venerdì 29 luglio 2011

Messaggio del cardinale Bagnasco ai giovani italiani in partenza per la Gmg di Madrid (R.V.)

Messaggio del cardinale Bagnasco ai giovani italiani in partenza per la Gmg di Madrid

“Stare con i giovani è sempre un dono perché è un’iniezione di vitalità e di autenticità e perché il dialogo tra le generazioni è il segreto della vera educazione”: è quanto riportato dal presidente della Conferenza episcopale italiana e arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco nel saluto ai giovani in partenza per Madrid, dove si svolgerà la Giornata Mondiale della Gioventù dal 15 al 21 agosto. La Gmg sarà quindi “un’esperienza fondamentale nella ricerca del volto di Dio e un momento unico nella Chiesa” perché sarà un “colloquio a più voci”, riporta l’agenzia Sir: “il primo dialogo si attiverà con la propria anima, che, quando esce dalla solita vita, si dispone a vivere una situazione inedita, in un contesto essenziale e orientato a ciò che conta”, ha ribadito il porporato. La Gmg sarà, infatti, un’occasione “per riscoprire i tempi del silenzio e dell’ascolto; attraverso la catechesi, la preghiera personale, l’Eucarestia, e la confessione sacramentale - sottolinea ancora - sarete invitati a far spazio all’azione di Dio senza frapporre ostacoli, creando le condizioni che vi aiuteranno nelle scelte di vita”. Il Santo Padre sarà allora “una guida insuperabile nell’ascolto e nella meditazione della parola di Dio”. “Nelle sue parole profonde e semplici troveremo - ricorda il presidente della Cei - l’orientamento necessario per comprendere la nostra vita e per orientarci in questo difficile periodo storico. A volte siamo tentati ad abbandonarci al peggio, mentre occorre conservare la speranza di costruire insieme un mondo a dimensione di uomo”. In secondo luogo, è l’occasione per un dialogo “ tra giovani provenienti da ogni parte del nostro Paese e del nostro pianeta”. Sarà poi un “momento di confronto culturale e di arricchimento reciproco, in un mondo che è ancora diviso e che vive lancinanti conflitti economici e politici e di guerre dimenticate. Mostrare che è possibile stare insieme in nome della comune fede cristiana, è un segno di speranza e una prova umanizzante del Vangeli”. Il messaggio del presidente della Cei termina con un auspicio: “Mi auguro che tornando a casa sappiate conservare questa apertura universale che è una delle note distintive della nostra identità credente, ‘cattolica’, perché radicata in Dio”, ha concluso. (G.I.)

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