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Alcune considerazioni teologiche di Benedetto XVI
Potenza ed efficacia della Parola di Dio in Maria
In occasione del sessantesimo anniversario di ordinazione sacerdotale di Benedetto XVI, pubblichiamo un articolo scritto dal preside della Pontificia facoltà teologica «Marianum» dedicati alla mariologia di Joseph Ratzinger.
di Salvatore M. Perrella
Parlare di Maria, la madre di nostro Signore, è sempre estremamente difficile, in quanto è assai facile scadere in banali quanto improprie considerazioni; ci vuole, infatti, rispetto, pudicizia della parola e sodezza dei contenuti. Bisogna a tal riguardo evitare con cura, come insegna il concilio Vaticano II, qualsiasi falsa esagerazione, come pure l'eccessiva grettezza di mente, nel considerare l'alto ruolo, l'importante servizio di Mater Salvatoris a cui lei è stata chiamata da Dio fin dal principio. Sarà quindi sufficiente collocare Maria di Nazaret nel suo contesto autentico: la Sacra Scrittura, specie neotestamentaria, che narra e interpreta con discrezione e incisività la sua vicenda di maternità messianica-sequela cristologica-appartenenza pneumatologico-ecclesiale, delineandoci con sapienza la sua vera icona, utile per la fede e la vita di fede.
Joseph Ratzinger-Benedetto XVI sa bene queste cose, tanto che il tema centrale della sua proposta mariologica, pregna di conoscenza e sapienza biblico-patristica e teologica, è la dimensione personale della Madre di Gesù, donna dalle molteplici relazioni (Trinità, Chiesa, Uomo, Società), modello della comunità credente in quanto persona unificata e unificante gli interessi di tutti. La Madre del Signore viene storicamente a trovarsi sul crinale dove converge il moto ascensionale del popolo d'Israele e dove parte il movimento cristiano che si diffonde nel mondo e nella storia mediante l'opera evangelizzatrice della Chiesa.
L'icasticità e la sodezza di contenuti teologico-mariani espressi sin dalle prime omelie da vescovo di Roma pronunciate nel 2005 in occasione delle solennità dell'Assunta, dell'Immacolata e per l'inizio dell'Avvento -- dove ha commentato i testi liturgici del giorno -- manifestano alla Chiesa intera il più autentico pensiero di Benedetto XVI nei riguardi della Vergine «Figlia di Sion» e icona della Chiesa pellegrina.
Il 15 agosto 2005, a Castel Gandolfo, a commento della liturgia dell'Assunta, affermava: «Maria è assunta in cielo in corpo e anima: anche per il corpo c'è posto in Dio. Il cielo non è più per noi una sfera molto lontana e sconosciuta. Nel cielo abbiamo una madre. E la Madre di Dio, la Madre del Figlio di Dio, è la nostra Madre. Egli stesso lo ha detto. Ne ha fatto la nostra Madre, quando ha detto al discepolo e a tutti noi: “Ecco la tua Madre!” Nel cielo abbiamo una Madre. Il cielo è aperto, il cielo ha un cuore».
Commentando poi il Vangelo della solennità, il Magnificat (cfr. Luca, 1, 46-55), Benedetto XVI sulla scia di Lumen gentium (61) delineava l'icona teologica della Vergine quale humilis Ancilla Domini che si gloria di proclamare la grandezza del suo e nostro Dio: «Nel Vangelo abbiamo sentito il Magnificat, questa grande poesia venuta dalle labbra, anzi dal cuore di Maria, ispirata dallo Spirito Santo […]. Maria desidera che Dio sia grande nel mondo, sia grande nella sua vita, sia presente tra tutti noi. Non ha paura che Dio possa essere un “concorrente” nella nostra vita, che possa toglierci qualcosa della nostra libertà, del nostro spazio vitale con la sua grandezza. Ella sa che, se Dio è grande, anche noi siamo grandi. La nostra vita non viene oppressa, ma viene elevata e allargata: proprio allora diventa grande nello splendore di Dio». Questo tempo sta vedendo, tra l'altro, l'irruzione dei cosiddetti «nuovi atei», che con acri e artificiosi argomenti tentano di distogliere il buon Dio di Cristo dal cuore e dall'esperienza intellettiva, teologale ed esistenziale dell'uomo e della donna dei nostri giorni. Credere è un grande atto dell'intelligenza e della speranza umana nel Dio che è amore, comunione, tolleranza e pace, proprio come ce lo ha rivelato suo Figlio Gesù.
Per i credenti, il Dio dei nostri padri e i suoi valori tramandatici da innumerevoli generazioni sono fonte, senso e meta della loro fede e del loro senso di trascendenza escatologica, seppur posti tra la fatica e la gioia del credere. Sempre nell'omelia dell'Assunta nel 2005, soffermandosi ancora sul Magnificat, Benedetto XVI afferma che Maria, in perfetta sintonia e comunione con la rivelazione di Cristo, propone e rassicura sul fatto che per Dio l'antropologia, quindi ogni sua creatura, nonostante il peccato e l'infedeltà, è un valore indiscutibile e irrinunciabile: «Il fatto che i nostri progenitori pensassero il contrario fu il nucleo del peccato originale. Temevano che, se Dio fosse stato troppo grande, avrebbe tolto qualcosa alla loro vita. Pensavano di dover accantonare Dio per avere spazio per loro stessi […]. Ma dove scompare Dio, l'uomo non diventa più grande; perde la dignità divina, perde lo splendore di Dio sul suo volto. Alla fine risulta solo il prodotto di un'evoluzione cieca, e come tale, può essere usato e abusato. È proprio quanto l'esperienza di questa nostra epoca ha confermato. Solo se Dio è grande, anche l'uomo è grande. Con Maria dobbiamo cominciare a capire che è così».
Papa Benedetto, prolungando il suo commento all'inno di Maria tramandatoci dall'evangelista Luca, delinea con sapienza biblico-ecclesiale la Serva del Signore come la Vergine della Parola e dell'ascolto sapiente che ha saputo nel dono dello Spirito divino trasformare evangelicamente l'intera sua esistenza: «Questa poesia di Maria -- il Magnificat -- è tutta originale; tuttavia è, nello stesso tempo, un “tessuto” fatto totalmente di “fili” dell'Antico Testamento, fatto di Parola di Dio. E così vediamo che Maria era, per così dire, “a casa” nella parola di Dio».
Maria, edotta e istruita da Dio sin dal principio, ha parlato bene di lui, ha vissuto esemplarmente di lui, e insegna a vivere di lui; è icona della memoria Dei ed è allo stesso tempo icona del silenzio per Dio!
La Madre di Gesù, inoltre, è una donna ben riuscita nella vita perché amata da Dio e perché ha risposto esemplarmente all'amore donato, per cui ella è la Donna del cielo che non cessa di amare tutti coloro che sono stati redenti dall'oblazione del suo Figlio crocifisso. Infatti, nel n. 42 dell'enciclica Deus caritas est del Natale 2005, sostando sulla materna e celeste cura della Mater Domini verso i figli che Gesù le ha affidato sul Golgota, il Pontefice afferma: «La parola del Crocifisso al discepolo -- a Giovanni e attraverso di lui a tutti i discepoli di Gesù: “Ecco tua Madre” (Giovanni, 19, 27) -- diventa nel corso delle generazioni sempre nuovamente vera. Maria è diventata, di fatto, Madre di tutti i credenti. Alla sua bontà materna, come alla sua purezza e bellezza verginale, si rivolgono gli uomini di tutti i tempi e di tutte le parti del mondo nelle loro necessità e speranze, nelle loro gioie e sofferenze, nelle loro solitudini come anche nella condivisione comunitaria».
La conformità all'obbedienza di Cristo Figlio del Padre, porta all'esaltazione divino-cristica sia di Maria sua madre sia dei credenti in lui.
Sotto questo aspetto la dimensione etica, martiriale o della testimonianza «buona e bella», ha un valore estetico-pedagogico molto forte e attuale in una morale cristiana che si fonda su una Rivelazione biblica che si esprime in gesti e parole intimamente connessi fra di loro. Bisogna anche rilevare come la stessa figura/persona di Maria è stata ed è costantemente proposta dalla Chiesa come tipo, esemplare, specchio, modello dell'esperienza morale di ogni credente. Il Dio Unitrino ha fatto conoscere il mistero della sua volontà anche nella vita di Maria, che diviene pertanto un suo «gesto» rivelativo, esemplare e salvifico. La Vergine è dentro la logica di questa metodologia divina, essendo, in e per mezzo di Cristo e dello Spirito, esempio e maestra sublime dell'imitatio Trinitatis e della imitatio Christi. Per questo, Maria viene sempre più scoperta e accolta come un dato molto importante per il cristianesimo; e questo è indubbiamente uno dei frutti migliori della svolta data alla mariologia magisteriale, teologica, pastorale ed ecumenica dal concilio Vaticano II, che ha portato a considerare e a cogliere in Santa Maria il frammento nobile di umanità che mirabilmente riverbera il Tutto di Dio.
(©L'Osservatore Romano 30 giugno - 1 luglio 2011)
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