Il Papa richiama la Caritas “Risponda alla Santa Sede”
GIACOMO GALEAZZI
CITTÀ DEL VATICANO
Benedetto XVI scioglie il «nodo Caritas».
Dopo le tensioni tra la Santa Sede e la multinazionale cattolica della solidarietà, è intervenuto ieri il Papa per calmare la bufera provocata dal veto vaticano alla riconferma della popolare «lady Caritas».
Il segretario Lesley-Anne Knight («bocciata» da Roma contro la volontà del presidente Maradiaga) era caduta in disgrazia nei Sacri Palazzi a febbraio. All’origine del mancato «nulla osta» della Segreteria di Stato, retta dal cardinale salesiano Tarcisio Bertone, ci sarebbe una visione del proprio ruolo troppo autonoma dal magistero ecclesiastico. La progressista inglese seguiva una linea di indipendenza. «Ogni tanto mi viene chiesto come mai, come organizzazione cattolica, aiutiamo anche persone di altre fedi, come musulmani e buddhisti. La mia risposta è che aiutiamo la gente non perché loro sono cattolici, ma perché noi siamo cattolici», afferma.
E’ stata messa alla porta malgrado il presidente mondiale della Caritas, Maradiaga (anch’egli salesiano) la volesse ancora al suo fianco, tanto da protestare con la Segreteria di Stato per «il modo in cui non le è stato permesso di essere candidata». Il no del Vaticano «ha causato il reclamo nella nostra confederazione». Lamenta il cardinale Maradiaga: «Soprattutto molte donne che lavorano per la Caritas nel mondo avevano riposto speranze nella sua elezione e nei suoi successi». Poi un elogio che equivale a un «J’accuse» verso Roma: «Non perdiamo Lesley-Anne come una cristiana vibrante e una forte credente. La perdiamo come segretaria generale. Ma quel che ha raggiunto deve andare avanti. Il dialogo con la Santa Sede sul nostro comune futuro e sul nostro modo di essere Chiesa deve continuare». Ma ribadisce Maradiaga: «Avremmo tutti voluto continuare il nostro viaggio con una donna la cui professionalità, fede profonda e impegno nella Caritas sono conosciute e apprezzate all’interno della Chiesa e fuori nella comunità degli aiuti umanitari e dello sviluppo». La frattura tra centralisti e autonomisti è talmente grave da richiedere l’intervento papale. Ratzinger chiarisce che «la Caritas Internationalis è diversa da altre agenzie sociali». Non è una qualunque Ong, bensì «un organismo ecclesiale che condivide la missione della Chiesa». Perciò «la Santa Sede ha il compito di seguire la sua attività e di vigilare affinché la sua azione umanitaria e di carità e il contenuto dei documenti siano in piena sintonia con la Sede Apostolica e con il Magistero della Chiesa». E anche «affinché sia amministrata con competenza e in modo trasparente».
Un monito inequivocabile all’organizzazione umanitaria (composta dai 165 enti nazionali) che sarà guidata da Maradiaga e dal neo-segretario francese Michel Roy. La Caritas deve «riaffermare con forza» l’identità ecclesiale che «è ciò che i Pontefici hanno sempre voluto». La carità non è «generica filantropia». La conduzione rientra nel controllo diretto della Santa Sede: la Caritas non può muoversi come un’organizzazione non governativa, rappresenta la Chiesa sotto l’egida vaticana. «A differenza di tante istituzioni e associazioni ecclesiali dedite alla carità», ha «un tratto distintivo: costituisce un aiuto privilegiato per i vescovi nel loro esercizio pastorale della carità». Ciò comporta «una speciale responsabilità ecclesiale: quella di lasciarsi guidare dai Pastori della Chiesa». Inoltre «può contare sull’assistenza e l’appoggio del Pontificio Consiglio Cor Unum». L’esperienza acquisita a livello mondiale ha fatto della Caritas una «portavoce nella comunità internazionale di una sana visione antropologica, alimentata dalla dottrina cattolica e impegnata a difendere la dignità di ogni vita umana». Ma «senza un fondamento trascendente,un riferimento a Dio e la considerazione del nostro destino eterno, rischiamo di cadere in preda ad ideologie dannose»,ammonisce il Papa indicando le linee-guida alla sua «fabbrica della solidarietà».
© Copyright La Stampa, 27 maggio 2011
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domenica 29 maggio 2011
5 commenti:
Ci siamo trasferiti ad altro indirizzo
:-)
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In sostanza, se dobbiamo credere al retroscena del non precisamente affidabile Galeazzi, abbiamo l'ennesimo caso del Papa che indica una linea e dei cardinali che se ne sbattono altamente. Passata questa bufera continueranno a fare il cavolo che vorranno, visto come hanno lottato per salvare la ricca poltrona della eco-pacifista inglese che faceva politica coi soldi del Vaticano e dei fedeli per obbiettivi contrari all'evangelizzazione. E magari con qualche piccola ritorsione, visto che il papa ha pure impedito al filo-omosessualista eretico Radcliffe di parlare al'assemblea generale. Altro che la gruppettara inglese, li ci sono fior di prelati da dimissionare!
RispondiEliminaPreghiamo tanto per il nostro Papa Benedetto, non deve essere facile stare giorno e notte tra gente che dovrebbe aiutarlo nella missione apostolica e invece lo intralcia seguendo agende mondane!
Resta insuperata la capacità e la costanza de "La Stampa" nello schizzare veleno.
RispondiEliminaIn poche righe ci viene insinuato:
A- che il Papa vuole che la "Caritas" aiuti solo i Cattolici
B- che il "centralismo" romano fa violenza agli "autonomisti" delle "Caritas" nazionali
Dulcis in fundo, pare di capire che il salesiano card. Maradiaga usi "La Stampa" (che ne è felicissima) per sfogarsi contro il Papa.
Ripeto un accenno fatto in un altro commento: san Giovanni Bosco era non solo fedele al Papa, ma estremamente conscio di quale mostro avesse preso casa a Torino; molti suoi figli sono "in buoni rapporti" con il medesimo mostro.
Galeazzi ha riportato, a mio avviso, il pensiero corrente. Non significa che lo condivida.
RispondiEliminaL'articolo dice molte cosucce interessare.
Qualche esempio.
E' verissimo che Maradiaga volesse imporre la sua linea contro quella, sacrosanta, della Segreteria di Stato. Il Papa e' intervenuto per chiarire ancora meglio il concetto: la Caritas e' una struttura ecclesiastica, non una onlus. L'ha fatto in presenza dello stesso Maradiaga come e' nello stile di Benedetto XVI: ascoltare tutti, prendere da solo le decisioni agendo in faccia all'interlocutore, mai alle spalle.
Una lezione che TUTTI i cardinali dovrebbero imparare una volta per tutte.
R.
insomma, non è vero che Benedetto regna ma non governa. Regna e governa, eccome.
RispondiEliminaEsatto :-)
RispondiEliminaR.