IL LUOGO
In quell'immagine la «salvezza» di Roma
Giulia Rocchi
Chi dice che sia stata dipinta dall’evangelista Luca in persona. Chi ritiene sia più tarda, realizzata tra l’VIII e il XII secolo. Altri sostengono si tratti dell’opera di un artista orientale. Ma su un punto tutti concordano: l’immagine di Maria Salus Populi Romani, conservata nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, è una delle più belle e antiche in cui è ritratta la Vergine. Davanti a questa icona oggi il Papa ripeterà l’atto di affidamento dell’Italia a Maria.
«L’immagine è strettamente legata alla storia di Roma e ha sempre raccolto una grande devozione da parte dei romani, soprattutto nei momenti più drammatici, dalle guerre alle calamità naturali. Ancora attira un gran numero di pellegrini, perché non bisogna dimenticare che questo è il primo santuario mariano dell’Occidente». Lo sottolinea con una punta di orgoglio monsignor Tommaso Passacantilli, che con le sue 85 primavere è il decano dei canonici della Basilica liberiana. E sa tutto della sua storia e di quella dell’icona mariana. «All’inizio si trovava in una sorta di tempietto, collocato alla sinistra dell’altare maggiore – racconta –, mentre alla destra, in un tabernacolo analogo, erano custoditi i resti della mangiatoia in cui nacque Gesù. Fu Paolo V a voler custodire l’immagine della Vergine in una cappella a parte». Lo spazio è oggi conosciuto come Cappella Borghese o Paolina, gioiello barocco.
Un rapporto speciale ha sempre legato i Papi a questa immagine della Madre di Gesù. Fin da quando, nel XVI secolo, la città fu colpita da una terribile pestilenza e Pio V portò in processione l’icona fino a San Pietro. Poco prima di raggiungere la Basilica vaticana, la folla assistette a un miracolo: un coro di angeli intonò un canto dedicato alla Regina Coeli, mentre l’arcangelo Michele apparve sulla sommità della Mole Adriana. Che da allora prese il nome di Castel Sant’Angelo. Di lì a poco, la pestilenza cessò. Leggenda e storia si intrecciano anche nei racconti di monsignor Passacantilli. «Ricordo che nel 1950 – dice il sacerdote –, per la proclamazione del dogma dell’Assunzione, l’icona fu portata in processione. E poi ancora nel ’54, anno mariano indetto da Pio XII». Particolarmente legato all’immagine della Vergine è stato anche Giovanni Paolo II. Benedetto XVI, aggiunge il sacerdote, «tiene particolarmente alla recita del Rosario; una volta disse che gli ricorda la sua infanzia, quando la gente si ritrovava in preghiera ai crocicchi delle strade, davanti alle immagine mariane».
© Copyright Avvenire, 26 maggio 2011 consultabile online anche qui.
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giovedì 26 maggio 2011
1 commento:
Ci siamo trasferiti ad altro indirizzo
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Quando la finiranno di classificare i miracoli come "leggenda" e le catastrofi del mondo come "storia" ?
RispondiEliminaNon sanno che l'unica "storia" che conta è quella di Cristo, tutta intessuta di miracoli e segni soprannaturali ?