giovedì 28 aprile 2011

Il Papa: la solidarietà si coniughi con l'ordine sociale (Gasparroni)

Ratzinger: la solidarietà si coniughi con l'ordine sociale

Fausto Gasparroni

CITTA' DEL VATICANO

Gli abitanti di Lampedusa devono continuare «nel loro apprezzato impegno di solidarietà» verso gli immigrati dal Nord Africa, da accogliere come «fratelli», ma al contempo le autorità pubbliche devono «tutelare l'ordine sociale», «nell'interesse di ogni cittadino». Il tema dell'emergenza-immigrazione, seguita all'esplodere delle rivolte e dei conflitti nei Paesi nordafricani, è sempre al centro dell'attenzione di Benedetto XVI, che vi ha fatto cenno ieri durante l'udienza generale.
Salutando alla fine i fedeli di Lampedusa, presenti tra gli oltre ventimila di Piazza San Pietro insieme all'arcivescovo di Agrigento monsignor Francesco Montenegro, il Papa li ha incoraggiati «a continuare nel loro apprezzato impegno di solidarietà verso i fratelli migranti, che trovano nella loro isola un primo asilo di accoglienza». «In pari tempo – ha aggiunto – auspico che gli organi competenti proseguano l'indispensabile azione di tutela dell'ordine sociale nell'interesse di ogni cittadino».
Le parole rivolte dal Papa ai lampedusani sono state anche interrotte da un applauso. E i fedeli giunti dall'isola hanno anche portato in dono al Pontefice una croce, opera di Franco Tuccio, realizzata con il legno dei barconi di immigrati giunti sull'isola dal Nord Africa, consegnata a Benedetto XVI al momento del «baciamano». Mons. Montenegro, tra l'altro, ha voluto sottolineare con l'Osservatore Romano come durante l'emergenza delle ultime settimane, con le ripetute ondate di sbarchi di migliaia di persone, molti abitanti hanno aperto le loro case per far dormire quanti non avevano riparo. Secondo l'arcivescovo, nonostante allarmismi e incomprensioni spesso enfatizzati oltremisura dai media, «gli abitanti sono da sempre solidali verso chi è nel bisogno».
La loro presenza all'udienza generale – hanno spiegato il parroco e il vice parroco di Lampedusa, don Stefano Nastasi e don Vincent Mwagala – voleva essere «un appello al Papa perchè non li lasci soli e preghi per loro».
L'invito alla solidarietà verso i «fratelli migranti» chiudeva un'udienza nella quale il Pontefice, parlando della Pasqua, «cuore del mistero cristiano», ha spiegato che essa indica «la via non solo per trasformare noi stessi, ma per trasformare il mondo, per dare alla città terrena un volto nuovo che favorisca lo sviluppo dell'uomo e della società secondo la logica della solidarietà, della bontà, nel profondo rispetto della dignità propria di ciascuno». Per Ratzinger, «la fede nel Cristo risorto trasforma l'esistenza», mentre «nella risurrezione di Gesù inizia una nuova condizione dell'essere uomini, che illumina e trasforma il nostro cammino di ogni giorno e apre un futuro qualitativamente diverso e nuovo per l'intera umanità». Basta, dunque, con «quella cupidigia che è idolatria», ha detto citando San Paolo. Basta con «il desiderio insaziabile di beni materiali, l'egoismo, radice di ogni peccato». Bisogna invece rivestirsi «di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità». «Ma sopra tutte queste cose – ha detto ancora ricordando l'Apostolo delle genti - rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto».

© Copyright Gazzetta del sud, 28 aprile 2011

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