L’OSSERVATORE ROMANO: LIBRO PAPA, LA PASQUA, IL TRADIMENTO DI GIUDA E IL PROCESSO
La Pasqua, il tradimento di Giuda e il processo davanti a Pilato.
Sono questi gli argomenti degli “stralci” del secondo volume del libro del Papa, “Gesù di Nazaret” – che verrà presentato il 10 marzo – pubblicati dall’Osservatore Romano e anticipati dalla Libreria Editrice Vaticana, d’intesa con Herder che ha curato l’edizione principe dell’opera. A proposito dell’Ultima Cena, papa Benedetto XVI scrive che “Gesù muore nel momento, in cui nel tempio vengono immolati gli agnelli pasquali. Egli muore come l’Agnello vero che negli agnelli era solo preannunciato”. “La crocifissione – spiega il Papa riguardo alla differenza tra la cronologia giovannea e quella dei Vangeli sinottici – non è avvenuta nel giorno della festa, ma nella sua vigilia. Ciò significa che Gesù è morto nell’ora in cui nel tempio venivano immolati gli agnelli pasquali”. Perché allora i sinottici hanno parlato di una cena pasquale, e che cosa è stata veramente l’ultima cena di Gesù? “Gesù – rispone il Santo Padre – era consapevole della sua morte imminente. Egli sapeva che non avrebbe più potuto mangiare la Pasqua. In questa chiara consapevolezza invitò i suoi ad un’ultima cena di carattere molto particolare, una cena che non apparteneva a nessun determinato rito giudaico, ma era il suo concedo, in cui Egli dava qualcosa di nuovo, donava se stesso come il vero Agnello, istituendo così la ‘sua’ Pasqua”.
“Gesù deve sperimentare l’incomprensione, l’infedeltà fino all’interno del cerchio più intimo degli amici e così ‘compiere la Scrittura’”. Nel suo nuovo libro, il Papa spiega così il tradimento di Giuda”. “La rottura dell’amicizia – prosegue – giunge fin nella comunità sacramentale della Chiesa, dove sempre di nuovo ci sono persone che prendono ‘il suo pane’ e lo tradiscono”. Quanto a Giuda, la sua vicenda dimostra che “chi rompe l’amicizia di Gesù non giunge alla libertà, non diventa libero, ma diventa invece schiavo di altre potenze”. Senza contare la “seconda tragedia”, dopo il tradimento, quando Giuda si accorge che “non riesce più a credere a un perdono”, ed il suo pentimento “diventa disperazione”. “Un pentimento che non riesce più a sperare, ma vede ormai solo il proprio buio, è distruttivo e non è un vero pentimento”, ammonisce il Papa, perché “fa parte del giusto pentimento la certezza della speranza”, che “nasce dalla fede”. Infine, il processo a Gesù, durante il quale Pilato, secondo il Papa, si trova di fronte alla domanda “che cosa è la verità”, per lui “irrisolvibile e, per il suo compito, impraticabile”. “Anche oggi, nella disputa politica come nella discussione circa la formazione del diritto – scrive Benedetto XVI - per lo più si prova fastidio per essa. Ma senza la verità l’uomo non coglie il senso della sua vita, lascia il campo ai più forti”.
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