domenica 30 ottobre 2011

Ad Assisi il Papa delinea i nuovi scenari della violenza (Gagliarducci)

La filosofa non credente Julia Kristeva

«Passare dal sospetto alla scommessa»

ANDREA GAGLIARDUCCI

Assisi. Purificare la fede. Ad Assisi, il pensiero di Benedetto XVI va al mondo di mezzo, a quelli che non sono agnostici, ma nemmeno credenti. Che soffrono dell'assenza di Dio, e per questo «pongono domande all'una e all'altra parte». Agli atei combattivi, ai quali tolgono «la loro falsa certezza, con la quale pretendono di sapere che non c'è un Dio, e li invitano a diventare, invece che polemici, persone in ricerca, che non perdono la speranza che la verità esista e che noi possiamo e dobbiamo vivere in funzione di essa». Ma pongono anche domande ai ai religiosi, perché «non considerino Dio come una proprietà che appartiene a loro così da sentirsi autorizzati alla violenza nei confronti degli altri». «Che essi non riescano a trovare Dio dipende anche dai credenti con la loro immagine ridotta o anche travisata di Dio», conclude il Papa.
A 25 anni dal primo incontro dei rappresentanti delle religioni del mondo per una giornata di preghiera e riflessione per la pace, Benedetto XVI riunisce di nuovo le religioni nella città del poverello di Assisi. Da una parte, c'è la volontà del Papa di commemorare un momento così importante nei rapporti tra le religioni. Dall'altra, la preoccupazione di non farne un evento di forte sincretismo.
«E' meno carismatico di 25 anni fa, e allo stesso tempo si stanno dicendo cose che 25 anni fa non si sarebbero potute dire», afferma Roberto Catalano, del Movimento dei Focolari. Benedetto XVI parte in treno dalla stazione di Città del Vaticano. Insieme a lui, i vari rappresentanti delle religioni (saranno ottanta sul palco di fronte all'altare di Santa Maria degli Angeli, preparato per l'occasione) e i membri delle delegazioni. C'è anche il cardinal Roger Etchegaray, che 25 anni fa fu motore del primo incontro. «Sono stato in treno con il Papa, ma sono molto discreto», si schermisce il cardinale.
Il Papa resta sempre con le delegazioni. Raggiunge Santa Maria degli Angeli insieme a loro in pulmino, e arriverà anche nella Chiesa di San Franceco in pulmino insieme agli altri.
Molte cose sono simili rispetto a 25 anni fa. A partire dal tempo, che al mattino è umido e freddo, quasi a promettere una pioggia che poi non si paleserà. Ma 25 anni fa, la mattina presto, sulla Curia Vescovile comparve una scritta, della quale non è rimasta traccia documentale perché il sacerdote che la scoprì non ebbe la prontezza di fotografarla prima di farla cancellare: «Wojtyla, non con la preghiera, ma con le armi si difende la pace». Non c'è stata notizia di scritte del genere oggi.
Sull'altare, si alternano i rappresentanti delle religioni. A fianco il Papa, il patriarca Bartolomeo primo, all'altro fianco il rabbino David Rosen. E poi, il primate anglicano Williams, il rappresentante della Chiesa armena.
Benedetto XVI parte dal primo incontro di Assisi. Allora, c'era la Guerra Fredda, la divisione simboleggiata dal Muro di Berlino. Un muro che "è caduto" senza spargimento di sangue. Perché - afferma il Papa - «dietro il potere materiale non c'era più alcuna convinzione spirituale. La volontà di essere liberi fu alla fine più forte della paura di fronte alla violenza che non aveva più alcuna copertura spirituale». Ma «il mondo della libertà si è rivelato in gran parte senza orientamento, e da non pochi la libertà viene fraintesa anche come libertà per la violenza».
Il Papa delinea i nuovi scenari della violenza. Il terrorismo, giustificato anche dalla religione che in quel caso "non è a servizio della pace, ma della giustificazione della violenza", e riconosce "pieno di vergogna" che anche i cristiani si sono macchiati di questo tipo di colpa. E la violenza che consegue dall'assenza di Dio, dalla sua negazione e dalla perdita di umanità. Il "no" a Dio «ha prodotto crudeltà e una violenza senza misura, che è stata possibile solo perché l'uomo non riconosceva più alcuna norma e alcun giudice al di sopra di sé, ma prendeva come norma soltanto se stesso. Gli orrori dei campi di concentramento mostrano in tutta chiarezza le conseguenze dell'assenza di Dio». Non si parla solo dell'ateismo di Stao, ma anche "l'adorazione di Mammona". È in quessto clima che la violenza diventa una cosa normale. «L'assenza di Dio porta alla decadenza dell'uomo e dell'umanesimo».
È con questo messaggio, che i delegati si riuniscono prima per un pasto frugale (riso in bianco e verdure cotte) e poi in silenzio e preghiera. Arrivano in processione poi sotto la basilica di San Francesco, dove recitano l'impegno delle loro religioni per la pace. Il Papa conclude: «Non siamo esseri separati. Continueremo a incontrarci e a costruire la pace giorno per giorno».
Tutti si scambiano un segno di pace, vengono liberate delle colombe. Il Papa, e quidi i pellegrini, vanno verso la tomba di San Francesco.

© Copyright La Sicilia, 28 ottobre 2011

Che barba con questo abuso del termine "carismatico". Carisma non e' mediaticita' ma dono di Dio. Mi viene un brivido quando sento tale aggettivo che alcuni non esitano ad attribuire persino a Maciel.
R.

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