Una prospettiva cattolica orientale per la nuova evangelizzazione in vista del Sinodo del 2012
Come permettere alle Chiese cattoliche orientali di essere protagoniste di una nuova evangelizzazione in un mondo globalizzato. Questi i temi del seminario “La nuova evangelizzazione all’interno e all’esterno: una prospettiva cattolica orientale”, svoltosi ieri al Pontificio Istituto Orientale, in coincidenza con la visita ad limina dei vescovi siro-malabaresi e siro-malankaresi ed in vista del Sinodo del 2012. Il seminario, presieduto dal cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, ha visto, tra gli altri, l’intervento di mons. Natale Loda, docente alla Pontificia Università Lateranense. Mons. Loda, intervistato dall’agenzia Zenit, ha spiegato come, dopo la creazione del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, il dibattito si sia concentrato su “come fare perché questa nuova evangelizzazione, che è un diritto e un dovere per tutti i fedeli cristiani, possa arrivare anche nel contesto delle Chiese orientali”. L’evangelizzazione, ha spiegato il docente “non ha più un aspetto solamente territoriale, come diceva già Giovanni Paolo II nell’enciclica Redemptoris Missio”, ma deve essere “una risposta adeguata ai segni dei tempi e ai bisogni degli uomini, dei popoli di oggi, a questi scenari che disegnano la cultura attraverso la quale raccontiamo la nostra identità e cerchiamo il senso delle nostre esistenze, il tutto guardando proprio a Cristo”. In questo contesto alle Chiese orientali spetta un compito impegnativo, quello di far entrare la fede anche dove non c’è mai stata. Per questo è necessario proporre Cristo in modo che entri nel profondo delle loro vite. “Pensiamo per esempio come in tante situazioni permangono dei problemi molto grandi di carattere culturale, come le caste in India”, ha specificato mons. Loda. Su questo lavoro di inculturazione il professore ha ricordato che “in tutte le culture ci sono elementi buoni che non solo non si oppongono, ma nel cristianesimo possono diventare fonte ulteriore di testimonianza per il popolo e per coloro che devono ricevere la Buona Novella”, aggiungendo che, “le Chiese orientali in India hanno una forza molto grande per i sacerdoti e le suore” e svolgono un’opera già grandissima, malgrado non ci siano disponibilità economiche”. L’India gode di una certa tranquillità politica, ha aggiunto il professore, ma ci sono “altre parti del mondo dove veramente l’evangelizzazione e la testimonianza pongono a rischio la vita di coloro che lì lavorano e agiscono”. Questa situazione, oltre al sostegno con la preghiera, ci deve portare a “cercare una tutela per queste persone”. Mons. Loda si è poi soffermato sulla figura di Madre Teresa, “un'icona per tutta l’India”, che fuori dagli ambienti cristiani, rischia di essere percepita al di là della sua appartenenza alla religione cattolica. Madre Teresa ha insegnato che “la carità vera e l’annuncio non è un'imposizione, ma una proposizione che va incontro a quelle che sono le necessità della gente e dei poveri e di quanti si incontrano nella propria esperienza”. Padre James McCann, rettore del Pontificio Istituto Orientale, si è soffermato invece sul problema della giurisdizione delle Chiesi Orientali in India. “La questione è oggi molto importante perché delle popolazioni in India si trovano molte volte fuori dal proprio territorio, e su questo per quanto riguarda l’India, il Diritto Canonico non è molto chiaro. Ci sono tanti siro-malabaresi”, ha aggiunto il prelato, “che si trovano fuori dal loro territorio tradizionale e ci si chiede come evangelizzarli. Un grande problema. Questo sarà trattato nelle discussioni che ci saranno prima del prossimo Sinodo”. (M.R.)
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