martedì 30 agosto 2011

Decreto storico in Turchia sulla restituzione dei beni confiscati alle minoranze religiose, esclusi i cattolici latini. Gioia di mons. Franceschini (R.V.)

Su segnalazione di Laura leggiamo:

Decreto storico in Turchia sulla restituzione dei beni confiscati alle minoranze religiose, esclusi i cattolici latini. Gioia di mons. Franceschini

Un decreto, firmato ieri dal premier turco Tayip Erdogan, sancisce la restituzione delle proprietà sequestrate alle minoranze religiose, dopo il censimento del 1936: beneficiari del provvedimento sono i cristiani greco-ortodossi, i cattolici caldei, gli armeni e gli ebrei, ma non i cattolici latini. Il servizio di Roberta Gisotti.

Un vero ‘colpo di teatro’ di Erdogan, commentano gli osservatori. Il decreto, pubblicato prima della consueta cena del Ramadan organizzata dal rappresentante delle fondazioni religiose non musulmane in onore del premier, arriva dopo anni di rivendicazioni, anche in sede europea e a pochi giorni dagli ultimi appelli del Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I perché la Turchia rendesse i beni usurpati. Saranno dunque restituite le proprietà recensite nel 1936 e poi confiscate alle fondazioni religiose dalle varie amministrazioni dello Stato; sarà anche ripristinata la gestione dei cimiteri ceduta ai vari comuni e municipi; saranno infine resi gli immobili - come monasteri e parrocchie - mai riconosciuti come enti giuridici, e se alienati o ceduti a terzi sarà stabilito un congruo compenso a risarcire i legittimi proprietari. Secondo un primo calcolo: un migliaio di immobili tornerà ai cristiani greco-ortodossi, un centinaio agli armeni, diversi altri ai caldei cattolici e agli ebrei. Nulla tornerà invece ai cattolici latini, perché questi non compaiono tra le minoranze religiose indicate nel Trattato di Losanna del 1923, che sanciva il riconoscimento della Repubblica turca proclamata da Kemal Ataturk. Se i cattolici in Turchia a tutt’oggi non hanno riconoscimento giuridico, il decreto fa ben sperare. “Accolgo con gioia la notizia”, ha commentato stamane mons. Ruggero Franceschini, presidente della Conferenza episcopale turca, annunciando che il documento sarà esaminato nella prossima riunione di settembre. Grande soddisfazione hanno espresso i rappresentanti delle minoranze beneficiarie per un passo “storico” sulla via dei diritti umani. “E’ finito il tempo – ha detto il premier Erdogan – in cui un nostro cittadino poteva essere oppresso a causa della sua religione, origine etnica o diverso modo di vivere”. Parole importanti da mantenere nei fatti.

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6 commenti:

  1. Ma con l´islamizzazione strisciante condotta da Erdogan, che ora tenta di porre sotto il suo controllo anche l´esercito, vero garante della laicità dello stato così come creato da Ataturk (ci dimentichiamo che Erdogan vorrebbe cambiare la costituzione!!), al posto di mons. Franceschini starei cauto: lo stato turco potrebbe anche restituire i beni, ma la posizione giuridica dei non musulmani potrebbe cambiare in peggio.
    Io credo che questa manovra sia solo uno specchietto per le allodole!

    jacu

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  2. La laicità di cui sono garanti le Forze Armate turche è la vera assassina delle comunità religiose non musulmane turche. Quanto all'islamizzazione "strisciante" di Erdogan è sempre meglio di quella "galoppante" sfruttata dal padre della Turchia moderna per sradicare comunità cristiane antichissime e importantissime anche per l'assetto culturale, politico e religioso del Medio Oriente.
    In altre parole, ben venga questa apertura. Non potrà riparare i danni e i lutti del secolo scorso, ma gioverà ad una pacificazione degli animi senza la quale non c'è speranza.

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  3. In effetti, pare un passo avanti nella giusta direzione. Speriamo non ci siano inversioni a U. Sul fondatore della patria e la sua politica io proverei a domandare agli armeni, per esempio.
    Alessia

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  4. Lo Stato turco attuale, nato con i "Giovani Turchi" che si impossessavano delle spoglie del morente Impero Ottomano, fu basato sul
    ".. progetto politico – assolutamente distante dalle idealità di coesistenza plurinazionale e plurireligiosa dell’antico impero ottomano – mirante alla creazione in Anatolia di uno Stato turco etnicamente omogeneo" (da un articolo di L.Copertino su FDF).
    Questo comportò, oltre all'espulsione dei Greci e di altri, il genocidio degli Armeni (fra un milione e mezzo e due milioni e mezzo di persone).

    Il vero distintivo dell'azione di Ataturk non fu l'islamizzazione, ma la "modernizzazione" di stampo massonico: un solo Stato-una sola Nazione-un solo apparato politico/militare.

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  5. Andrea ha ragione. Il laico Ataturk sfruttò il sentimento islamico ai suoi fini di "modernizzazione" del paese. L'Islam, insomma, come "utile idiota" per combattere greci, armeni e siri cristiani, erodento quello stesso substato religioso sul quale si basa. Guarda caso, i cristiani turchi sopravvissuti ripararono in buona parte in Siria dove il partito Baath li protesse.

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  6. Ringraziandola, caro Anonimo, colgo l'occasione per sottolineare una realtà assai importante: è verissimo che l'Islam è di per sé monolitico, o meglio "magmatico" (concepisce il mondo dei "veri uomini" come una turba, non certo come una società di persone di coscienza), ma è vero anche che esiste un modo "normale" (non "moderato") di vivere da musulmani. Basta dire che Tripoli (di cui oggi si parla) ospitò per secoli una comunità ebraica, pur essendo caratterizzata da costumi assai feroci (mercato degli schiavi e pirateria).

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