martedì 28 giugno 2011

Messaggio di Sua Santità Bartolomeo I a Benedetto XVI in occasione della Solennità dei Santi Pietro e Paolo e del 60° Anniversario di ordinazione del Santo Padre

MESSAGGIO DI S.S. BARTOLOMEO I, PATRIARCA ECUMENICO DI COSTANTINOPOLI, AL SANTO PADRE BENEDETTO XVI IN OCCASIONE DELLA SOLENNITÀ DEI SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO

Il Messaggio è stato consegnato al Papa questa mattina nel corso dell’Udienza alla Delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli:

Sessant'anni di sacerdozio per la Chiesa

Pubblichiamo in una nostra traduzione italiana il messaggio inviato a Benedetto XVI dal Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I.

A Sua Santità,
Papa dell'Antica Roma,
Benedetto XVI,
saluti fraterni nel Signore Gesù nostro Dio

Si celebra di nuovo la luminosa festa della memoria sacra dei Santi Apostoli e Corifei Pietro e Paolo. I nostri pensieri, dalla sede del Santo Apostolo Andrea, sono rivolti a quella dell'Antica Roma e a lei, Santità, con amore fraterno e grande rispetto, al fine di esprimerle e di manifestarle la nostra gioia per la celebrazione di un così importante anniversario. Porgendole, Santità, il nostro augurio fraterno in occasione di questa festa, l'abbracciamo cordialmente e preghiamo il Dio Creatore di ogni cosa di custodirla, di darle la forza e di guidarla per il bene della Chiesa e per la promozione dell'unità di tutti i cristiani.

I primi apostoli e maestri dell'universo, quelli che l'innografia ortodossa canta «Pietro, la pietra della fede e Paolo, l'elogio dell'universo», sono celebrati da tutti i cristiani della terra come «le delizie di tutto l'universo», e in particolare come «la gloria e la fierezza di Roma». Ciò è dovuto al fatto che Pietro «inchiodato sulla croce, ha stabilito il cammino verso il cielo e verso il Regno del quale ha fra le sue mani le chiavi che gli ha affidato Cristo», e Paolo è «ritenuto degno di essere beato nel Salvatore perché ucciso dalla spada». Per questo Roma «gioisce e festeggia» nel raccogliere il sangue dei due Corifei e con essa gioisce tutto l'universo nel ricevere il loro insegnamento.

Attraverso il martirio e la testimonianza dei due Apostoli, la santissima Chiesa di Cristo restò pienamente unita per un millennio, istituita sulla confessione di Pietro al Signore: «Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente» (Mt 16, 16) e sulla fondazione del Vangelo di cui Paolo fu il sapiente architetto (1 Cor 3, 10). Su queste fondamenta, i Padri della Chiesa, nei Concili ecumenici, formularono la nostra fede comune e ce la trasmisero. Queste fondamenta costituiscono una guida in tutte le nostre azioni e in tutti i nostri passi.

Questa fede degli Apostoli, che i nostri Padri interpretarono e ci trasmisero attraverso i Concili ecumenici, anche noi la possediamo oggi ed essa costituisce una guida sicura, preparando il cammino che conduce al ripristino della piena comunione in un dialogo di verità e di amore. I nostri Padri esaminarono le questioni legate alla nostra unione e alla nostra divisione che per un millennio ci allontanarono gli uni dagli altri, affinché con una sola bocca e con un solo cuore confessassimo di nuovo la fede salvatrice di Pietro e il kerigma dell'Apostolo delle Nazioni.

Di questo sforzo celeste per vedere la nostra piena comunione ristabilita sul fondamento della fede e della confessione degli Apostoli e dei Padri della Chiesa noi possediamo lo stesso ardore che ha lei, Santità, che è conosciuto per essere il fondamento della tradizione apostolica della Chiesa.

Certamente occorre impegnarsi affinché il nostro cammino verso l'unità sia basato sulle solide fondamenta della fede e della confessione degli Apostoli e dei Padri. E non solo perché ciò s'impose come tradizione comune nel primo millennio dopo Cristo, ma anche perché solo la vera fede apostolica e patristica, correttamente interpretata, è oggi in grado di realizzare la salvezza dell'uomo. Come confessava san Pietro, «pieno di Spirito Santo», «non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati» (At 4, 12).

Le trasmettiamo, Santità, i nostri pensieri rispetto a tale comunione tanto desiderata come un segno positivo in questo giorno di festa della Chiesa di Roma e ci rallegriamo anche nel profondo del cuore per i suoi sessant'anni di sacerdozio, Santità.

Si tratta di una tappa importante nella sua vita, come pure nella vita della sua Chiesa. Rendendo onore al lavoro svolto da Vostra Santità sul piano teologico e per tutta la vita della Chiesa, preghiamo il Signore di concederle la forza spirituale e fisica affinché negli anni a venire possa proseguire il suo impegno al servizio della parola di verità e della santa missione della Chiesa per la gloria del Suo santo nome.

Questi saluti, mossi da un amore fraterno, sono rivolti a lei, Santità, in occasione della festa della sua Chiesa. L'abbracciamo con amore e rispetto.

23 giugno 2011

L'Amato Fratello in Cristo di Vostra Santità

Bartolomeo di Costantinopoli

(©L'Osservatore Romano 29 giugno 2011)

(Traduzione Osservatore Romano)

1 commento:

  1. Nulla a che vedere con il formale augurio di Bagnasco...... anche l'Oriente Cristiano riconosce nell'attuale Pontefice Romano quel comune sentire dei cattolici che questo vescovo di Roma sta facendo tanto bene alla Chiesa cattolica...... mentre l'episcopato italiano , di cui il papa è primate della Chiesa., sembra essere stato preso da dolorsi crampi allo stomaco.

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