venerdì 30 settembre 2011

Il Recital “ Aspettando con gioia il Papa” in scena all’ Istituto Comprensivo “Don Lorenzo Milani” di Lamezia Terme

Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:

Il Recital “ Aspettando con gioia il Papa” in scena all’ Istituto Comprensivo “Don Lorenzo Milani” di Lamezia Terme

Indiscussi protagonisti i bambini dell’ Oratorio parrocchiale di San Michele Arcangelo di Platania

I bambini dell’ Oratorio estivo della parrocchia di San Michele Arcangelo di Platania continuano ad esprimere la loro gioia per l’imminente venuta del Romano Pontefice Benedetto XVI in Calabria, programmata per il 9 ottobre, riproponendo per gli alunni della Scuola primaria e secondaria dell’ Istituto Comprensivo “ Don Lorenzo Milani” di Lamezia Terme il recital “ Aspettando con gioia il Papa” già presentato con successo nel proprio paese qualche mese fa.
Lo spettacolo sarà messo in scena il 4 ottobre, con inizio alle ore 10, in coincidenza della solennità liturgica di San Francesco D’ Assisi, sul palco del teatro del “ Don Milani”, grazie alla gioiosa accoglienza dell’ iniziativa da parte della dirigente scolastica Maria Miceli la quale ha dichiarato che « la circostanza offre agli alunni, frequentanti le scuole di Lamezia Terme e Platania, l’ opportunità di incontrarsi e socializzare tra loro condividendo la gioia della visita del Papa anche con i loro genitori che saranno presenti per la lieta occasione». Tutto, naturalmente, si svolgerà in funzione della visita del Papa alla cui preparazione l’Oratorio di Platania ha dato e intende dare un fattivo contributo.
Lo spettacolo, che sarà presentato dal parroco don Pino Latelli e supportato da video e diapositive, si incentrerà su un’ ampia panoramica della vita di Joseph Ratzinger dall’ infanzia sino all’ elevazione al trono di Pietro.
Il percorso biografico sarà animato dai balli e canti dei bambini che sono stati curati con impegno ed entusiasmo dalle animatrici dell’oratorio parrocchiale Suor Luciana, Lorena Villella, Sharon Gigliotti, Elena Villella e Maddalena Cimino mentre l’ esperto tecnico platanese Giuseppe Di Cello si occuperà delle luci e del suono.

Don Pino Latelli

Il Papa: cresca nel Popolo di Dio la passione per l'evangelizzazione e il sostegno all’attività missionaria (R.V.)

Il Papa: cresca nel Popolo di Dio la passione per l'evangelizzazione e il sostegno all’attività missionaria

“Perché la celebrazione della Giornata Missionaria Mondiale”, del prossimo 23 ottobre, “accresca nel Popolo di Dio la passione per l’evangelizzazione e il sostegno all’attività missionaria con la preghiera e l’aiuto economico alle Chiese più povere”. E’ questa l’intenzione di preghiera missionaria di Benedetto XVI per il mese di ottobre. Un tema, quello dell’annuncio del Vangelo, a cui il Papa ha dedicato numerosi interventi. Il servizio di Alessandro Gisotti:

L’annuncio del Vangelo “è il servizio più prezioso che la Chiesa può rendere all’umanità”: è quanto scrive Benedetto XVI nel messaggio per la prossima Giornata Missionaria Mondiale. Il Papa sottolinea che l’evangelizzazione vivifica la Chiesa e il suo spirito apostolico. D’altro canto, il Pontefice ha sempre tenuto a precisare che “se non è animata dall’amore”, la missione si riduce ad attività filantropica. Per i cristiani, vale invece l’esortazione dell’apostolo Paolo: “L’amore di Cristo ci spinge”:

“Ogni battezzato, come tralcio unito alla vite, può così cooperare alla missione di Gesù, che si riassume in questo: recare ad ogni persona la buona notizia che 'Dio è amore' e, proprio per questo, vuole salvare il mondo”. (Angelus, 22 ottobre 2006)

Il Papa osserva inoltre l’urgenza dell’evangelizzazione per gli uomini del nostro tempo: nessun popolo, è il suo auspicio, sia privato della luce di Cristo. E ciò, prosegue, anche se nell’opera missionaria si incontrano mille difficoltà, fino alla disponibilità “a dare la propria vita per il nome di Cristo e per amore degli uomini”:

“Chi partecipa alla missione di Cristo deve inevitabilmente affrontare tribolazioni, contrasti e sofferenze, perché si scontra con le resistenze e i poteri di questo mondo. E noi, come l’apostolo Paolo, non abbiamo come armi che la parola di Cristo e della sua Croce” (Discorso alle Pontificie Opere Missionarie, 21 maggio 2010)

Ancora, il Papa rammenta che tutti i cristiani, non solo i missionari, esistono “per mostrare Dio agli uomini. E solo laddove si vede Dio, comincia veramente la vita”. “Non vi è niente di più bello”, aveva detto nella Messa di inizio Pontificato, che conoscere Cristo e “comunicare agli altri l’amicizia con Lui”:

“L’evangelizzazione ha bisogno di cristiani con le braccia alzate verso Dio nel gesto della preghiera, cristiani mossi dalla consapevolezza che la conversione del mondo a Cristo non è da noi prodotta, ma ci viene donata” (Discorso alle Pontificie Opere Missionarie, 21 maggio 2010)

“Tutto nella Chiesa – ribadisce – è al servizio dell’evangelizzazione” ed “ogni cristiano dovrebbe fare propria l’urgenza di lavorare per l’edificazione del Regno di Dio”. Ma su quali basi fondare la missione? Il Papa indica nella Parola di Dio e nei Sacramenti le solide fondamenta dell’evangelizzazione:

“Solo radicati profondamente in Cristo e nella sua Parola si è capaci di non cedere alla tentazione di ridurre l’evangelizzazione ad un progetto solo umano, sociale, nascondendo o tacendo la dimensione trascendente della salvezza offerta da Dio in Cristo. E’ una Parola che deve essere testimoniata e proclamata esplicitamente, perché senza una testimonianza coerente essa risulta meno comprensibile e credibile”. (Discorso alle Pontificie Opere missionarie, 14 maggio 2011)

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La critica di Bondi: Con Bertone e Bagnasco Chiesa ha profilo politico. Interventismo che non corrisponde al significato del Pontificato di Papa Benedetto

Pdl/ Bondi: Con Bertone e Bagnasco Chiesa ha profilo politico
Interventismo che non corrisponde a significato Pontificato Papa


Roma, 30 set. (TMNews)

"Al di là della credibilità" del progetto di tornare ad una unità politica dei cattolici in Italia "è un dato di fatto che con l'avvento di Bertone e di Bagnasco, la Chiesa cattolica italiana ha finito per assumere uno spiccato profilo politico, un interventismo molto spinto nella dimensione legislativa, in particolare per quanto riguarda le questioni concernenti la bioetica".
Lo scrive Sandro Bondi, coordinatore Pdl, oggi sul Foglio.
"Questo interventismo politico della Chiesa nella vita politica italiana, al quale la sinistra ha opposto un'antistorica pretesa di limitare il magistero della Chiesa alle mura delle chiese e nel privato della coscienza individuale, non corrisponde al significato più profondo del Pontificato di Benedetto XVI, rivolto, come rivela il suo mirabile discorso al Parlamento tedesco, a far rinascere le condizioni della fede in una società intorpidita e secolarizzata, a tratti perfino anticristiana" scrive Bondi, per il quale il problema di fondo "è che la Chiesa italiana si è spinta troppo in avanti nel legittimo dovere di manifestare il proprio punto di vista su tutto ciò che riguarda l'elevazione spirituale e sociale dell'uomo e nel tentativo di condizionare determinati interventi legislativi, senza che la Chiesa stessa sia unita e senza lasciar maturare la ricerca di accettabili soluzioni che, non contraddicendo i principi fondamentali della fede e dell'insegnamento della Chiesa, fossero la risultante di un aperto confronto, innanzitutto fra i cattolici impegnati in politica".
L'auspicio è che "la Chiesa e la Curia non commettano l'errore di sottovalutare la ricchezza intellettuale e politica del partito al quale appartengo, un partito di ispirazione cristiana che, nell'arena legislativa, ha contribuito all'approvazione di importanti interventi legislativi coerenti con il magistero della Chiesa, attraverso un'opera di persuasione, di coinvolgimento e di coinvolgimento dei cosiddetti laici. Sono certo che i cattolici del Pdl non intendono rinunciare a questo traguardo, che è un bene prezioso per la Chiesa e per l'Italia".

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Il card. Bertone sui mass media: Per raccontare bene il Papa non serve che si condividano le cose che dice ma certo occorre capirle, insomma serve una buona preparazione culturale (Izzo)

PAPA: BERTONE, PER RACCONTARLO SERVONO GIORNALISTI PREPARATI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 29 set.

Per raccontare bene il Papa non serve che si condividano le cose che dice ma certo occorre capirle, insomma serve una buona preparazione culturale.
Il segretario di Stato della Santa Sede, cardinale Tarcisio Bertone, lo ha ricordato alla celebrazione per gli 80 anni dell Radio vaticana, rivolgendosi in particolare alle giovani leve
rappresentate nelle diverse redazioni linguistiche dell’emittente, che primariamente ha il compito di raccontare il Papa, quello che dice e quello che fa.
"Per essere in grado di compiere questo servizio - ha detto ancora - e’ necessaria un’adeguata preparazione, ma occorre anche sapersi porre in dialogo con il mondo, imparare a parlare i suoi linguaggi, entrare in empatia con la sete di verita’ dell’uomo d’oggi".
Cio’ non toglie tuttavia che e’ necessario restare fedeli al messaggio evangelico affinche’ - ha avvertito il cardinale, nel testo pubblicato dall’Osservatore Romano - "in questo dialogo la mediazione non si trasformi in una "mondanizzazione", nel senso di un annacquamento, di uno svuotamento del contenuto piu’ profondo e vero di quel messaggio.
Sovente, infatti, nell’areopago mediatico accade che predomini una cultura relativista, scettica rispetto alla possibilita’ di individuare una verita’ assoluta, attenta piuttosto a dare spazio a tutte le opinioni, considerate alla stregua di molte verita’ compossibili e ugualmente legittime".

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Il Papa ai vescovi europei: cercare strade nuove di evangelizzazione con audacia missionaria (Radio Vaticana)

Il Papa ai vescovi europei: cercare strade nuove di evangelizzazione con audacia missionaria

I vescovi europei cerchino “con audacia missionaria strade nuove di evangelizzazione specialmente al servizio delle nuove generazioni”. E’ l’esortazione di Benedetto XVI contenuta in un messaggio a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone inviato al cardinale Péter Erdő, presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (Ccee), in occasione dell’apertura ieri pomeriggio a Tirana della plenaria dell’organismo. Il Papa incoraggia a proseguire l’opera del Ccee “preziosa struttura di collegamento tra episcopati europei che da quarant’anni promuove una proficua collaborazione in attività pastorali ed ecumeniche”. Al centro dell’incontro il tema della nuova evangelizzazione, nella prospettiva del Sinodo convocato dal Papa nell’ottobre 2012 su quest’argomento. Ad aprire i lavori, la prolusione del cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Budapest e presidente del Ccee. Sergio Centofanti ha chiesto al porporato di parlarci del tema della plenaria:

R. – Qui in Albania, naturalmente, non possiamo parlare di quest’argomento senza provare una commozione profonda per la memoria dei martiri, per quel triste esperimento fatto all’epoca comunista di imporre l’ateismo come "religione" di Stato, togliendo la libertà a qualsiasi confessione religiosa. Ricordiamo i martiri di questa terra che costituiscono, attraverso la loro testimonianza, una fonte di forza per l’Europa di oggi e anche per tutti noi che lavoriamo nei singoli Paesi.

D. – Quale messaggio intendete lanciare da Tirana per la nuova evangelizzazione?

R. – Per noi, qui in Europa, la nuova evangelizzazione significa la diffusione e la riscoperta della Buona Novella di Gesù Cristo nelle circostanze di diverse società che hanno nelle radici della loro cultura il cristianesimo, ma che si sono allontanate, in grande misura, dalla fede cristiana: ci sono quindi delle “masse” in Europa che non hanno avuto mai un vivo contatto concreto con la fede cristiana. Per cui rievangelizzazione da una parte, rinnovamento dell’identità cristiana dall’altra e soprattutto ricerca del linguaggio per trasmettere meglio questo buon messaggio che la Provvidenza ci ha affidato. Sicuramente l’uomo europeo è cambiato; le circostanze antropologiche sono nuove; la gente è molto aperta alla comunicazione attraverso le immagini, attraverso gli effetti audiovisivi, attraverso impressioni e sensazioni momentanee, ma è anche molto aperta al movimento: pensiamo ai pellegrinaggi, al turismo. La parola pronunciata e scritta, il ragionamento logico, a volte, crea difficoltà in molti nostri contemporanei: quindi se da una parte dobbiamo imparare tutti questi nuovi linguaggi della comunicazione, d’altra parte dobbiamo conservare anche quei linguaggi che sono, forse, meno di moda. Non possiamo rinunciare alla Bibbia, non possiamo rinunciare all’estensione testuale della nostra fede, non possiamo neanche rinunciare ad un ragionamento logico, ad una argomentazione. Dobbiamo sempre tener presente l’uomo nella sua totalità e per questo abbiamo provato, negli anni precedenti e in diversi Paesi e in diverse città del continente, nuove forme di missione - missioni parrocchiali, missioni cittadine – e nuove forme di dialogo col mondo della cultura, col mondo anche del lavoro. Speriamo molto di poter rinforzare, di poter far crescere questo nostro lavoro attraverso questo impegno continentale ed universale.(mg)

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Il Papa ringrazia l'aeronautica, la polizia di Stato e la la Gendarmeria. Festa della Gendarmeria, card. Lajolo: non mancano pericoli per l'incolumità del Papa. Presenti Letta, Alfano, Casini e Frattini (Izzo)

PAPA: RINGRAZIA AREONAUTICA, POLIZIA DI STATO E GENDARMERIA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 29 set.

"Se tutto si e' svolto nella tranquillita' e nella serenita', lo si deve senza dubbio anche alla vostra presenza e al vostro qualificato servizio".
Benedetto XVI ha voluto esprimere cosi' il suo ringraziamento ai funzionari e agli agenti delle diverse Forze dell'Ordine italiane che hanno vegliato sul suo soggiorno estivo a Castelgandolfo, ricevuti oggi insieme agli ufficiali ed avieri del 31esimo Stormo dell'Aeronautica Militare che lo hanno accompagnato in elicottero nei vari spostamenti (e che sabato lo riporteranno definitivamente in Vaticano) ed ai dirigenti e operatori dell'amministrazione comunale della cittadina laziale.
"Desidero esprimere profonda riconoscenza - ha spiegato - a ciascuno di voi, che avete reso possibile la mia serena permanenza". Un grazie che il Papa ha poi esteso ai diversi servizi vaticani impegnati allo stesso scopo: "il Corpo della Gendarmeria - che proprio oggi celebra la propria festa - la Floreria, i Servizi tecnici, i Servizi sanitari, come pure la Guardia Svizzera Pontificia".
In tanti, hanno offerto con "sollecitudine" una "generosa opera" per garantire, ha detto, "la necessaria assistenza a me e ai miei collaboratori, come anche agli ospiti e ai pellegrini che vengono a farmi visita".
Salutando poi il parroco salesiano e la comunita' parrocchiale di Castelgandolfo, insieme alle comunita' religiose e laicali, maschili e femminili, presenti nel territorio", il Papa tedesco ha assicurato che "in questi mesi ho sentito la loro vicinanza spirituale e le
ringrazio di cuore, augurando a tutti di corrispondere con rinnovata generosita' alla chiamata di Dio, spendendo le proprie energie a servizio del Vangelo".

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VATICANO: LAJOLO, NON MANCANO PERICOLI PER INCOLUMITA' PAPA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 29 set.

"Non mancano e non sono mai mancati i pericoli per l'incolunita' del Papa".
Nel discorso ufficiale tenuto questo pomeriggio alla Festa della Gendarmeria, il cardinale Giovanni Lajolo, presidente uscente del Governatorato Vaticano, ha spiegato cosi' alle autorita' presenti (tra gli altri Frattini, Letta, Alfano e Rutelli) la dotazione di mezzi antisabotaggio e antiterrorismo che rendono la Gendarmeria un corpo militare moderno e efficente.
"Il Signore lo conservi e non lo lasci mai cadere nelle mani dei nemici", ha invocato il porporato sottolineando pero' che tocca proprio ai Gendarmi - e alla Guardia Svizzera per i luoghi di sua competenza - sventare qualunque pericolo per lo Stato Sovrano della Citta' del Vaticano".
Il cardinale Lajolo - che tra i presenti ha voluto salutare in particolare i proincipi Carlo e Camilla di Borbone - si e' poi associato al ricordo dei caduti che aveva fatto il comandante Giani, precisando tra l'altro che i militari periti furono in tutto 54 e precisamente 19 vaticani, tra i giannizzeri e quelli dei diversi corpi, e 35 italiani, tutti bersaglieri. E ringraziando il principe Ruspoli per il dono della bandiera di Porta Pia, ha ricordato che Pio IX subito dopo il 20 settembre concesse ai suoi antenati di prestare il loro servizio per il nascente Stato Italiano.

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VATICANO: G. LETTA, ALFANO, CASINI E FRATTINI A FESTA GENDARMERIA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 29 set.

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, e "gentiluomo" della Famiglia Pontificia Gianni Letta, e il ministro degli esteri Franco Frattini sono stati accolti questo pomeriggio dal comandante Domenico Giani alla Festa della Gendarmeria, che come ogni anno richiama personalita' del Vaticano e dello Stato italiano nel piazzale del Governatorato, dove si tiene una vera e propria parata militare, con uomini e mezzi proporzionati alle dimensioni della Citta' del Vaticano. La Festa quest'anno ha un valore speciale per la coincidenza con i 150 anni dell'Unita' d'Italia, un evento che vide soccombere i predecessori degli attuali corpi militari vaticani ma che la Chiesa Cattolica oggi considera positivamente (tanto da promuoverne la celebrazione con la messa solenne presieduta dal cardinale Angelo Bagnasco, lo scorso 17 marzo, quando fu letto un importante messaggio di Benedetto XVI).
A ricambiare la cortesia, sono presenti oggi alla Festa della Gendarmeria anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno e diversi leader politici: il segretario del Pdl Angelino Alfano, il presidente dell'Udc Pierferdinando Casini e il presidente dell'Api Francesco Rutelli. Tra le autorita' italiane anche l'ambasciatore presso la Santa Sede Francesco Maria Greco e il prefetto Salvatore Festa in rappresentanza del ministro degli Interni Roberto Maroni.
A rappresentare il Papa e' invece il segretario di Stato Tarcisio Bertone che - accanto al vescovo eletto Giuseppe Sciacca, segretario generale del Governatorato - ha passato in rassegna il reparto interforze schierato in suo onore, che comprendeeva con gli uomini della Gendarmeria, un plotone dei quali in divisa storica, anche quelli della Protezione Civile Vaticana (inquadrati nel Corpo dei Vigili del Fuoco) e una rappresentanza dell'Esercito Italiano "a testimonianza del legame profondo tra i due Stati)".
Durante la cerimonia, il Principe Sforza Ruspoli ha consegnato a un ufficiale della Gendameria - in memoria dei caduti delle truppe pontificie del 1870 e a speciale ricordo della famiglia Ruspoli - la bandiera della Fortezza di Porta Pia che il 20 settembre fu crivellata dai colpi dei bersaglieri e che la sua famiglia ha custodito ininterrottamente dal 1870. La bandiera verra' ora esposta all'interno del Museo Storico, nell'Appartamento Nobile del Palazzo Apostolico Lateranense.
"Il drappello del Reggimento dei Lancieri di Montebello, in rappresentanza delle Forze Armate italiane ha ricordato la valenza speciale che assume quest'anno la Festa di San Michele Arcangelo, patrono del Corpo della Gendarmeria", ha detto il comandante Giani in un breve discorso, rendendo poi omaggio sia ai militari dello Stato Pontificio caduti nella Presa di Porta Pia sia ai patrioti che hanno sacrificato se stessi per l'unita' d'Italia, un ricordo che il comandante Giani ha poi esteso a tutti i militari caduti in tutte le guerra e ai soldati italiani che hanno sacrificato la loro vita nelle missioni di pace all'estero. Un cavallo senza cavaliere - sfilato con i reparti antiterrorismo e antisabotaggio della Gendarmeria - ha simboleggiato il loro sacrificio.
Per la prima volta ad una parata della Gendarmeria hanno sfilato anche due donne, soldatesse dei Lancieri di Montebello. A rappresentare il gentil sesso anche il ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo. Presente anche l'ex commissario della Croce Rossa Maria Pia Garavaglia. Molti altri i politici di area centrista e cattolica, come il segretario dell'Udc, Cesa.
Alla cerimonia hanno partecipato anche autorita' accademiche come il rettore della Lumsa, professor Giuseppe Dalla Torre, che e' anche presidente del Tribunale Vaticano, e il prfoessor Giovanni Maria Vian, ordinario di storia del cristianesimo alla Sapienza e direttore dell'Osservatore Romano.
Tra le autorita' ecclesiastiche i cardinali Giovanni Lajolo, presidente uscente del Governatorato, Angelo Comastri, vicario del Papa per la Citta' del Vaticano, e diversi capi dicastero e prefetti emeriti. Sono presenti anche il nunzio in Italia e prossimo presidente del Governatorato, monsignor Giuseppe Bertello, il sostituto della segreteria di Stato, arcivescovo Giovanni Angelo Becciu e il segretario particolare del Papa, monsignor Georg Gaeswein.
"Il Corpo della Gendarmeria - ricorda una nota vaticana - vigila, in coordinamento con la Guardia Svizzera Pontificia, sulla sicurezza del Sommo Pontefice. Inoltre, ad esso sono demandate sul territorio dello Stato le funzioni di polizia giudiziaria, controllo del territorio e ordine pubblico, con un servizio
costante che copre le 24 ore, tutti i giorni dell’anno, ora confortato anche da avanzate tecnologie nel campo della sicurezza".
Nel 2008, sottolinea infine la Sala Stampa della Santa Sede, "lo Stato della Citta' del Vaticano ha aderito all'Interpol, l'organizzazione internazionale di Polizia Criminale.

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Lascia il direttore di Zenit. Jesus Colina: Le vicende di Maciel e il modo nel quale la congregazione dei Legionari di Cristo ci ha informato, occultando fatti rilevanti, ha determinato che in occasioni non abbiamo adempito pienamente al nostro dovere di informare secondo la visione del Papa e la Santa Sede

Vaticano/ Lite con Legionari di Cristo, lascia direttore 'Zenit'
Jesus Colina: Occultati fatti rilevanti sul fondatore Maciel


Roma, 29 set. (TMNews)

Jesus Colina, direttore e fondatore dell'agenzia di stampa cattolica 'Zenit', ha lasciato il suo incarico per divergenze con i Legionari di Cristo, che controllano il consiglio di direzione della testata.
Tradotta in sette lingue e diffusa via internet, 'Zenit' in questi anni si è distinta per indipendenza e qualità nel panorama dell'informazione religiosa. Colina, che ha fondato la testata 14 anni fa, si è dimesso due giorni fa su richiesta di padre Oscar Nader, nuovo presidente del Consiglio di 'Zenit'.
"La ragione di questa richiesta è stata che la mia attività nel mondo della comunicazione cattolica non mostra la dipendenza istituzionale dell'agenzia dalla Congregazione dei Legionari di Cristo, identità che adesso in poi si vorrà sottolineare", ha scritto Colina in una lettera alla redazione.
All'origine della rottura, la vicenda del fondatore dei Legionari di Cristo, il defunto sacerdote messicano Marcial Maciel, che - come ha accertato il Vaticano commissariando la congregazione religiosa - era pedofilo, tossicomane ed aveva diversi figli da alcune donne. "Credo che questa decisione - scrive Colina nella missiva - è la conseguenza logica della perdita di fiducia reciproca tra i superiori dei Legionari di Cristo e me.
Le vicende di padre Marcial Maciel e il modo nel quale la congregazione ci ha informato, occultando fatti rilevanti, ha fatto che in occasioni non abbiamo adempito pienamente al nostro dovere di informare secondo la visione del Papa e la Santa Sede".
"Questa mancanza di reciproca fiducia - prosegue Colina - si è ulteriormente aggravata dopo che due anni fa i partecipanti alla riunione annuale generale di Zenit avevano chiesto trasparenza amministrativa, per evitare che possibili scandali finanziari attribuiti ai Legionari di Cristo (magari inventati dalla stampa) potessero mettere in pericolo Zenit. In quella riunione, gli allora rappresentanti della Congregazione hanno promesso un indipendenza amministrativa dei conti bancari di Zenit da quelli della Congregazione dei Legionari di Cristo. Nella pratica poi è successo esattamente il contrario, unificando le firme dei conti bancari in quella del allora vicario generale, padre Luis Garza".
Si tratta, scrive il direttore dimissionario, di "elementi gravi che fanno perdere fiducia, e senza fiducia mutua è impossibile collaborare in un progetto d'informazione al servizio della nuova evangelizzazione che richiede dei coinvolti un impegno di vita". Scrive Colina: "Capisco perfettamente la difficoltà della sfida che i superiori dei legionari di Cristo hanno dovuto affrontare negli ultimi anni e per questo non li giudico. Anzi, ringrazio profondamente della libertà e la fiducia che ho avuto nel passato per poter creare questa agenzia come un servizio informativo indipendente al servizio del rigore informativo sul Santo Padre e la Chiesa universale. Grazie veramente!".

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Grazie a Jesus Colina per l'onesta' intellettuale.
Resta da vedere se la notizia verra' ripresa come merita da altri media o se verra' applicata la regola 4, lettera q, del nostro decalogo.

R.

Card. Bertone: Radio Vaticana trasmette resoconti quanto mai autorevoli (Izzo)

BERTONE: RADIO VATICANA TRASMETTE RESOCONTI QUANTO MAI AUTOREVOLI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 29 set.

L’opinione pubblica mondiale guarda alla Radia Vaticana come alla "Radio del Papa", e considera quanto essa trasmette come un "resoconto quanto mai autorevole".
Lo ha affermato il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, che ha celebrato oggi una messsa per gli 80 anni dell’emittente.
Una vera "festa di famiglia", scrive l’Osservatore Romano, che si e’ riunita "attorno all’altare", dal quele il cardinale ha espresso l’auspicio che Radio Vaticana "continui a essere un mezzo di comunicazione tipicamente ecclesiale, legato cioe’ in modo vitale alla Chiesa, allo stesso modo in cui il tralcio e’ un tutt’uno con la vite che lo alimenta".
Da parte sua, il direttore generale, padre Federico Lombardi ha rivolto un saluto al segretario di Stato, "nella cui persona - ha detto - sentiamo presente il Papa". Anzitutto, ha detto, "vogliamo pregare e ringraziare Dio per averci chiamato in questa avventura di annunciare la parola di Dio al servizio della Chiesa". Un pensiero particolare il direttore generale ha avuto per tutti i dipendenti, presenti con i familiari, i pensionati e i collaboratori.
Con Bertone hanno concelebrato anche il cardinale Roberto Tucci, storico direttore di Radio Vaticana e l’editore del Papa, cioe’ il direttore della Libreria Editrice Vaticana, don Giuseppe Costa.Erano presenti, il vescovo Paolo De Nicolo’, reggente della Prefettura della Casa Pontificia, il vescovo eletto Sciacca, segretario generale del Governatorato, che ha accolto il segretario di Stato, la principessa Elettra Marconi, figlia dello scienziato, numerose autorita’ in rappresentanza di tutti gli organismi vaticani.
Dopo la messa il cardinale ha conferito onorificenze pontificie a sei dipendenti "per il loro fedele servizio al Papa e alla Chiesa". A ricevere il riconoscimento per prima e’ stata l’ottantenne Maria Tonceva, originaria della Bulgaria.
Con lei sono stati premiati Sean Patrick Lovett, Pietro Cocco, Angelo Pacifici, Maurizio Boggio e Giuseppe Miss. Infine il direttore Lombardi ha donato al cardinale Bertone la prima copia dell’opera, in due volumi, "Ottant’anni della Radio del Papa" edita dalla Lev.

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giovedì 29 settembre 2011

IL DECALOGO DEL BLOG PER GIORNALISTI CHE VOGLIONO DEPOTENZIARE O CANCELLARE L'EFFETTO DELLE PAROLE DI BENEDETTO XVI

Sei un giornalista? Un addetto ai lavori? Un blogger? Un commentatore o un editorialista?
Vuoi depotenziare, limitare o annullare l'effetto di ogni visita pastorale, viaggio apostolico, discorso, omelia o intervento di Papa Benedetto XVI?
Sei nel posto giusto :-)

Ecco le regole d'oro per fare un compitino con i fiocchi. Attenzione, pero': qualcuno potrebbe accusarti di descrivere una realta' che non esiste, ma questa e' un'altra storia...

Ecco qui il decalogo, formato da dieci ipotesi che prevedono varie soluzioni alternative o complementari l'una all'altra.
Il blog ha preso spunto dal Catholic Herald che ringraziamo per l'eccellente idea!

Se pero' sei un giornalista, un editorialista, un commentatore o un blogger che ama la verita' e prova affetto per il Papa, puoi leggere quanto segue continuando a fare esattamente il contrario e farti un sacco di risate :-)


IL DECALOGO DEL BLOG PER METTERE I BASTONI FRA LE RUOTE A PAPA BENEDETTO XVI:

1) Prepara anticipatamente e scrupolosamente ogni visita o viaggio apostolico di Benedetto XVI:

a) costruisci una bella polemica sui costi del viaggio;
b) individua accuratamente le possibili tematiche (preti pedofili, calo di fedeli, disubbidienza dei vescovi, eventuali contrasti con Protestanti, Ebrei e Musulmani);
c) fai in modo che il viaggio sia preceduto da una escalation di polemiche. Eventualmente e all'ultimo minuto fingi di essere basito per il comportamento dei media;
d) presenta il viaggio come "il più difficile del Pontificato";
e) dai la massima risonanza alle manifestazioni di protesta che si stanno organizzando. Spara le cifre che ti forniscono gli organizzatori e insinua che i contestatori saranno piu' dei fedeli;
f) avvisa i tuoi lettori che le Messe e le Veglie presiedute da Papa Benedetto andranno certamente deserte;
g) evidenzia il fatto che Papa Benedetto non conosce la realta' dei vari Paesi che va visitando perche' vive chiuso in Vaticano (ad accarezzare gatti, a scrivere libri ed a suonare il pianoforte);
h) intervista sempre Hans Küng, una vera garanzia;
i) chiedi sempre a padre Lombardi se nel corso del viaggio il Papa incontrera' vittime di preti pedofili;
l) il giorno della partenza scrivi un articolo assolutamente negativo sul viaggio in cui precisi che nessuno sta aspettando il Papa il quale verra' accolto con il gelo siberiano;
m) se per caso il Papa visita la Germania non dimenticare di citare la famosa frase "Nemo propheta in patria".

2) Quando ti accorgi, nel corso del viaggio, che la realta' e' ben diversa da quella che hai descritto o stai descrivendo:

a) non perderti d'animo;
b) se sei un giornalista televisivo intervista sempre chi ti dice che preferiva Giovanni Paolo II o che e' li' per curiosita' e non per vedere Benedetto XVI. Intervista preferibilmente preti o seminaristi;
c) mostra le immagini dei contestatori anche se sono quattro gatti. In particolare: occupa meta' dei pochi secondi che ti concede il tuo Tg per parlare delle manifestazioni e non di cio' che fa o dice il Papa;
d) se sei un giornalista della carta stampata cerca di non evidenziare che alle manifestazioni antipapa c'erano quattro gatti e intervista il portavoce dei contestatori il quale gonfiera' le cifre all'occorrenza;
e) non fare mai notare ai lettori che alle manifestazioni non sono arrivate le folle attese;
f) non evidenziare mai, per contrasto, i numeri dei fedeli che accorrono ad ascoltare Papa Benedetto;
g) ricordati che ogni contestatore va contato per due e che ogni fedele vale la meta';
h) se, nel corso della visita, accade un episodio di nessuna importanza (finto attentato, false minacce...) evidenzia quello e non l'attivita' del Papa!
h) bis: se non riesci a trovare l'episodio di "disturbo", non disperare: ti viene in aiuto il Vaticano (vedi pedana mobile);
i) se il Papa dice: "difendiamo la famiglia", tu scrivi: "Anatema del Papa contro le coppie di fatto";
l) cerca di semplificare al massimo e, se possibile, fai dire al Papa cio' che non ha detto e/o che credi di avere sentito solo tu;
m) se il Papa incontra le vittime dei preti pedofili hai due alternative: o fai diventare l'incontro l'unica ragione del viaggio oppure (e' la tendenza prevalente del 2011) ignora l'evento e passa oltre;
n) non dimenticare pero' di avvisare i tuoi lettori che il Papa non ha parlato esplicitamente di preti pedofili;
o) se pero' il Papa ne parla, fai finta di non averlo sentito;
p) intervista sempre Hans Küng;
q) se il Papa ti sorprende, non dargli molta soddisfazione. Puoi sempre dire che questo Pontefice ha un linguaggio complesso che non raggiunge l'uomo della "strada";
r) se hai due cifre a disposizione sulle presenze, indica sempre quella piu' bassa;
s) evidenzia, al limite, che c'erano si' tanti fedeli ma che probabilmente erano sul posto per curiosita' o perche' passavano da li' per caso;
t) non scrivere mai che stranamente i fedeli sono mossi da curiosita' solo quando c'e' di mezzo Papa Benedetto;
u) se puoi, ignora del tutto il resto del viaggio.

3) Quando il viaggio si e' concluso e ti sei accorto di avere preso, come sempre, una quantita' esagerata di cantonate:

a) cerca di dimenticare al piu' presto il viaggio o la visita in Italia e non parlarne piu';
b) intervista Hans Küng perche' illumini i lettori con la sua parola.

3-bis) Quando si parla della salute del Papa:

a) fai orecchi da mercante in modo che nessuno possa provare un surplus di rispetto per un uomo anziano;
b) ricordati di fare confronti con il predecessore. Papa Benedetto non sarà mai abbastanza malato;
c) se Benedetto XVI utilizza la pedana mobile, non chiederti se ha problemi nel camminare, ma tira in ballo la sedia gestatoria o per chiederne il ripristino o per criticare l'uso di questo strumento per un Pontefice che sta in piedi, regge il pastorale e si fa ammirare come una divinità pagana;
d) più in generale comportati come se il Papa fosse un trentenne: non mostrare mai alcuna comprensione;
e) non chiederti mai se la sofferenza di Benedetto XVI sia stata determinata, in tutto o in parte, dalla valanga di fango scaricatagli addosso negli anni passati ed in particolare nel 2010.

4) Ricordati sempre che il tema "pedofilia nella Chiesa" e' l'argomento piu' gettonato degli ultimi anni:

a) sfrutta ogni occasione che ti si presenta davanti;
b) stai tranquillo: di solito la Santa Sede non interviene mai a difesa del Papa, soprattutto relativamente a questo argomento. Vai avanti, sicuro dell'impunita';
c) quando si diffonde la notizia di nuove accuse al Papa (ad esempio una denuncia all'Aja) fingi di non sapere che Ratzinger e' l'uomo che piu' si e' speso in questi decenni per combattere la piaga dei preti pedofili;
d) non citare mai i provvedimenti e l'esempio di Papa Ratzinger;
e) comportati come se fosse la prima volta che il Papa viene accusato di qualcosa;
f) sbatti il Papa in prima pagina, preferibilmente con una foto di spalle;
g) cita, per inciso, il caso di Padre H, anche se e' stato abbondantemente spiegato;
h) cita anche il fratello del Papa anche se nulla c'entra con i casi di pedofilia verificatisi all'interno del coro di Ratisbona.
i) E' FONDAMENTALE che tu non sottolinei MAI che i casi di pedofilia di cui si tratta si sono consumati decenni fa;
l) fai in modo che il lettore pensi che lo scandalo pedofilia sia nato sotto il Pontificato ratzingeriano;
m) non citare mai altri Pontificati;
n) non puntualizzare mai che Ratzinger e' l'unico Papa ad avere incontrato per ben sei volte le vittime dei pedofili;
o) intervista Hans Küng perche' dica la sua;
p) quando le cose si fanno serie per la Chiesa, scarica tutta la responsabilita' su Ratzinger, ma, se ti accorgi che il vento cambia, scrivi che i meriti non sono solo di Benedetto XVI;
q) mai e per nessuna ragione al mondo dovrai scrivere o pronunciare il nome di Maciel;
r) continua a battere sul tasto dell'apertura degli archivi fingendo di ignorare il bene fatto in questi ultimi anni;
s) intervista i portavoce delle associazioni delle vittime che piu' attaccano il Vaticano;
t) fatti megafono degli avvocati delle vittime e non concedere mai alla controparte il beneficio del dubbio;
u) quando il Vaticano tace (cioe' sempre) ma autorevoli commentatori ed editorialisti fanno notare che e' assurdo prendersela con Ratzinger, il Papa che piu' si e' speso contro i pedofili, fai immediatamente retromarcia e non parlare piu' di denunce all'Aja;
v) insinua che Benedetto XVI potrebbe fare molto di piu' oppure che e' troppo duro e poco misericordioso verso i colpevoli. Insomma: fai in modo che abbia sempre torto!
x) ometti di ricordare che e' dal 1988 che Ratzinger chiede maggiore severita' nel punire i colpevoli;
y) fingi sempre di ignorare che la Congregazione per la dottrina della fede e' competente per i casi di pedofilia nel clero solo a partire dal 2001;
z) ricordati che, relativamente a questo argomento, ci sono nomi che possono essere fatti ed altri che, pur in vita ed in salute, mai devono essere coinvolti.

5) Quando il Papa tiene un importante discorso:

a) regola d'oro: ignoralo!
b) fai finta che non abbia parlato, salvo poi lamentarti per il fatto che il Papa non si e' espresso su un determinato argomento;
c) stravolgi il pensiero del Papa quando dice qualcosa che non piace a te o al tuo editore;
d) forza alcuni concetti se le frasi del Papa possano essere interpretate a favore della tua parte politica o di quella del tuo editore;
e) il "sì" alla vita deve diventare il "no alla pillola del giorno dopo", il "sì" alla famiglia deve diventare il "no alle coppie di fatto ed in particolare a quelle gay".
f) se il Papa "striglia" i vescovi di un certo Paese, prendi sempre le difese dei prelati in nome della collegialita';
g) cita sempre il Concilio e insinua che il Papa voglia annullare tutti i documenti conciliari;
h) intervista Hans Küng perche' rammenti ancora una volta di essere stato perito conciliare;
i) ricordati sempre di evidenziare che Benedetto XVI non fa e non dice nulla che non abbia gia' detto o fatto il suo predecessore. Unica differenza: Benedetto è meno incisivo e non ha lo stesso tono di voce;
l) se il Papa dice qualcosa che va contro la tua fede politica o quella del tuo editore, corri sulla pubblica piazza ed urla: "Ingerenza!";
m) se però il Papa potrebbe dire qualcosa contro il partito che non piace a te o al tuo editore, reclama il monito papale, l'anatema e la eventuale scomunica. Fai presente che il Santo Padre e la Chiesa non possono tacere. Canta gli "Osanna" quando Benedetto XVI si esprime come piace a te ed al tuo editore;
n) rimarca che Benedetto XVI non e' un Papa politico ma, se parla di etica, fai capire che commette grave ingerenza negli affari politici di un altro Paese;
o) a tal proposito cita l'otto per mille omettendo pero' che esso va alla Cei e non al Vaticano.

6) Quando in televisione si parla di Benedetto XVI:

a) evidenzia sempre che e' diverso dal predecessore;
b) insinua che abbia meno carisma o non ne abbia affatto;
c) intervista persone che dichiarano di preferire altri Papi;
d) se si sta parlando di Papa Benedetto fai in modo che il discorso cada su altri;
e) invita preti, vescovi e cardinali abilissimi nel non parlare di Papa Benedetto;
f) se sei proprio costretto a fare un programma su Ratzinger, mandalo in onda al mattino presto o a sera tardissima;
g) predisponi le dirette con il Papa solo quando e' necessario;
h) possibilmente registra gli eventi e mandali in tarda serata (Gmg di Madrid docet);
i) fingi meraviglia se il Papa fa qualcosa di inaspettato;
l) ricorda ai telespettatori che quando fu eletto ti sembrava freddo perche' tedesco.
m) rimarca che e' un professore come se fosse un titolo di demerito;
n) cerca di fare in modo che sulla stessa rete, nella medesima settimana (meglio se nello stesso giorno) Papa Benedetto venga messo alla gogna mentre il suo predecessore viene ricordato con affetto;
o) vuoi forse mancare di intervistare Hans Küng?

7) Se emergono fatti accaduti prima del 19 aprile 2005:

a) fai in modo che venga chiamato in causa Papa Ratzinger;
b) raccogli appelli affinche' il Papa intervenga in prima persona aprendo archivi o facendo egli stesso appelli anche su fatti di cui egli non puo' avere conoscenza.
c) intervista Hans Küng.

8) Quando si parla del rapporto fra Benedetto XVI e le altre religioni o le altre confessioni cristiane:

a) mettiti sempre e comunque dalla parte dei Protestanti;
b) quando si tratta degli amici Ebrei, non mancare mai di citare il fatto che il Papa e' tedesco, che ha revocato la scomunica ai vescovi Lefebvriani, in particolare a Williamson, che ha emanato il Summorum Pontificum;
c) evita come la peste di ricordare che la preghiera del Venerdi' Santo non e' mai stata modificata ne' da Paolo VI ne' da Giovanni Paolo II e che Benedetto XVI l'ha cambiata per andare incontro agli Ebrei;
d) sposa senza riserve la tesi dei silenzi di Pio XII e ricorda che Benedetto XVI ha dichiarato venerabile Papa Pacelli, ma ometti di segnalare che il processo di beatificazione e' stato aperto nel 1967.
e) quando si tratta degli amici Musulmani, cita sempre il discorso di Ratisbona come pietra di inciampo;
f) fai sempre riferimento alla lectio di Ratisbona chiamandola, a scelta, "gaffe", "scivolone", "incidente";
g) per nessuna ragione al mondo dovrai citare i progressi nel dialogo fra Cattolici e Musulmani nati dopo il discorso di Ratisbona;
h) non nominare mai i fratelli Ortodossi;
i) se li citi, non rammentare mai il riavvicinamento fra Cattolici ed Ortodossi attribuendone il merito a Papa Benedetto.
l) intervista Hans Küng.

9) Se c'e' un anniversario particolare che riguarda Papa Benedetto:

a) regola di platino: ignoralo!
b) agisci esattamente come hai fatto il 29 giugno 2011 (60° anniversario di ordinazione): fai finta che sia un giorno qualsiasi per la Chiesa.
c) fai attenzione: comincia gia' a pensare al 16 aprile 2012, giorno in cui Benedetto XVI compira' 85 anni;
d) per nessuna ragione quella data dovra' diventare occasione per celebrare il Papa o per constatarne la freschezza mentale e la resistenza fisica;
e) preparati fin da adesso all'evento insistendo sulla possibilita' delle dimissioni;
f) a tale proposito non mancare di sentire il parere di Hans Küng.

10) Per quanto riguarda le folle che assistono agli eventi presieduti da Benedetto XVI:

a) regola di diamante: ignorale!
b) fingi di non vedere i fedeli che partecipano agli Angelus ed alle udienze generali;
c) se si presenta un fedele in meno di quelli previsti, fai il titolone e conta con l'abaco;
d) se pero' le presenze superano le aspettative, fai finta di nulla, glissa e non parlarne piu';
e) insinua che i fedeli accorrano per la novita' ma ometti di ricordare che Benedetto e' Papa da sei anni e mezzo;
f) per rafforzare la tesi concedi il dovuto spazio a Hans Küng.

10-bis) Quando si verifica un fenomeno astrale-atmosferico-insolito-inspiegabile legato alla presenza di Papa Benedetto:

a) non e' comparso un arcobaleno? Dai la colpa di Ratzinger che non domina la natura!
a-bis) è comparso l'arcobaleno (vedi Auschwitz)? Ma che ti importa? E' un fenomeno atmosferico normale dopo una pioggia. In ogni caso: ignora!
b) tira il vento? Ricordati di citare lo Spirito Santo che soffia su tutti i predecessori dell'attuale Pontefice (con l'eccezione di qualcuno);
b-bis) il vento investe Papa Benedetto facendolo quasi volare via?
Ma che c'entra? Non hai mai visto il vento? Lo zucchetto vola via? Ricordati di rammentare al lettore che è responsabilità del Papa che non si mette i bottoncini automatici sui capelli visto che, al contrario degli altri, ha una chioma invidiabile!
A proposito: come si permette di avere il ciuffo? Non e' in continuita' con i predecessori;
c) piove? Una benedizione! Facile spiegazione: commozione degli Angeli;
c-bis) piove su Papa Benedetto? Ecco! Non e' capace di fermare il fenomeno! Non è in linea con gli astri e nemmeno con l'astrologo;
d) torna il sole dopo la pioggia? Miracolo!
d-bis) riappare il sole alla presenza di Joseph Ratzinger? Embé? Avranno sbagliato le previsioni!
e) in Africa sole e luna compaiono insieme? Miracolo!
e-bis) in Benin moltissimi fedeli vedono insieme il sole e la luna e riescono a fissare la luce solare senza danni alla retina? Ma va là...isteria collettiva! Meglio comunque tagliare la testa al povero toro e ripristinare la regola d'oro: ignora completamente il fenomeno!

Vedi anche:

Intervista Hans Küng! Il decalogo in tedesco (Armin Schwibach)

Dalla Germania per ringraziare il Pontefice (O.R.)

Dalla Germania per ringraziare il Pontefice

Il riferimento al viaggio in Germania è stato al centro della catechesi di Benedetto XVI nell'udienza generale di mercoledì mattina 28 settembre. Il Papa ha ripercorso le tappe principali della visita e ha condiviso con i fedeli presenti le impressioni e i ricordi più significativi dei quattro giorni trascorsi nel Paese d'origine. E i suoi connazionali hanno ricambiato l'attenzione del Pontefice per la sua patria partecipando numerosi all'incontro in piazza San Pietro.
Provenivano da varie località del Paese: Colonia, Stoccarda, Paderborn, Francoforte sul Meno, Monaco, Magdeburgo, e anche da quelle toccate dal Papa durante il viaggio, come Berlino e Friburgo. Senza dimenticare il gruppo di giovani dei Gauverband 1 di Altötting, che indossavano i tradizionali costumi bavaresi. Alcuni tra i presenti serbano un ricordo molto positivo del viaggio, soprattutto del discorso che il Papa ha tenuto nel Reichstag di Berlino. «Per noi è stata una piacevole sorpresa -- ha detto una fedele proveniente da Düsseldorf -- quello che abbiamo ascoltato e visto in televisione in diretta dal Parlamento. Non ci aspettavamo l'apertura a certi temi di grande attualità come l'ecologia». Un professore di Fulda ha sottolineato l'importanza delle parole dette dal Pontefice su Lutero e sulla riforma. Due giovani di Friburgo hanno confidato di conservare ancora ben viva l'esperienza fatta durante la veglia di preghiera del 24 settembre. L'udienza generale è stata anche occasione per ricordare un altro avvenimento: il XXXIII anniversario della morte di Papa Giovanni Paolo I. Era proprio il 28 settembre del 1978, quando il Pontefice venuto da Forno di Canale, Belluno, morì. La sua diocesi natale ha voluto ricordarlo venendo in pellegrinaggio a Roma per incontrare Benedetto XVI e pregare sulla tomba di Albino Luciani nelle Grotte vaticane. I cinquanta pellegrini erano guidati dal vescovo Giuseppe Andrich, ordinario della diocesi, e dal vescovo Enrico dal Covolo, rettore magnifico della Pontificia Università Laternense, originario del bellunese. «L'elezione di Albino Luciani alla cattedra di Pietro -- ha detto il vescovo Andrich -- ha lasciato un segno indelebile nella storia della Chiesa, per la sua santità di vita, per la sua umiltà e per il suo dono di fare catechesi. I suoi 33 giorni sono stati un'autentica catechesi nel segno del suo predecessore al patriarcato di Venezia, san Pio X». Quindi ha aggiunto come Giovanni Paolo I sottolineasse «la necessità di riscoprire l'anima della Chiesa contro un'organizzazione giudicata perfetta, in linea con quanto ha detto Papa Ratzinger in Germania».

(©L'Osservatore Romano 29 settembre 2011)

Rigore sulle conseguenze penali, ascolto delle vittime e prevenzione. Ieri al Consiglio Cei sono state discusse le linee-guida contro la pedofilia nel clero (Galeazzi)

Pedofilia, svolta della Chiesa “Daremo ascolto alle vittime”

Le nuove linee-guida della Cei: più rigore nella formazione dei preti

GIACOMO GALEAZZI

Rigore sulle conseguenze penali, ascolto delle vittime e prevenzione. Ieri al Consiglio Cei sono state discusse le linee-guida contro la pedofilia nel clero.
«Ferme restando le conseguenze penali», le misure antiabusi includono un «rigoroso percorso formativo per i futuri preti, l’ascolto delle vittime, l’accompagnamento dei sacerdoti coinvolti», annuncia monsignor Domenico Pompili, portavoce e sottosegretario della Conferenza episcopale. Il «parlamentino» dei vescovi ha affrontato anche gli orientamenti pastorali per l’educazione: «Servono adulti responsabili e coinvolti». Quattro i capitoli su cui si sta lavorando: fermezza nelle conseguenze penali, più rigore nella formazione dei sacerdoti, ascolto delle vittime, accompagnamento dei sacerdoti coinvolti.
La bozza del testo è stato esaminata ieri dal Consiglio episcopale permanente, l’organo direttivo della Cei, riunito in questi giorni a Roma e aperto lunedì dalla prolusione del cardinale Angelo Bagnasco. Quest’incontro era, di fatto, la prima riunione operativa del vertice dell’episcopato dopo l’input arrivato dal Vaticano a metà maggio attraverso un documento stilato dall’ex Sant’Uffizio.
Da allora il tema della pedofilia nel clero non ha mancato di tornare all’attenzione delle cronache. Proprio nei giorni in cui usciva il documento vaticano, a Genova scoppiava il caso di don Seppia, il parroco arrestato per abusi e droga. A luglio dall’Irlanda arrivava il rapporto Cloyne che ha spinto il Vaticano a un gesto clamoroso come quello di richiamare a Roma il nunzio per consultazioni. Ed è di pochi giorni fa la denuncia alla Corte penale internazionale dell’Aja presentata da un’associazione americana di vittime di abusi che accusa persino Joseph Ratzinger malgrado da cardinale e da papa abbia fatto più di chiunque altro contro gli abusi.
Il testo dell’ex Sant’Uffizio aveva fornito indirizzi e vincoli su come le conferenze episcopali dovessero muoversi per affrontare lo spinoso problema degli abusi su minori commessi da sacerdoti. L’obbligo di tener conto delle leggi civili era uno degli aspetti e sarà uno dei nodi centrali anche del documento a cui stanno lavorando i vescovi.
Tra loro è emersa una «convinzione condivisa» a favore della tolleranza-zero.
C’è un’attività di prevenzione da fare a monte, in seminario, con una selezione accurata dei futuri sacerdoti.
C’è poi un lavoro a valle, che riguarda da una parte chi ha subito gli abusi e dall’altra chi li ha commessi. I risvolti sul piano della giustizia devono restare un punto fermo e non ci devono essere sconti. Bisognerà vedere come quest’aspetto, che è centrale, verrà recepito nel documento finale. Nel maggio scorso era stato lo stesso Bagnasco ad assicurare che «sarà sicuramente messa nero su bianco l’esortazione ai vescovi affinché invitino le persone a fare denunce e segnalazioni». Per l’approvazione del documento finale bisognerà aspettare qualche mese. Presumibilmente sarà varato dal Consiglio Cei nella sessione invernale, a gennaio. Troppi «fraintendimenti e pregiudizi rischiano di deturpare l’originaria bellezza della fede cristiana». E «l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi non può prescindere dal mondo della famiglia, della scuola, della comunità ecclesiale», raccomanda la Cei il cui obiettivo è «ritrovare la motivazione della nuova evangelizzazione e del primo annuncio». La Chiesa parlerà agli adulti, non solo ai bambini. Per i confessori e i penitenti la Santa Sede ha approvato un «vademecum». Nel sacramento della penitenza «va superata la visione materialistica della persona umana, unità di anima e corpo».

© Copyright La Stampa, 29 settembre 2011

Gravissimo il titolo dell'agenzia Ansa. Non è la Santa Sede ad essere accusata di non applicare protocolli

Clicca qui per leggere l'agenzia che deve essere rettificata. Non aspettiamoci comunque che in Vaticano qualcuno reagisca.

Il titolo: "Pedofilia: rete l'Abuso accusa,S.Sede non applica protocollo" non e' accettabile anche perche' contraddice il testo stesso dell'agenzia.

Se il sacerdote è un buon penitente. Sussidio della Congregazione per il Clero per confessori e direttori spirituali (Celso Morga Iruzubieta)

Sussidio della Congregazione per il Clero per confessori e direttori spirituali

Se il sacerdote è un buon penitente

di Celso Morga Iruzubieta*

«Vedo albeggiare una nuova epoca missionaria che diventerà giorno radioso e ricco di frutti, se tutti i cristiani e, in particolare, i missionari e le giovani Chiese risponderanno con generosità e santità agli appelli e sfide del nostro tempo» (Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, 92). Questa fu l'intuizione di chi vide in lontananza un futuro di speranza, radioso e ricco di frutti, soprattutto per le giovani Chiese.
Il sussidio per i confessori e i direttori spirituali della Congregazione per il Clero vuole estendere tale auspicio a tutta la Chiesa, affinché i sacerdoti tendano efficacemente alla santità come servi sempre più validi al servizio di tutto il Popolo di Dio, mediante l'impiego di quei mezzi efficaci che la Chiesa di tutti i tempi ha raccomandato e raccomanda per loro (Il Sacerdote ministro della misericordia divina. Sussidio per confessori e direttori spirituali, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2011, pagine 72, euro 8). In particolare, il sussidio raccomandata l'accoglienza e la pratica a livello personale e poi l'amministrazione del sacramento della penitenza unitamente alla direzione spirituale, sempre in rapporto con l'Eucaristia.
La Congregazione per il Clero offre a tutti i sacerdoti come frutto dell'Anno sacerdotale, sulla scia dell'esempio del santo Curato d'Ars e di tanti sacerdoti santi, questo sussidio per i confessori e i direttori spirituali. Vorrei incoraggiare ogni sacerdote a leggerlo e a meditarlo sia come ministro del sacramento del perdono e sia come penitente e bisognoso di perdono; sia come consigliere spirituale e sia come beneficiario umile e responsabile dell'altrui consiglio spirituale.
Il sacerdote ha bisogno di ricevere il sacramento del perdono; ha bisogno di non trascurarlo consapevolmente. Se qualcuno nella Chiesa è chiamato a configurarsi interamente a Cristo affinché la salvezza operata da Lui possa arrivare efficacemente a tutti, questi è proprio il sacerdote. Se costui riceve con frutto il sacramento del perdono, sarà certamente, a sua volta, docile strumento per amministrarlo fruttuosamente. Se il sacerdote è un buon penitente, sarà un buon ministro del sacramento della riconciliazione. Se si lascia umilmente e responsabilmente guidare per le vie dello Spirito, normalmente sarà lui stesso un buon consigliere per gli altri. Percorrere in prima persona la strada della direzione spirituale è una scuola eccellente per operare in favore degli altri come saggio consigliere. Oggi tutti i fedeli -- sacerdoti, consacrati, laici -- hanno urgente bisogno di un'attenzione pastorale il più possibile personalizzata. Chi cerca di vivere il tempo presente in Cristo si trova in una situazione che sembra riflettere la descrizione che Paolo fa della condizione degli apostoli: «tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi» (2 Corinzi, 4, 8-9). Il sussidio non vuol essere un trattato teologico sul sacramento della riconciliazione o sulla direzione spirituale, ma, alla base di questo lavoro, alleggia una verità teologica fondamentale: la Chiesa è sacramento primordiale di Cristo Gesù. La missione di Cristo è operante oggi nella Chiesa e attraverso la Chiesa. Cristo stesso, buon pastore, attualizza costantemente, nella Chiesa e attraverso la Chiesa, il mistero della redenzione. Come scrive espressivamente il beato Isacco, abate del monastero della Stella, applicando questa verità direttamente al sacramento del perdono, «due sono le cose che sono riservate a Dio solo: l'onore della confessione e il potere della remissione. A Dio solo infatti spetta rimettere i peccati e perciò a Lui ci si deve confessare. Ma l'Onnipotente, avendo preso in Sposa una debole e l'Eccelso una di bassa condizione, da schiava ne ha fatto una regina e colei che gli stava sotto i piedi la pose al suo fianco. Uscì infatti dal suo costato, dove la fidanzò a sé. E come tutte le cose del Padre sono del Figlio e quelle del Figlio sono del Padre, essendo una cosa sola per natura, così lo Sposo ha dato tutte le cose sue alla Sposa, e lo Sposo ha condiviso tutto quello che era della Sposa, che pure rese una cosa sola con se stesso e con il Padre». E conclude quindi l'abate della Stella: «Perciò nulla può rimettere la Chiesa senza Cristo e Cristo non vuol rimettere nulla senza la Chiesa. Nulla può rimettere la Chiesa se non a chi è pentito, cioè a colui che Cristo ha toccato con la sua grazia; Cristo nulla vuol rimettere a chi disprezza la Chiesa. “Quello che Dio ha congiunto l'uomo non lo separi. Questo mistero è grande, lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa” (Matteo, 19, 6; Efesini, 5, 32). Non voler dunque smembrare il capo dal corpo. Il Cristo non sarebbe più tutto intero. Cristo infatti non è mai intero senza la Chiesa, come la Chiesa non è mai intera senza Cristo. Infatti il Cristo totale e integro è capo e corpo ad un tempo; per questo dice: “nessuno è mai salito al cielo fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo” (Giovanni, 3, 4). Questi è il solo uomo che rimette i peccati». Senza questa convinzione di fede sul Cristo totale, nulla di quanto si afferma nel presente sussidio avrebbe senso. Nel sacramento della penitenza, frutto del sangue redentore del Signore, sperimentiamo che Cristo «è stato consegnato alla morte a causa della nostre colpe ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione» (Romani, 4, 25). Al sacerdote è affidata in prima persona questa gravissima responsabilità: che il sangue di Cristo non diventi inefficace. Per i sacerdoti, come si afferma nella presentazione del sussidio, «la riscoperta del sacramento della riconciliazione, come penitenti e come ministri, è la misura dell'autentica fede nell'agire salvifico di Dio, che si manifesta più efficacemente nella potenza della grazia, che nelle umane strategie organizzative di iniziative, anche pastorali, talvolta dimentichi dell'essenziale». È questa convinzione di fede nel mistero della redenzione e della sua attualizzazione nella Chiesa e attraverso la Chiesa che sostiene, per tutta la vita, una pratica concreta, lieta, fiduciosa e impegnata di accoglimento e amministrazione del sacramento della penitenza, così come anche della direzione spirituale.
Per affrontare con animo rinnovato una pastorale nuova e vigorosa del sacramento della penitenza e della direzione spirituale sono necessari «occhi nuovi e cuore nuovo» in grado di superare la visione materialistica degli avvenimenti e dello sviluppo umano e, in fondo, della stessa persona umana, unità di anima e corpo, nata dall'amore creatore di Dio e destinata a vivere eternamente. Come afferma Papa Benedetto XVI, non ci sono sviluppo planetario e bene comune universale senza il bene spirituale e morale delle persone, considerate nella loro interezza di anima e corpo (cfr. Caritas in veritate, 76). Inoltre, per affrontare tale pastorale nuova e vigorosa del sacramento della riconciliazione con la direzione spirituale, sempre in rapporto all'Eucaristia, occorre anche superare un modo diffuso di pensare e operare che confonde la confessione frequente e la direzione spirituale con forme di vita spirituale che di solito sono descritte come «spiritualismo», «intimismo», «fuga del mondo». Ben sappiamo che una pratica autentica della confessione frequente e della direzione spirituale deve condurre il fedele -- e in modo particolare il fedele presbitero -- a una vita trinitaria vissuta in Cristo, in grado poi di testimoniare nella propria vita una Chiesa, comunità in missione.
La pratica della confessione frequente e della direzione spirituale è per tutti nella Chiesa: per donne e uomini; per bambini, giovani e adulti responsabili. Il sussidio insiste molto sulla responsabilità personale di chi riceve la direzione spirituale. La responsabilità e la libertà personali non vengono per nulla intaccate, anzi vengono continuamente messe in rilievo e valorizzate. Il cristiano deve agire sempre con totale libertà e responsabilità. D'altra parte, la direzione spirituale va sempre adattata all'età, alla condizione e alle disposizioni concrete della persona, soprattutto dei giovani. Quante volte le vocazioni sacerdotali o religiose non riescono a sbocciare per mancanza di un'opportuna direzione spirituale!
Non è un compito facile quello che il sussidio propone ai sacerdoti. È un piano pastorale arduo, un ministero che esige studio della teologia, in particolare della teologia spirituale e pastorale, e molta disponibilità. Accanto alla quotidiana celebrazione dell'Eucaristia, la disponibilità generosa e quotidiana all'ascolto delle confessioni sacramentali e all'accompagnamento spirituale saranno la reale misura della propria carità pastorale e della propria identità. L'esercizio dei munera sacerdotali è esigente, ma quando viene esercitato con lo spirito di Cristo lascia sempre nel cuore l'impronta della gioia pasquale e della letizia nella speranza (cfr. Romani, 12, 12). Il sussidio si confronta con una realtà complessa e, allo stesso tempo, semplice: la persona umana, il fedele concreto che deve essere formato in Cristo. La confessione sacramentale e il consiglio spirituale s'ispira sempre al mistero di Cristo, alla luce del quale si decifra il mistero dell'uomo (cfr. Gaudium et spes, 22). Il cammino della vita spirituale, proprio perché cammino di ricerca ed esperienza vissuta della verità, del bene e della bellezza, è intessuto dell'armonia fra intelligenza, affettività, volontà e memoria. Per questo la formazione si esprime in una certa fermezza d'animo, nel saper prendere decisioni ponderate e nel retto modo di giudicare uomini ed eventi (cfr. Optatam totius, 11). In tutto il processo bisogna tener conto del rapporto fra la grazia e la natura, includendo l'aiuto che possono prestare, soprattutto in talune circostanze, le scienze umane. A tal proposito sarebbe utile seguire quei documenti della Chiesa che presentano sia l'opportunità, che le condizioni, con cui possono essere usate.
Con il beato Giovanni Paolo II, questo sussidio desidera «rendere omaggio all'innumerevole schiera di confessori santi e quasi sempre anonimi, ai quali è dovuta la salvezza di tante anime, da loro aiutate nella conversione, nella lotta contro il peccato e le tentazioni, nel progresso spirituale e, in definitiva, nella santificazione. Non esito a dire che anche i grandi santi canonizzati sono generalmente usciti da quei confessionali e, con i santi, il patrimonio spirituale della Chiesa e la stessa fioritura di una civiltà, permeata di spirito cristiano! Onore, dunque, a questo silenzioso esercito di nostri confratelli, che hanno ben servito e servono ogni giorno la causa della riconciliazione mediante il ministero della penitenza sacramentale» (Reconciliatio et paenitentia, 29).

*Vescovo segretario della Congregazione per il Clero

(©L'Osservatore Romano 29 settembre 2011)

Il presidente dei vescovi indonesiani incontra il Papa: la nostra Chiesa è viva nonostante i fondamentalisti

Il presidente dei vescovi indonesiani incontra il Papa: la nostra Chiesa è viva nonostante i fondamentalisti

La vita della Chiesa in Indonesia al centro dell’udienza concessa stamane dal Papa, nel Palazzo apostolico di Castel Gandolfo, al presidente dei vescovi del Paese asiatico, mons. Martinus Dogma Situmorang, vescovo di Padang, in visita ad Limina Apostolorum. Lisa Zengarini ha intervistato il presule sulle sfide pastorali emergenti nella società indonesiana e sulle risposte offerte dalla comunità ecclesiale:

R. - La nostra Chiesa è viva e fiorisce con tutte le sue sfide interne, perché dobbiamo continuare a rafforzare la fede dei nostri fedeli e la nostra vita comunitaria, ma allo stesso tempo è una Chiesa aperta al dialogo e all’annuncio della Buona Novella agli altri, perché i fedeli non devono restare chiusi in se stessi. Inoltre dobbiamo dare maggiore attenzione alla formazione dei nostri giovani e alla famiglia esposti alle pressioni, anche violente, della vita moderna per garantire il futuro della nostra Chiesa e conservarla nella fede. E poi, lo ripeto, dobbiamo essere capaci di convivere con i credenti di altre fedi, perché siamo una minoranza che non vuole essere timida e titubante, ma capace di esprimersi, di dare un contributo qualitativamente valido. Per questo spingiamo anche i nostri laici a partecipare alla vita politica e alla vita economica. Il problema sono i gruppi fondamentalisti foraggiati, aiutati o protetti non si sa da chi, che la comunità maggioritaria, quella musulmana, tollera non per simpatia, ma perché incapace di affrontarli. Le stesse autorità civili non sembrano in grado di affrontare con giustizia questa situazione, quindi di punire le azioni che minano la convivenza pacifica delle persone, la Costituzione del Paese e il suo futuro. Se non possiamo vivere insieme in pace come Nazione, come può progredire la famiglia umana nel mondo?

D. - A questo proposito, c’è comunque un dialogo con alcune organizzazioni musulmane, anche autorevoli, con le quali esiste una collaborazione in alcuni campi. Cosa ci può dire in proposito?

R. - Sì, abbiamo un rapporto regolare con i capi delle altre religioni: musulmani, protestanti, induisti, buddisti e confuciani. Partendo dall’analisi della situazione sociale, denunciamo i mali che non vengono affrontati e non sono risolti dalle autorità e diamo suggerimenti a tutte le parti. Questo avviene a livello nazionale con risultati, a mio avviso, positivi che influiscono anche sul dialogo a livelli più bassi. Devo dire, tuttavia, che questa collaborazione non riesce alla stessa maniera in tutte le parti del Paese, perché c’è il fondamentalismo che non è solo il frutto di convinzioni religiose, ma anche di interessi economici, politici e sociali, per cui non è una cosa semplice. Quando ci sono episodi di violenza settaria non dobbiamo infatti pensare automaticamente che sia uno scontro tra religioni. Per la Chiesa è importante rafforzare lo spirito di dialogo: anche se non siamo accettati in alcune aree del Paese e subiamo ancora violenze, non dobbiamo fermarci. Dobbiamo consolidare la collaborazione con quella maggioranza di musulmani di buona volontà che sono rimasti moderati e che vogliono la nostra amicizia.

D. - A proposito di dialogo religioso ed ecumenico, in diversi Paesi nel mondo proliferano sette cristiane che a volte possono creare problemi anche alla Chiesa cattolica: avete questo tipo di problema in Indonesia?

R. Sì lo abbiamo. Ci sono sette che fanno un proselitismo aggressivo che ci disturba, non tanto perché allontanano alcuni nostri fedeli, ma perché seminano la discordia. A farne le spese non è neanche tanto la Chiesa cattolica, quanto piuttosto le stesse le chiese protestanti che subiscono il proselitismo di queste nuove Chiese, alcune delle quali provenienti dall’estero, altre nate da divisioni nelle chiese locali. Questo tipo di proselitismo è contrario alla testimonianza cristiana e alla volontà di dialogo tra le religioni, perché contraddice veramente quanto andiamo dicendo e quello che vogliamo realizzare con i credenti di altre fedi.

D. - Lei ha accennato prima ai laici e ai giovani. Come possono diventare una ‘speranza’ per il futuro della Chiesa in Indonesia e quindi per la nuova evangelizzazione?

R. - Non solo possono, ma devono contribuire all’evangelizzazione, anche perché, se ai chierici è riservato il dialogo ufficiale, sono i laici che hanno contatti quotidiani con i musulmani e i protestanti. Quello che diciamo sempre è: ‘Siete voi i portavoce della Chiesa nella vita della società’. Noi incoraggiamo i laici, aiutandoli anche a sopportare con pazienza il clima di ostilità che respira in alcune aree del Paese. Certo non è facile e non c’è una ricetta valida per tutte le situazioni.

D. - Cosa ci può dire sulla presenza della Chiesa indonesiana nei media che sono così importanti nel mondo di oggi?

R. - Sì, siamo consapevoli della loro importanza. Facciamo diverse cose in questo campo. Ad esempio, tutte le nostre parrocchie hanno un bollettino. Abbiamo una rivista a diffusione nazionale che si chiama “Hidu” (“Vita”). Inoltre cerchiamo di incoraggiare i nostri giovani e i nostri intellettuali a scrivere sui giornali e sulle riviste. Ci sono diversi scrittori cattolici apprezzati nella società indonesiana. Abbiamo poi radio in quasi tutte le diocesi. Per quanto riguarda la televisione, usufruiamo di alcuni spazi per la trasmissione delle Messe e delle omelie, ma anche di riflessioni su temi non strettamente cattolici come la promozione umana, la fratellanza , la corruzione.

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Dall'«ingerenza vaticana» al «doveroso monito» (Pierluigi Battista)

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Anche questo sara' argomento del nostro decalogo: il doppiopesismo.

Antidoti contro la disumanità. Nei discorsi di Benedetto XVI in Germania (Ferdinando Cancelli)

Nei discorsi di Benedetto XVI in Germania

Antidoti contro la disumanità

Ferdinando Cancelli

I discorsi di Benedetto XVI si prestano sempre a una lettura su molti piani e offrono spunti concreti a chi si trova ad affrontare la sfera della sofferenza umana e le problematiche bioetiche a essa connesse.
Non hanno fatto eccezione gli interventi durante il viaggio in Germania, in particolare quelli al Bundestag e al convento degli agostiniani di Erfurt durante la celebrazione ecumenica.
«Solo chi conosce Dio, conosce l’uomo» ha ribadito il Papa citando Romano Guardini per ricordare come «senza la conoscenza di Dio l’uomo diventa manipolabile» e come la fede debba «concretizzarsi nel nostro comune impegno per l’uomo»: saremo giudicati «secondo come ci siamo comportati nei confronti (...) dei più piccoli».
Il compito che Benedetto XVI ha delineato ancora una volta con fermezza consiste nel «difendere la dignità inviolabile dell’uomo dal concepimento fino alla morte, nelle questioni della diagnosi pre-impiantatoria fino all’eutanasia».
Questa proposta del Papa, chiara ai nostri occhi, poggia sulle basi evidenziate il giorno precedente al Bundestag in un discorso storico e articolato. Due sono gli elementi che aiutano concretamente chiunque voglia guardare all’uomo senza lo scuro filtro di un riduttivismo che «comprende la natura in modo puramente funzionale»: secondo Benedetto XVI bisogna ricostruire un ponte e inaugurare una nuova ecologia.
All’inizio degli anni settanta del secolo scorso la bioetica veniva al mondo proprio con l’immagine del «ponte»: un oncologo, Van Rensselaer Potter, la vedeva infatti in una celebre opera come bridge to the future («ponte verso il futuro»), un ponte tra «dati biologici» e «valori etici» (biological facts ed ethical values). Negli anni successivi ci si accorse però di come quel ponte nulla avrebbe messo in comunicazione se non fosse passato per l’immagine di uomo, di natura umana, che ognuno di noi, nello svolgere il proprio lavoro e nella vita, non dovrebbe mai perdere.
Il Papa ci aiuta in un certo senso a ricostruire quel ponte in modo corretto ricordandoci che solo passando attraverso una natura umana non più compresa «in modo puramente funzionale» le due rive dell’uomo e dell’ethos torneranno a essere unite.
D’altra parte, partendo dal dato oggettivo che «l’uomo non è soltanto una libertà che si crea da sé» e che «l’uomo non crea se stesso», Benedetto XVI ci invita a fare nostro lo stesso zelo del movimento ecologista comparso in Germania anch’esso negli anni settanta del Novecento. Questa volta però — dice il Papa — la natura da rispettare e da non manipolare è, accanto a quella di terra, acqua e aria, quella della persona umana.
Ricostruire un ponte e diventare fautori dell’ecologia dell’uomo mediante uno sguardo nuovo sulla natura umana alla luce della vera ragione che non rinuncia a guardare in alto: semplici, saggi antidoti contro la disumanità proposti da chi, umilmente, lavora davvero sodo nella vigna del Signore.

(©L'Osservatore Romano 30 settembre 2011)

Il Metropolita Hilarion in Vaticano: il Papa aiuta cattolici e ortodossi a comprendersi meglio

Il Metropolita Hilarion in Vaticano: il Papa aiuta cattolici e ortodossi a comprendersi meglio

Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza nel Palazzo apostolico di Castel Gandolfo il Metropolita di Volokolamsk, Hilarion, presidente del Dipartimento per le Relazioni Ecclesiastiche Esterne del Patriarcato di Mosca. Philippa Hitchen ha intervistato il Metropolita al termine dell’incontro con Benedetto XVI:

R. – His Holiness is the man of faith...

Sua Santità è l’uomo della fede e ogni volta che lo incontro sono incoraggiato dal suo spirito, dal suo coraggio e dalla sua dedizione alla vita della Chiesa in tutto il mondo. E naturalmente sono molto colpito dalla sua conoscenza delle tradizioni ortodosse e dall’attenzione che lui rivolge al dialogo tra i cattolici e gli ortodossi. Pochi giorni fa, quando si trovava in Germania, ha incontrato i rappresentanti della Chiesa ortodossa tedesca e ha parlato del dialogo in corso tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa. Si pensa che questo atteggiamento del capo della Chiesa romana cattolica aiuterà molto nel futuro a comprenderci meglio reciprocamente.

D. – Cosa si può dire circa un incontro tra il Papa e il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill?

R. – We believe that such meeting...

Crediamo che, presto o tardi, in futuro, ci sarà questo incontro. Noi non siamo ancora pronti a discutere la data, il luogo o il protocollo di un tale evento, perché quello che conta per noi principalmente è il contenuto di questo incontro. Non appena saremo d’accordo sul contenuto, sui punti per i quali ancora siamo in disaccordo o abbiamo opinioni divergenti, allora credo che potremo avere questo incontro. Richiede, comunque, una preparazione molto attenta e non dobbiamo avere fretta per avere tale incontro in un particolare momento. (ap)

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Papa: la Giornata delle comunicazioni sociali su “Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione” (AsiaNews)

Papa: la Giornata delle comunicazioni sociali su “Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione”

Il tema scelto da Benedetto XVI evidenzia il desiderio di sintonizzare il tema della prossima Giornata mondiale, con la celebrazione del sinodo dei vescovi che sarà centrato su “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della Fede cristiana”.

Città del Vaticano (AsiaNews)

E’ “Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione” il tema scelto da Benedetto XVI per la prossima 46ma Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che sarà celebrata in molti Paesi del mondo la domenica che precede la Pentecoste (nel 2012, il 20 maggio).
Commentando il tema scelto oggi dal Papa, il Pontificio consiglio per le comunicazioni sociali evidenzia “il desiderio del Santo Padre di sintonizzare il tema della prossima Giornata Mondiale, con la celebrazione del Sinodo dei Vescovi che avrà come tema, appunto, La nuova evangelizzazione per la trasmissione della Fede cristiana”.
“La straordinaria abbondanza di stimoli della società della comunicazione - aggiunge il Pontificio consiglio - porta in primo piano un valore che, a prima vista, sembrerebbe addirittura in antitesi ad essa. È il silenzio, infatti, il tema al centro della prossima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione”.
“Nel pensiero di Papa Benedetto XVI il silenzio non è presentato semplicemente come una forma di contrapposizione a una società caratterizzata dal flusso costante e inarrestabile della comunicazione, bensì come un necessario elemento di integrazione. Il silenzio, infatti, proprio perché favorisce la dimensione del discernimento e dell’approfondimento, può esser visto come un primo grado di accoglienza della parola. Nessun dualismo, quindi, ma la complementarità di due funzioni che, nel loro giusto equilibrio, arricchiscono il valore della comunicazione e la rendono un elemento irrinunciabile al servizio della nuova evangelizzazione”.
La Giornata mondiale delle comunicazioni sociali è l’unica giornata mondiale stabilita dal Concilio Vaticano II (Inter Mirifica, 1963). Il messaggio del Papa per la Giornata viene tradizionalmente pubblicato in occasione della ricorrenza di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti (24 gennaio).

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“Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione”: il tema della 46ma Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali

SANTA SEDE: IL TEMA DELLA GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI

“Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione”.
Questo il tema - scelto dal Papa e reso noto oggi - della 46ma Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, in programma il 20 maggio 2012. “La straordinaria abbondanza di stimoli della società della comunicazione porta in primo piano un valore che, a prima vista, sembrerebbe addirittura in antitesi ad essa”, si legge in un comunicato del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali, a proposito del silenzio, tema al centro della prossima Giornata “Nel pensiero di Papa Benedetto XVI – si legge ancora nella nota - il silenzio non è presentato semplicemente come una forma di contrapposizione a una società caratterizzata dal flusso costante e inarrestabile della comunicazione, bensì come un necessario elemento di integrazione. Il silenzio, infatti, proprio perché favorisce la dimensione del discernimento e dell’approfondimento, può esser visto come un primo grado di accoglienza della parola”.
“Nessun dualismo”, quindi, ma “la complementarità di due funzioni che, nel loro giusto equilibrio, arricchiscono il valore della comunicazione e la rendono un elemento irrinunciabile al servizio della nuova evangelizzazione”. Dal tema scelto, poi, secondo il dicastero vaticano emerge “con una certa evidenza il desiderio de Santo Padre di sintonizzare il tema della prossima Giornata Mondiale, con la celebrazione del Sinodo dei Vescovi che avrà come tema, appunto, ‘La nuova evangelizzazione per la trasmissione della Fede cristiana’”. La Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, l’unica giornata mondiale stabilita dal Concilio Vaticano II (Inter Mirifica, 1963), viene celebrata in molti paesi, su raccomandazione dei vescovi del mondo, la Domenica che precede la Pentecoste.Il Messaggio del Santo Padre per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali viene tradizionalmente pubblicato in occasione della ricorrenza di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti (24 gennaio).

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Giornata delle Comunicazioni Sociali 2012 sul tema “Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione”

Giornata delle Comunicazioni Sociali 2012 sul tema “Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione”

“Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione”: è questo il tema scelto da Benedetto XVI per la prossima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali che si svolgerà il 20 maggio 2012, nella domenica che precede la Pentecoste. Il Messaggio del Papa per questo evento viene tradizionalmente pubblicato il 24 gennaio, nella memoria di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti.

“La straordinaria abbondanza di stimoli della società della comunicazione – afferma una nota del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali - porta in primo piano” il silenzio, “un valore che, a prima vista, sembrerebbe addirittura in antitesi ad essa”. Nel pensiero di Benedetto XVI – prosegue il testo – “il silenzio non è presentato semplicemente come una forma di contrapposizione a una società caratterizzata dal flusso costante e inarrestabile della comunicazione, bensì come un necessario elemento di integrazione. Il silenzio, infatti, proprio perché favorisce la dimensione del discernimento e dell’approfondimento, può esser visto come un primo grado di accoglienza della parola”.

“Nessun dualismo, quindi – rileva la nota - ma la complementarità di due funzioni che, nel loro giusto equilibrio, arricchiscono il valore della comunicazione e la rendono un elemento irrinunciabile al servizio della nuova evangelizzazione. Emerge, poi, con una certa evidenza – conclude il comunicato - il desiderio del Santo Padre di sintonizzare il tema della prossima Giornata Mondiale, con la celebrazione del Sinodo dei Vescovi che avrà come tema, appunto, "La nuova evangelizzazione per la trasmissione della Fede cristiana”.

La Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali è stata stabilita dal Concilio Vaticano II con il Decreto Inter Mirifica del 1963.

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Il Papa ha scelto il tema per la prossima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali: “Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione”

TEMA DELLA GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI 2012, 29.09.2011

TEMA DELLA GIORNATA

Viene reso pubblico oggi, Festa degli Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, il tema che il Santo Padre Benedetto XVI ha scelto per la 46a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2012:

Italiano
Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione

Francese
Silence et Parole : chemin d’évangélisation

Inglese
Silence and Word : path of evangelization

Tedesco
Stille und Wort: Weg der Evangelisierung

Spagnolo
Silencio y Palabra: camino de evangelización

Portoghese
Silêncio e Palavra: caminho de evangelização

Polacco
Milczenie i Słowo: droga ewangelizacji

COMUNICATO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI

TESTO IN LINGUA ITALIANA

La straordinaria abbondanza di stimoli della società della comunicazione porta in primo piano un valore che, a prima vista, sembrerebbe addirittura in antitesi ad essa. È il silenzio, infatti, il tema al centro della prossima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione. Nel pensiero di Papa Benedetto XVI il silenzio non è presentato semplicemente come una forma di contrapposizione a una società caratterizzata dal flusso costante e inarrestabile della comunicazione, bensì come un necessario elemento di integrazione. Il silenzio, infatti, proprio perché favorisce la dimensione del discernimento e dell’approfondimento, può esser visto come un primo grado di accoglienza della parola. Nessun dualismo, quindi, ma la complementarità di due funzioni che, nel loro giusto equilibrio, arricchiscono il valore della comunicazione e la rendono un elemento irrinunciabile al servizio della nuova evangelizzazione. Emerge, poi, con una certa evidenza il desiderio de Santo Padre di sintonizzare il tema della prossima Giornata Mondiale, con la celebrazione del Sinodo dei Vescovi che avrà come tema, appunto, La nuova evangelizzazione per la trasmissione della Fede cristiana.
La Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, l’unica giornata mondiale stabilita dal Concilio Vaticano II (Inter Mirifica, 1963), viene celebrata in molti paesi, su raccomandazione dei vescovi del mondo, la Domenica che precede la Pentecoste (nel 2012, il 20 maggio).
Il Messaggio del Santo Padre per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali viene tradizionalmente pubblicato in occasione della ricorrenza di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti (24 gennaio).

TESTO IN LINGUA INGLESE

The extra-ordinarily varied nature of the contribution of modern communications to society highlights the need for a value which, on first consideration, might seem to stand in contra-distinction to it. Silence, in fact, is the central theme for the next World Communications Day Message: Silence and Word: path of evangelization. In the thought of Pope Benedict XVI, silence is not presented simply as an antidote to the constant and unstoppable flow of information that characterizes society today but rather as a factor that is necessary for its integration. Silence, precisely because it favors habits of discernment and reflection, can in fact be seen primarily as a means of welcoming the word. We ought not to think in terms of a dualism, but of the complementary nature of two elements which when they are held in balance serve to enrich the value of communication and which make it a key factor that can serve the new evangelization. It is clearly the desire of the Holy Father to associate the theme of the next World Communications Day with the celebration of the forthcoming Synod of Bishops which will have as its own theme: The New Evangelization for the Transmission of the Christian Faith.
World Communications Day, the only worldwide celebration called for by the Second Vatican Council (Inter Mirifica, 1963), is celebrated in most countries, on the recommendation of the bishops of the world, on the Sunday before Pentecost (in 2012, May 20).
The Holy Father’s message for World Communications Day is traditionally published in conjunction with the Memorial of St. Francis de Sales, patron of writers (January 24).

TESTO IN LINGUA SPAGNOLA

La sociedad de la comunicación, con su sobreabundancia de estímulos, pone en evidencia un valor que, a primera vista, podría parecer contrario a ella. Es justamente el silencio el tema central de la próxima Jornada Mundial de las Comunicaciones Sociales: Silencio y Palabra: camino de evangelización. En el pensamiento del Papa Benedicto XVI el silencio no representa sólo un cierto contrapeso en una sociedad marcada por el continuo e incesante flujo comunicativo, sino que es un elemento esencial para su integración. El silencio es el primer paso para acoger la palabra, precisamente porque favorece el discernimiento y la profundización. Así pues, no hay ningún dualismo, sino complementariedad de las dos funciones que, en un adecuado equilibrio, enriquecen el valor de la comunicación y la convierten en un elemento esencial del servicio a la nueva evangelización. Con ello queda de manifiesto el deseo del Santo Padre de sintonizar el tema de la próxima Jornada Mundial, con la celebración del Sínodo de los Obispos, que tendrá precisamente como tema La nueva evangelización para la transmisión de la fe cristiana.
La Jornada Mundial de las Comunicaciones Sociales, única jornada mundial establecida por el Concilio Vaticano II ("Inter Mirifica", 1963), se celebra en muchos países, de acuerdo con la indicación de varios obispos del mundo, el domingo anterior a Pentecostés (el año 2012 será el 20 de mayo).
El Mensaje del Santo Padre para la Jornada Mundial de las Comunicaciones Sociales se publica tradicionalmente con ocasión de la fiesta de San Francisco de Sales, Patrón de los periodistas (24 de enero).

TESTO IN LINGUA FRANCESE

L'extraordinaire apport des communications à la vie sociale met en exergue une valeur qui de prime abord, semblerait même antinomique. Le silence constitue, en effet, le thème central de la prochaine Journée Mondiale des Communications Sociales: Silence et Parole : chemin d'évangélisation. Dans la pensée du pape Benoît XVI, le silence n'est pas présenté simplement comme l’antidote d’une société caractérisée par le flux incessant et constant de la communication, mais bien plutôt comme un facteur d'intégration essentiel. Le silence précisément, parce qu'il favorise le discernement et la réflexion, peut être considéré comme le moment fondamental de l’accueil de la parole. Aucun dualisme donc, mais il s’agit de la complémentarité de deux fonctions qui, dans leur juste équilibre, enrichissent la valeur de la communication et en font un élément clé au service de la nouvelle évangélisation. Il est ensuite évident que le désir du Saint Père est d'associer le thème de la prochaine Journée Mondiale à celui de la célébration du synode des Évêques : La nouvelle Évangélisation pour la transmission de la foi chrétienne.
La Journée Mondiale des Communications sociales, unique célébration mondiale instaurée par le Concile Vatican II (Inter mirifica, 1963), est fixée, à la demande des Évêques du monde entier, au dimanche avant la Pentecôte (en 2012, le 20 mai).
Le message du Saint-Père pour la Journée Mondiale des Communications sociales est publié traditionnellement le jour de la fête de saint François de Sales, Patron des journalistes (24 janvier).

Bollettino Ufficiale Santa Sede