sabato 30 aprile 2011

Wojtyla, il Papa: domani sarà festa della fede. I commenti del vicario di Tripoli, di Navarro e del Sir (Izzo)

WOJTYLA: BENEDETTO XVI, DOMANI SARA' FESTA DELLA FEDE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 30 apr.

La beatificazione di Giovanni Paolo II si annuncia come una grande e universale "festa della fede". La descrive cosi' Benedetto XVI, in un breve testo autografo pubblicato in prima pagina dall'Osservatore Romano. "Ai lettori de L'Osservatore Romano, ai fedeli di Roma e ai pellegrini provenienti dal mondo intero - scrive di suo pugno Benedetto XVI - giunga il mio piu' cordiale benvenuto nel giorno della Beatificazione del Papa Giovanni Paolo II. Questa festa della fede sia una preziosa occasione per aprire le porte a Cristo e un forte invito a vivere, con la generosita' del nuovo Beato, il Vangelo dell'Amore. Giunga a tutti la mia Benedizione". "Un avvenimento straordinario, senza precedenti negli ultimi dieci secoli della storia della Chiesa. La beatificazione di Karol Wojtyla, Pontefice dal 1978 al 2005 con il nome di Giovanni Paolo II, si annuncia come una grande e universale festa della fede", scrive l'Osservatore commentando il breve messaggio autografo di Papa Ratzinger, "l'immediato successore che presiede la solenne concelebrazione eucaristica domenica primo maggio, in piazza San Pietro. Una festa - aggiunge il direttore del giornale vaticano, professor Giovanni Maria Vian - che migliaia di persone giunte a Roma da tutto il mondo si preparano a vivere proprio in queste ore. E che, nell'auspicio dello stesso Papa Ratzinger, costituisce una preziosa occasione per aprire le porte a Cristo. Ai giovani - si legge ancora nel corsivo - il compito di inaugurare questa tre giorni di celebrazioni, con la veglia di sabato sera al Circo Massimo, in collegamento con cinque santuari mariani di diversi continenti. Domenica mattina, la cerimonia in piazza San Pietro, dove il giorno dopo, il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, celebrera' la messa di ringraziamento in onore del nuovo beato".

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WOJTYLA: LA PREGHIERA DEL VICARIO APOSTOLICO DI TRIPOLI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 30 apr.

"Chiediamo l'intercessione di Giovanni Paolo II che puo' fare miracoli". Lo afferma monsignor Giovanni Innocenzo Martinelli, vicario apostolico di Tripoli, in un'intervista all'agenzia vaticana Fides, nella quale ricorda che "e' stato questo Papa ad avviare le relazioni diplomatiche con la Libia, nel 1997, quando questo Paese era sotto embargo internazionale". "Volevo essere a Roma - rivela - per la beatificazione di questo grande Pontefice. Sto pero' pregando incessantemente perche', attraverso la sua intercessione, si trovi una soluzione pacifica alla crisi". "Papa Giovanni Paolo II - ricorda Martinelli - ci ha insegnato che le tensioni ed i contrasti si devono risolvere non con gli embarghi, e aggiungerei non con le bombe, ma con il dialogo. Questo e' stato il suo forte insegnamento. La guerra non puo' portarci alla pace".

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WOJTYLA: NAVARRO, ENCICLICA PIU' BELLA SCRITTA CON LA SOFFERENZA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 30 apr.

"In un Pontificato ricchissimo di incidenze storiche, il capolavoro di Giovanni Paolo II per me e' quello compiuto nella sua stessa vita: l'aver mantenuto in tutta la sua esistenza quella docilita' interiore necessaria per dire sempre si' a tutto quello che gli veniva chiesto da Dio. Ed infatti l'enciclica piu' bella e' quella che ha vissuto piu' che scritto, con le sue sofferenze durante la malattia". Lo ha detto il dottor Joaquin Navarro Valls, storico portavoce di Giovanni Paolo II, in un'intervista all'Agi. "Papa Wojtyla - ha spiegato - ci ha fatto capire cosa sia la dignita' della persona umana e non c'e' dubbio che la partecipazione del mondo intero a quella sofferenza anche dopo anni rimane un valore al quale riferirsi".
Per Navarro, che oggi e' presidente dell'Universita' 'Campus Bio-medico', Giovanni Paolo II, in questo modo ci ha ricordato che "c'e' una domanda che va al di la' della ricerca biomedica e della bioetica: da dove gli viene all'uomo questa dignita'' che tutti proclamano? Una domanda che non si puo' evitare".
"In un Pontificato ricchissimo di incidenze storiche, il capolavoro di Giovanni Paolo II per me e' quello compiuto nella sua stessa vita: l'aver mantenuto in tutta la sua esistenza quella docilita' interiore necessaria per dire sempre si' a tutto quello che gli veniva chiesto da Dio. Ed infatti l'enciclica piu' bella e' quella che ha vissuto piu' che scritto, con le sue sofferenze durante la malattia". Lo ha detto il dottor Joaquin Navarro Valls, storico portavoce di Giovanni Paolo II, in un'intervista all'Agi. "Papa Wojtyla - ha spiegato - ci ha fatto capire cosa sia la dignita' della persona umana e non c'e' dubbio che la partecipazione del mondo intero a quella sofferenza anche dopo anni rimane un valore al quale riferirs".
Per Navarro, che oggi e' presidente dell'Universita' 'Campus Bio-medico', Giovanni Paolo II, in questo modo ci ha ricordato che "c'e' una domanda che va al di la' della ricerca biomedica e della bioetica: da dove gli viene all'uomo questa dignita'' che tutti proclamano? Una domanda che non si puo' evitare".
Quanto alle dichiarazioni raccolte nel processo di beatificazione di Giovanni Paolo II, Navarro afferma: "Quando saranno pubbliche riceveremo sorprese maggiori. E non mi riferisco a miracoli e prodigi compiuti in vita ne' alle penitenze che si sarebbe inflitto, delle quali si e' parlato recentemente. Miracoli e mortificazioni per me non aggiungono nulla alla sua grandezza spirituale. Per questo personalmente non avevo mai cercato conferme ad esempio su guarigioni che gli venivano attribuite. In realta' io per primo ero affascinato dal suo vivere intensamente la fede in ogni momento, in tutto quello che faceva. Con un'intensita' ed anche un'eleganza umana straordinarie".
Il Papa polacco, ha raccontato ancora il suo portavoce, "alle volte pregava disteso per terra". Ed una volta, "volando verso il Messico, gli era stato messo in aereo un letto a disposizione ma preferi' condividere con tutti gli altri la fatica di quel lungo volo restando seduto, e la mattina dell'arrivo affronto' poi le fatiche dei tanti incontri e cerimonie che erano in programma".
Nell'intervista il dottor Navarro ha confidato infine che egli stesso, tornato a indossare il camice bianco da medico prega Wojtyla. "Prima - ha detto - stavo con lui qualche ora al giorno. Ora posso essere in contatto con lui 24 ore al giorno. Per questo non ho nostalgia del passato".

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WOJTYLA: SIR, GRANDE INTERPRETE DI ROMA E DELL'ITALIA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 30 apr.

La beatificazione di Giovanni Paolo II sara' domani "anche una grande festa per l'Italia e gli italiani". Lo scrive il Servizio Informazione Religiosa, ricordando che "il primo Papa straniero dopo secoli, e' stato anche un grande interprete di Roma e dell'Italia". "Della citta' di cui era diventato e si sentiva fortemente vescovo aveva pienamente raccolto - si legge nel testo - il carattere insieme universale e familiare, quasi atemporale, per cui tutti si possono sentire a casa propria, in una terra nello stesso tempo molto marcata dai segni identitari ma senza confini". "All'Italia - afferma la nota firmata dal professor Francesco Bonini, politologo, docente all'Universita' di Chieti e alla Lumsa, oltre che coordinatore scientifico del Progetto Culturale della Cei - ha saputo parlare, senza retorica, ma con la credibilita' del testimone, di patria. E ha instancabilmente collegato questo suo appello all'idea che l'Italia avesse qualcosa di molto importante da dire e da fare in una Europa che a sua volta, riunificandosi, doveva ritrovare un ruolo di civilta', a partire dall'eredita' e dall'identita' cristiana". Il professor Bonini cita in proposito quanto scritto da Wojtyla in una famosa lettera dell'Epifania 1994, al culmine della "crisi italiana", quando il Papa polacco si disse "convinto che l'Italia come nazione ha moltissimo da offrire a tutta l'Europa". Questo, conclude la nota, "puo' valere anche oggi come indicazione, per tutti. E, nello stesso tempo, puo' rappresentare anche il trait d'union" con l'appello dei vescovi per una "nuova generazione di cattolici impegnai in politica".

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WOJTYLA: SIR, NON PENSAVA CHE SECOLARIZZAZIONE FOSSE INEVITABILE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 30 apr.

"Giovanni Paolo II non era assolutamente convinto di un inevitabile destino di secolarizzazione, per l'Italia e per l'Europa. E lo dimostra con il coraggio delle opere, nella certezza della fede". Lo scrive il Servizio Informazione Religiosa in una nota a firma di Francesco Bonini, coordinatore scientifico del progetto culturale della Cei. Una convinzione, assicura, "che tutti coloro che gli sono passati anche solo per poco accanto testimoniano essere fondata sulla realta' misteriosa e trasparente della preghiera continua, il grande messaggio pubblico, politico e sociale, che Giovanni Paolo II ha lanciato". "Nell'Italia e nella stessa Chiesa italiana della fine degli anni Settanta, alle prese con una stagione di crisi e contemplazione della crisi, questo messaggio, cosi' semplice e diretto, provoca - ricorda il professor Bonini, che e' docente di scienze politiche a Chieti e alla Lumsa di Roma - effetti dirompenti e fragorosi, getta semi inediti, destinati a fruttificare nel corso del decennio successivo e molto oltre". "Alla stagione della crisi, che tocca il suo apogeo proprio durante gli anni Settanta, succede cosi' - sottolinea l'editoriale proposto dal Sir ai 150 settimanali cattolici italiani - quella della 'riconfigurazione' del mondo cattolico, privo ormai di complessi in ordine ad una modernita' di cui e' pienamente partecipe, come terreno di quella che il Papa definisce 'nuova evangelizzazione', sempre nel quadro di una realta' di popolo". "Una Chiesa di popolo in una vita di popolo, il popolo italiano, che Giovanni Paolo II - conclude Bonini - accompagna in tanti frangenti, dalle pulsioni secessioniste dei primi anni Novanta al passaggio del Giubileo, alle scelte di politica internazionale, di fronte alla pace e alla guerra, nei Balcani e nel Medio Oriente".

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