Le versione di Bertone sulla Dominus Iesus chiude velenose polemiche
Paolo Rodari
Pochi documenti della chiesa cattolica hanno provocato lacerazioni, anche nel corpo ecclesiale, come la dichiarazione dogmatica “Dominus Iesus”.
Pubblicata dalla Dottrina della fede nel 2000, ribadì l’assoluta unicità di Gesù Cristo in ordine alla salvezza di tutti gli uomini. Fu il cardinale Walter Kasper, quando ancora guidava i rapporti ecumenici, a dire che “alcune formulazioni del testo non sono facilmente accessibili ai nostri partner”. Tra questi gli ebrei.
Joseph Ratzinger, all’epoca prefetto dell’ex Sant’Uffizio, dovette spiegarsi e dire che restava “evidente che il dialogo di noi cristiani con gli ebrei è su un piano diverso rispetto a quello con le altre religioni. La fede testimoniata nella Bibbia degli ebrei, l’Antico testamento dei cristiani, per noi non è un’altra religione, ma il fondamento della nostra fede”.
Scrive Sandro Magister che anche a livelli gerarchici alti della chiesa cattolica “si diffuse la leggenda che Wojtyla, personalmente svogliato, pubblicò la ‘Dominus iesus’ solo per dare soddisfazione al cardinale Ratzinger”. Le cose non andarono così. O almeno così afferma ora il segretario di stato vaticano Tarcisio Bertone – all’epoca era segretario della Dottrina delle fede – che scrive nel suo ultimo lavoro edito dalla Libreria editrice vaticana (“Un cuore grande. Omaggio a Giovanni Paolo II”) che “il Papa stesso ha voluto la ‘Dominus Iesus’ nonostante le dicerie che hanno attribuito a una fissazione di Ratzinger o della Dottrina della fede il fatto di aver voluto questa famosa dichiarazione, dicerie che si erano propagate anche in campo cattolico”.
Mentre “fu Giovanni Paolo II a chiedere la dichiarazione perché era rimasto colpito dalle reazioni critiche alla sua enciclica sulla missionarietà, la ‘Redemptoris missio’, con la quale voleva incoraggiare i missionari ad annunciare il Cristo anche nei contesti dove sono presenti altre religioni, per non ridurre la figura di Gesù a un qualsiasi fondatore di un movimento religioso. Le reazioni erano state negative, soprattutto in Asia, e il Papa ne era rimasto molto amareggiato. Allora, nell’Anno Santo, disse: ‘Per favore, preparate una dichiarazione dogmatica’”.
Certo, purtroppo “non solo in campo laico, ma anche in campo cattolico” alcuni si allinearono alle critiche. “Il Papa rimase doppiamente amareggiato. Ci fu una sessione di riflessione. Alla fine della riunione, il Papa ci disse: ‘Voglio difenderla e voglio parlarne domenica primo ottobre, durante la preghiera dell’Angelus – eravamo presenti io, il cardinale Ratzinger e il cardinale Re – e vorrei dire questo e quest’altro’”.
Pubblicato sul Foglio mercoledì 27 aprile 2011
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mercoledì 27 aprile 2011
4 commenti:
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Chissà che delusione per i detrattori di BXVI: anche GPII era cattolico!
RispondiEliminaI cattolici adulti e i laicisti incalliti hannodato in questi anni, e, purtroppo, continuano a dare un immagine stereotipata di Karol Wojtila...che danza, che canta, che abbraccia, sempre pronto ai fuori programma, ma il karol vero fu ben altro. Io non mi accontento del Karol dei Famiglia Cristiana e di tante riviste....leggere Karol Wojtila, i suoi documenti, le sue poesie traspare una continuità nella Tradizione.Giovanni Paolo II era fortemente legato a tutta la storia della Chiesa, come lo fu Giovanni XXIII. Ma la lettura che Bianchi, Melloni (basti vedere la Storia siamo noi , andata in onda l'altra sera,) danno è veramente insoddisfacente. Non sono mancate infati le fecciatine di Bianchi in merito alla Encicliche Sociali di GPII e quella scrita da BXVI. Secondo Bianchi il primo poteva parlare seriamente di lavoro perchè aveva lavorato, il secondo.....non ha mai toccato unmartello o una pialla e quindi la sua enciclica è da cestinare. naturalemte Bianchi si guarda bene dal dirlo apertamente ma tra le righe....
RispondiEliminatroppo tardi.
RispondiEliminabertone doveva parlare prima.
ora è tardi.
Vorrei prendere Bianchi e chiedergli di leggere assieme a me le grandi encicliche sociali di GPII. Non sono sicuro che di fronte a certi passaggi e capitoli le troverebbe tanto entusiasmanti, visto come il grande Polacco andava giù duro - e giustamente! - col socialismo e qualunque forma di collettivismo spacciato per "solidarietà" e staccato dal'annuncio della verità di Cristo
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