venerdì 29 aprile 2011

Ratzinger e predecessore tra continuità e discontinuità (TMNews)

Wojtyla/ Ratzinger e predecessore tra continuità e discontinuità

A lungo collaboratore,negli anni emergono differenze e divergenze

Sui due Pontefici differenze anche di stile

La scelta di Ratzinger di beatificare Giovanni Paolo II è un omaggio del Papa al suo predecessore, oltre che una risposta alla diffusa devozione di cui è circondato Wojtyla a sei anni dalla morte.
Ma più passa il tempo e più il Pontificato di Benedetto XVI assume una fisionomia propria, marcando anche profonde differenze, se non divergenze, rispetto al lungo Pontificato precedente. Tra Ratzinger e Wojtyla, di certo, c'è stato grande affetto e stretta collaborazione.
Eletto Papa nel 1978, Giovanni Paolo II chiamò a Roma l'allora arcivescovo di Monaco a novembre del 1981, pochi mesi dopo l'attentato di Ali Agca che gli fece rischiare la vita e lo lasciò a lungo debilitato. Dal 1982, quando assunse l'incarico di Prefetto della Congregazione della Dottrina della fede, Ratzinger fu il 'guardiano della fede' del Pontificato di Wojtyla. Per alcuni fu l'ideologo del Papa polacco, sebbene in realtà Giovanni Paolo II avesse una solida formazione teologica e prendesse le decisioni autonomamente.
Lo ha spiegato di recente anche il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano di Ratzinger che ha raccontato, in un libro-intervista su Wojtyla, la vicenda della controversa dichiarazione dottrinale Dominus Iesus: "Il Papa stesso ha voluto in prima persona la dichiarazione dogmatica circa l'unicità e l'universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa (Dominus Jesus), nonostante le dicerie che hanno attribuito a una 'fissazione' del cardinale Ratzinger o della Congregazione per la Dottrina della Fede il fatto di aver voluto questa famosa dichiarazione, dicerie che si erano propagate anche in campo cattolico".
Fu Ratzinger, ad ogni modo, a supervisionare il lavoro dottrinale di tutto il Pontificato Wojtyla, dalle indicazioni sulla teologia della liberazione al primo giro di vite sulla pedofilia.
Tanto è stata la riconoscenza di Ratzinger che, ancora di recente, gli è capitato di parlare ad alcuni interlocutori di Wojtyla come "il" Papa.
Ciononostante non mancarono, già durante gli anni del Pontificato wojtyliano, sottili distinguo di Ratzinger. Chi lo conosceva bene raccontò che, pur senza prese di distanza plateali, il porporato tedesco non era in perfetto accordo con Wojtyla sull'incontro interreligioso di Assisi del 1986 e avrebbe preferito altre puntualizzazioni sui 'mea culpa' di Giovanni Paolo II. Ma non gradì neppure lo stile grandioso che accompagnò il Giubileo del 2000.
Quanto alla pedofilia, fu tra i più fermi nell'affrontare con decisione lo scandalo e si scontrò, per questo, con altri settori della Curia romana pur vicini a Wojtyla. Anche per quanto riguarda i due filoni di indagine che hanno toccato il Vaticano l'ultimo anno - gli immobili di Propaganda fide nel quadro delle inchieste sugli appalti pubblici e i movimenti sospetti dello Ior - si è trattato di vicende che hanno le loro radici negli anni di Wojtyla e che, sotto Ratzinger, sono state man mano gestite con rigore diverso.
Gli attriti con il mondo ebraico e con il mondo musulmano nati da alcune prese di posizione del Papa tedesco - quando malaccorte, quando mal comprese - hanno determinato, nel corso degli anni, un rapporto meno facile, ancorché molto franco, con le altre due religioni abramitiche.
Meno sensibile ai grandi scenari geopolitici, inoltre, Ratzinger si è differenziato da Wojtyla anche per interventi meno vigorosi su vicende come la pace e la guerra, che pure ha citato a più riprese nei suoi discorsi, nelle sue encicliche e nei suoi messaggi. Proprio per commemorare i 25 anni dall'incontro di Assisi fortemente voluto da Wojtyla e sostenuto dalla comunità di Sant'Egidio, poi, Ratzinger ha deciso di recarsi nella cittadina umbra che ha dato i natali a San Francesco il prossimo ottobre. Le differenze tra i due Papi sono anche questione di stile. Ne ha parlato senza infingimenti lo stesso Benedetto XVI nel suo recente libro-intervista 'Luce del mondo' con Peter Seewald.
Se Wojtyla conquistò moltitudini e platee, Ratzinger si domanda "se sia veramente giusto offrirsi sempre alle folle e farsi acclamare come una star". Quando l'intervistatore fa l'esempio dei lunghi viaggi di Giovanni Paolo II in giro per il mondo, Benedetto XVI ammette candidamente: "Le visite pastorali chiedono tanto ad uno come me".
Il paragone con Wojtyla è un problema? "Mi sono semplicemente detto che sono quel che sono. Non cerco di essere un altro. Quel che posso dare dò, e quel che non posso non cerco nemmeno di darlo".
Siderale la distanza tra i due Papi in rapporto all'attività fisica. Wojtyla sciava, arrampicava, nuotava.
Lo sport? "Non ne ho proprio il tempo e, ringranziando Iddio, in questo momento nemmeno mi serve", risponde Ratzinger. Al di là dell'aneddotica, però, è anche su questioni di sostanza che si misura la differenza tra i due Pontefici. Anche Wojtyla pensò, con l'avanzare della malattia, a dimettersi. Ma non lo disse mai in pubblico.
Ora Benedetto XVI ammette che un Papa può dimettersi quando "non ce la fa più". Se il Papa polacco contrastò con tutte le sue forze i sacerdoti che abbandonavano l'abito talare per una donna, ora il Pontefice tedesco spiega, molto semplicemente, che se un prete vuole davvero sposarsi è bene che lo faccia. Quanto alla pedofilia, infine, Ratzinger risponde a domande che riguardano anche il caso forse più clamoroso, quello del fondatore dei Legionari di Cristo, Marcial Maciel, sacerdote messicano pedofilo, tossicodipendente e padre di diversi figli illegittimi. Nell'entourage di Wojtyla c'è chi lo difese strenuamente.
Oggi Ratzinger ammette: "Purtroppo abbiamo affrontato la questione solo con molta lentezza e con grande ritardo. In qualche modo era molto ben coperta e solo dal 2000 abbiamo iniziato ad avere dei punti di riferimento concreti".

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