Festa di San Giacomo il Maggiore. Il Papa: la fede vera non si realizza nel trionfalismo ma nella Croce
Oggi la Chiesa celebra la festa di San Giacomo il Maggiore: figlio di Zebedeo e fratello di San Giovanni Evangelista, è il primo degli Apostoli a morire martire. Il Papa ne ha parlato nell’udienza generale del 21 giugno 2006. Riascoltiamo la sua catechesi in questo servizio di Sergio Centofanti.
Il Papa traccia il cammino di conversione di San Giacomo: dalle ambizioni del potere al martirio. L’Apostolo nasce a Betsaida, in Galilea, sulle rive del Lago di Tiberiade. E’ un pescatore. Quando Gesù lo chiama è al lavoro ma non ha tentennamenti: col fratello Giovanni lascia subito la barca e il padre per seguire il Maestro che gli annuncia il Regno. Ha un temperamento forte. Vuole far scendere dal cielo un fuoco per consumare un villaggio samaritano che non accoglie il Signore. E da Gesù vuole, per sé e il fratello, il posto più grande nel Regno. Non ha ancora capito che le vie di quel Regno sono la mitezza, l’umiltà, la misericordia. Sul Monte Tabor continua ad assaporare sogni di gloria terrena: durante la Trasfigurazione, guarda lo splendore divino del Signore; ma nell’orto del Getsemani “vede con i propri occhi come il Figlio di Dio si umilia facendosi obbediente fino alla morte”:
“Certamente la seconda esperienza costituì per lui l’occasione di una maturazione nella fede, per correggere l’interpretazione unilaterale, trionfalista della prima: egli dovette intravedere che il Messia, atteso dal popolo giudaico come un trionfatore, in realtà non era soltanto circonfuso di onore e di gloria, ma anche di patimenti e di debolezza. La gloria di Cristo si realizza proprio nella Croce, nella partecipazione alle nostre sofferenze”.
Ma Giacomo ancora fugge la Croce. E’ scandalizzato dalla morte di Cristo e lo abbandona nel momento più difficile. Non è con Maria sul Calvario. La maturazione della fede – ricorda il Papa - è infatti portata a compimento dallo Spirito Santo nella Pentecoste: allora Giacomo annuncia senza paura il Vangelo della morte e risurrezione di Gesù. Il re Erode Agrippa lo fa decapitare: è il primo tra gli Apostoli a subire il martirio:
“Da San Giacomo, dunque, possiamo imparare molte cose: la prontezza ad accogliere la chiamata del Signore anche quando ci chiede di lasciare la ‘barca’ delle nostre sicurezze umane, l’entusiasmo nel seguirlo sulle strade che Egli ci indica al di là di ogni nostra illusoria presunzione, la disponibilità a testimoniarlo con coraggio, se necessario, fino al sacrificio supremo della vita”.
Il cammino di San Giacomo vale per tutti i credenti:
“Possiamo dire che il cammino non solo esteriore ma soprattutto interiore, dal monte della Trasfigurazione al monte dell’agonia, simbolizza tutto il pellegrinaggio della vita cristiana, fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio, come dice il Concilio Vaticano II. Seguendo Gesù come San Giacomo, sappiamo, anche nelle difficoltà, che andiamo sulla strada giusta”.
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