«So – sot­tolinea – che la Chiesa diocesana le fa sue e sen­te la responsabilità di esservi accanto» e «lo fa a partire dalla sorgente, dall’Eucaristia». Dopo aver citato la lettera pastorale di monsignor Pa­glia, «L’Eucaristia salva il mondo», il Papa rico­nosce che la decisione di far diventare la mes­sa domenicale «il fulcro dell’azione pastorale della Diocesi», è «una scelta che ha portato i suoi frutti». «L’esortazione ad essere 'eucaristi­ci' – evidenzia il Pontefice – non è un semplice invito morale rivolto a singoli individui, ma è molto di più: è l’esor­tazione a partecipare al dinamismo stesso di Gesù che offre la sua vita per gli altri, perché tutti siano una cosa sola». Ed è in «questo orizzonte» che si «col­loca anche il tema del lavoro, che oggi vi preoccupa, con i suoi problemi, soprattutto quello della disoccu­pazione ». Il lavoro in­fatti «è uno degli ele­menti fondamentali sia della persona u­mana, che della so­cietà».
E «le difficili o precarie condizioni del lavoro rendono diffici­li e precarie le condizioni della società stessa, le condizioni di un vivere ordinato secondo le e­sigenze del bene comune». A questo punto il Papa introduce «il grave problema della sicu­rezza sul lavoro».
«So – dice – che più volte a­vete dovuto affrontare anche questa tragica realtà. Occorre mettere in campo ogni sforzo perché la catena delle morti e degli incidenti venga spezzata». E poi il dramma della «preca­rietà del lavoro, soprattutto quando riguarda il mondo giovanile», un aspetto – esclama il Pa­pa – «che non manca di creare angoscia in tan­te famiglie!». Riguardo poi alla difficile situa­zione dell’industria chimica e siderurgica di Ter­ni – richiamata da monsignor Paglia nel suo sa­luto – il Pontefice afferma: «Vi sono particolar­mente vicino, mettendo nelle mani di Dio tut­te le vostre ansie e preoccupazioni, e auspico che, nella logica della gratuità e della solida­rietà, si possano superare questi momenti, af­finché sia assicurato un lavoro sicuro, dignito­so e stabile». Approfondendo il tema della dignità del lavo­ro il Papa spiega che esso «aiuta ad essere più vicini a Dio e agli altri».
«Gesù stesso – spiega – è stato lavoratore, anzi ha passato buona parte della sua vita terrena a Nazaret, nella bottega di Giuseppe». «Anzi, – sottolinea citando un di­scorso pronunciato da Giovanni Paolo II a Ter­ni nel 1981 – il suo lavoro, che è stato un vero lavoro fisico, ha occupato la maggior parte del­la sua vita su questa terra, ed è così entrato nel­l’opera della redenzione dell’uomo e del mon­do ». «Già questo – continua con parole sue Be­nedetto XVI – ci parla della dignità del lavoro, an­zi della dignità specifica del lavoro umano che viene inserito nel mistero stesso della reden­zione ». Ed è «importante comprenderlo in que­sta prospettiva cristiana», perché «spesso, inve­ce, viene visto solo come strumento di guada­gno, se non addirittura, in varie situazioni nel mondo, come mezzo di sfruttamento e quindi di offesa alla stessa dignità della persona».
Il Papa non manca infine di «accennare pure al problema del lavoro nella domenica». «Pur­troppo – constata – nelle nostre società il ritmo del consumo rischia di rubarci anche il senso della festa e della domenica come giorno del Si­gnore e della comunità».

© Copyright Avvenire, 27 marzo 2011

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