venerdì 1 aprile 2011

Libia, vicario di Tripoli: i raid uccidono otto persone a Sirte. Crociata: i raid non sono attenti all'incolumità dei civili. Immigrati, Cei: la Chiesa è mobilitata in Italia ed Europa (Izzo)

LIBIA: VICARIO TRIPOLI, RAID UCCIDONO 8 CIVILI A SIRTE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 1 apr.

Otto donne e bambini e una quarantina di militari sono le vittime delle incursioni aeree della scorsa notte a Sirte. Lo riferisce mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, vicario Apostolico di Tripoli, che ha appreso la notizia dall'ospedale di Sirte. Ieri mattina il vescovo aveva gia' denunciato altre 40 vittime civili di un precedente raid, sulle cui morti la Nato si e' detta disposta ad investigare. "La Nato venga a vedere se e' vero che ci sono state vittime civili" - commenta mons. Martinelli intervistato in proposito dal Servizio Informazione Religiosa. "E' bene - aggiunge - parlare con i libici colpiti, andare all'ospedale di Sirte e verificare con i propri occhi". Negli ospedali "fanno quello che possono ma le urgenze sono tante". Spesso, prosegue il vescovo, "devono chiedere aiuto ad altri ospedali". Mons. Martinelli ribadisce il suo pensiero sull'intervento militare: "E' impossibile una guerra chirurgica: come si puo' pensare di bombardare un sito militare quando non si sa cosa c'e' dentro. Ci puo' essere un deposito di armi, di bombe. Di conseguenza tutta la zona e' colpita dalle ripercussioni di un bombardamento. Sirte e' piena di campi militari ovunque, e' ovvio che possano essere colpiti dei civili". Secondo il vescovo francescano, "bisogna avere il coraggio di dialogare con Gheddafi". "So - assicura - che e' possibile incontrarlo. Bisogna aprire una trattativa per cercare di riconciliare le parti". Su un eventuale esilio di Gheddafi, il presule rileva che "tutto e' possibile, a condizione sia fatto nel rispetto della persona, chiunque essa sia, perche' si possa convincerlo e trovare il modo di farsi da parte, se necessario". Tutto cio', spiega, "facendo entrare nel dialogo anche l'Unione africana e la Lega Araba, che e' l'unico modo per poter capire e decidere insieme cosa fare". "Nei giorni scorsi - rivela infine il vescovo - a Malta sono arrivati 800 eritrei". In questo momento, per la Chiesa cattolica "l'urgenza importante sono gli immigrati sub sahariani rimasti senza lavoro, che ci chiedono aiuto. Il gruppo si e' ridimensionato del 75 per cento rispetto alle centinaia che nei giorni scorsi bussavano alle porte della Caritas. Ma sono comunque decine e decine di persone".

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LIBIA: CROCIATA, RAID NON ATTENTI A INCOLUMITA' CIVILI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 1 apr.

Riguardo alla crisi libica, nella posizione della Cei che chiede ora di fermare le armi, prevalgono "piu' gli elementi di continuita' che quelli disconituita'". Lo afferma il segretario generale dell'Episcopato Italiano, mons. Mariano Crociata rispondendo ai gioralisti nella conferenza stampa conclusiva del Consiglio Permanente.
"Si tratta - ha spiegato il vescovo - di rispondere alla preoccupazione che nasce di fronte a civili inermi e in pericolo, davanti a sconvolgimenti nel loro Paese e poi per i danni di interventi militari non sufficientemente attenti a tutelare l'incolumita' dei civili".

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IMMIGRATI: CEI, CHIESA E' MOBILITATA IN ITALIA E IN EUROPA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 1 apr.

Per far fronte all'emergenza di questi giorni, "la Caritas ha individuato 2500 posti in 93 diocesi. 200 dei quali in una struttura dell'arcidiocesi di Agrigento, che con l'isola di Lampedusa e' la diocesi piu' impegnata". Questo impegno, spiega il vescovo Mariano Crociata, che e' il segretario della Cei, "dice come l'individualismo non ci fa andare avanti, e' sbagliato anche tra di noi e non solo verso questi uomini che arrivano fuggendo al rischio di morire, persone in pericolo di vita gia' nei Paesi da dove partono e poi nel viaggio". "La Chiesa - aggiunge - fa un gesto, pone un segno per dire che dobbiamo cambiare atteggiamneto. E' una testimonianza di accoglienza. Uno sforzo ulteriore che si vuole compiere per affermare il valore della solidarieta' nonostante la crisi. Un modo anche per dire che "l'invito che rivolgiamo non e' solo a parole". "Anche la Chiesa in Europa - ha poi rivelato mons. Crociata - non e' insensibile di fronte all'emergenza e posso anticipare che il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee probabilmente interverra' a favore dell'esigenza di un coinvolgimento delle istituzioni europee e piu' in generale sul tema del Nord Africa".
Rispondendo ai giornalisti che facevano notare come la disponibilita' offerta dalla Chiesa Italiana avra' costi molto elevati sui suoi bilanci, riguardando il 20 per cento del totale degli arrivi di questi giorni, mons. Crociata ha detto: "non abbiamo fatto questi conti. I posti disponibili sono in strutture che hanno un riferimento ecclesiale. L'accoglienza che offriamo e' un sostentamento materiale che fa fronte a tutte le necessita' delle persone che arrivano, cioe' il vitto, l'alloggio e anche un dignitoso vestiario. Tutte le Chiese locali e tutte le Caritas fanno fronte quotidianamente alle richieste di sussidi e pasti, e si impegnao nei confronti di tutti i poveri. Qui ci sono immigrati che hanno bisogno di tutto, non potevamo restaer inerti". Per Crociata, "e' importante che impariamo tutti questo senso fraterno che auspichiamo cresca". "Come economia - ha osservato - siamo in crisi, ma non per questo ci chiudiamo". "Il nostro - ha concluso il presule - vuole essere un segno, non abbiamo soluzioni politiche da proporre per rispondere all'appello evangelico che viene da queste circostanze, che e' piu' vasto per estensione sociale e politica e di piu' lungo periodo rispetto all'attuale emergenza".

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