giovedì 2 giugno 2011

La visita del Papa in Croazia. Mons. Srakic: un viaggio per risvegliare le coscienze in un momento di crisi (Radio Vaticana)

La visita del Papa in Croazia. Mons. Srakic: un viaggio per risvegliare le coscienze in un momento di crisi

In Croazia fervono gli ultimi preparativi per la visita pastorale che Benedetto XVI compirà sabato e domenica prossimi a Zagabria in occasione della Giornata delle famiglie cattoliche croate.
Ieri il Papa, durante l'udienza generale, ha invitato i fedeli a pregare per questo viaggio perché “porti molti frutti spirituali e le famiglie cristiane siano sale della terra e luce del mondo”.
Quattro gli eventi principali del viaggio: l’incontro con la società civile e i leader religiosi, la veglia di preghiera con i giovani, la Messa per la Giornata delle famiglie e la preghiera presso la tomba del Beato Stepinac, vescovo e martire sotto il regime comunista. Come sempre, la visita apostolica di Benedetto XVI si svolge all’insegna di un motto: ce ne parla mons. Marin Srakic, arcivescovo di Dakovo-Osijek, presidente della Conferenza episcopale croata, intervistato dalla nostra inviata a Zagabria Giada Aquilino:


R. - Come motto del viaggio del Santo Padre la Conferenza episcopale croata ha scelto “Insieme in Cristo”. Esso esprime il bisogno della comunione a tutti i livelli in Cristo. La comunione in Cristo rimanda alla natura della Chiesa, all’approfondimento dell’identità ecclesiale della famiglia e della vocazione cristiana, nonché ad essere più riconoscibili nella società grazie al nostro impegno per il bene comune, grazie al dono di se stessi e alla forza della Croce. Il Santo Padre ci fa visita in un momento in cui tutto il mondo, e con il mondo anche il nostro popolo croato, respirano un’aria di seria crisi culturale, economica e politica, dietro alla quale si cela una profonda crisi spirituale. Questa crisi propaga l’indifferenza, accentua le divergenze ideologiche e di altro tipo; predomina una certa apatia, scetticismo, immobilità e stanchezza spirituale; e quando non si riesce a fare il bene, il Papa, come padre di tutti i fedeli, con il suo amore ci conduce a prendere il largo, dove si può vedere un futuro sereno.

D. - Il Papa partecipa domenica 5 giugno all'Incontro nazionale delle famiglie croate: che realtà sono le famiglie oggi in Croazia? E quante persone sono attese all'Incontro delle famiglie col Papa il 5 giugno?

R. - Come ragione principale della sua visita apostolica, il Santo Padre ha menzionato, nella sua risposta al nostro invito, la celebrazione dell’Incontro nazionale delle famiglie croate, che la nostra Chiesa organizza per la prima volta. Con questa celebrazione vorremmo porre l’attenzione della società croata, delle sue istituzioni legislative e dei suoi mass media un accento sul matrimonio e sulla famiglia come cellula vitale del popolo croato e della società croata intera. Vogliamo risvegliare la coscienza, dicendo che la famiglia rappresenta l’insostituibile cellula embrionale della vita del popolo e della Chiesa croata; essa non è soltanto fonte di una nuova vita, ma è anche il nucleo ideale, in cui l’essere umano può crescere fisicamente e spiritualmente. Siamo consapevoli che un futuro felice e la rinascita di un popolo possono realizzarsi soltanto tramite la famiglia. Purtroppo, la famiglia è corrotta dall’individualismo, dall’edonismo e dal materialismo pratico, il che si manifesta nel crescente numero di coppie legate dal vincolo del matrimonio che si separano. Ci sono forti pressioni che non solo negano, ma anche attaccano apertamente i valori del matrimonio e della famiglia. Si ha come conseguenza anche un basso tasso di natalità. Nella piazza di Ban Jelačić, a Zagabria, ci saranno 25 mila giovani; nell’Ipodromo attendiamo almeno 300 mila persone, o forse più. La nostra gente, in occasioni simili è imprevedibile.

D. - Eccellenza, che ricordo oggi c'è della guerra degli anni '90 in Croazia?

R. - Ci sono ancora le ferite della guerra degli anni ’90: le fabbriche, le case, le chiese, ancora non sono state ricostruite e ancora tante sono le ferite psichiche, ma anche spirituali. Dobbiamo però riconoscere che comunque finora abbiamo fatto dei passi grandi per quanto riguarda il perdono, la riconciliazione e la collaborazione quotidiana fra i cittadini croati di nazionalità croata e serba.

D. Come la figura del Beato Stepinac può aver aiutato la Croazia durante la guerra?

R. - La figura del Beato Stepinac era simbolo della speranza e perseveranza nei momenti difficili della storia recente. Il suo motto era: "In te Domine speravi". Il suo esempio sollecitava il coraggio della fede dei cattolici croati. Il suo esempio della dignità nella sofferenza nutre la speranza cristiana del popolo croato.

D. - Che ricordo c'è delle visite di Giovanni Paolo II in Croazia?

R. - Giovanni Paolo II ha visitato il nostro Paese per tre volte. Il popolo croato ha conservato un ricordo indimenticabile di Beato Giovanni Paolo II. La Santa Sede è stata tra i primi, che nel 1991, ha riconosciuto la Repubblica di Croazia come Stato indipendente.

D. - Oggi la Croazia che Paese è alla vigilia della visita di Benedetto XVI e nel cammino di avvicinamento all'Unione Europea?

R. - Il Papa Benedetto XVI viene tra noi nel momento in cui la Croazia si avvicina all’Unione Europea. Ricordiamo ancora le sue parole paterne pronunciate a noi vescovi cinque anni fa, in occasione della visita “ad Limina”. Ci disse allora: “Il vostro Paese, la Croazia, vive da sempre nella cornice della civiltà europea e vuole giustamente essere riconosciuto quale membro dell’Unione Europea. Con l’ingresso in questa istituzione è suo desiderio collaborare per il bene di tutti gli abitanti del continente... Nell’incoraggiarvi a perseverare, vi garantisco il sostegno della Santa Sede, che ha sempre apprezzato e amato la Croazia”.

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