giovedì 27 ottobre 2011

Benedetto XVI ad Assisi: la violenza è una contro-religione, i credenti non travisino l'immagine di Dio (R.V.)

Benedetto XVI ad Assisi: la violenza è una contro-religione, i credenti non travisino l'immagine di Dio

Le religioni non possono mai essere motivo di violenza. Le fedi e il dialogo interreligioso sono e devono essere alla base della pace. E’ il richiamo che Benedetto XVI ha lanciato oggi ad Assisi davanti agli esponenti di tutte le religioni del mondo, e a un gruppo di non credenti, in occasione di una nuova Giornata mondiale di preghiera e di riflessione per la pace, a 25 anni dallo storico incontro voluto da Giovanni Paolo II. Il Papa e i circa 300 partecipanti all’appuntamento “Pellegrini della verità, pellegrini della pace”, sono giunti questa mattina nella città di San Francesco a bordo di un treno che questa sera riporterà tutti a Roma. Da Assisi, la nostra inviata Francesca Sabatinelli:

Il terrorismo, spesso motivato e giustificato dalla religione, e la negazione di Dio: sono i nuovi volti della violenza che Benedetto XVI denuncia qui da Assisi, dove 25 anni fa il suo predecessore Giovanni Paolo II aveva invitato per la prima volta le religioni del mondo per una preghiera per la pace nel mondo. Il Papa ricorda quell’evento all’inizio del suo discorso rivolto ai circa 300 rappresentanti delle varie confessioni. Anche questa volta l’immagine è di uomini di fede riuniti nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, con la novità della presenza dei non credenti. Alle loro spalle la Porziuncola, la chiesa che fu ed è il centro del francescanesimo, dove il poverello fondò il suo ordine. Benedetto XVI parlando ai leader cristiani, ebrei, musulmani e delle altre fedi, traccia il profilo storico del 1986, quando il muro di Berlino simbolicamente divideva il pianeta in due blocchi contrastanti tra loro. Il crollo di quella barriera dimostrò che la volontà dei popoli di essere liberi era più forte degli arsenali della violenza – dice – e che, soprattutto, dietro il potere materiale non c’era più alcuna convinzione spirituale. Fu una vittoria della libertà, anche di poter credere, e quindi una vittoria della pace. L’oggi però presenta di nuovo minacce a questo “grande bene”:

“Il mondo della libertà si è rivelato in gran parte senza orientamento, e da non pochi la libertà viene fraintesa anche come libertà per la violenza. La discordia assume nuovi e spaventosi volti e la lotta per la pace deve stimolare in modo nuovo tutti noi”.

Ed ecco “i nuovi volti della violenza”, primo fra tutti il terrorismo, attacchi mirati che – dice il Papa – mettono “fuori gioco tutto ciò che nel diritto internazionale era comunemente riconosciuto e sanzionato come limite alla violenza”:

“Sappiamo che spesso il terrorismo è motivato religiosamente e che proprio il carattere religioso degli attacchi serve come giustificazione per la crudeltà spietata, che crede di poter accantonare le regole del diritto a motivo del ‘bene’ perseguito. La religione qui non è a servizio della pace, ma della giustificazione della violenza”.

Che la religione motivi di fatto la violenza, è il richiamo del Papa ai presenti, è qualcosa che deve preoccupare le persone di fede. Il messaggio di 25 anni fa di Giovanni Paolo II, viene oggi rilanciato da Benedetto XVI, di nuovo dalla città di San Francesco: la forza della risposta risiede nel dialogo interreligioso. Assisi nel 1986 fu un atto di penitenza perché i cattolici, disse Giovanni Paolo II, non sono sempre stati costruttori di pace. Oggi lo ripete Benedetto XVI, chiedendo che la fede cristiana sia strumento della pace di Dio nel mondo:

“Come cristiano, vorrei dire a questo punto: sì, nella storia anche in nome della fede cristiana si è fatto ricorso alla violenza. Lo riconosciamo, pieni di vergogna. Ma è assolutamente chiaro che questo è stato un utilizzo abusivo della fede cristiana, in evidente contrasto con la sua vera natura”.

L’assenza di Dio, la sua negazione, corrompe l’uomo, ne provoca il decadimento e comporta violenza, ed ecco la seconda motivazione identificata dal Papa. “I nemici della religione - dice – vedono in questa una fonte primaria di violenza nella storia dell’umanità e pretendono quindi la scomparsa della religione”:

“Ma il ‘no’ a Dio ha prodotto crudeltà e una violenza senza misura, che è stata possibile solo perché l’uomo non riconosceva più alcuna norma e alcun giudice al di sopra di sé, ma prendeva come norma soltanto se stesso. Gli orrori dei campi di concentramento mostrano in tutta chiarezza le conseguenze dell’assenza di Dio”.

Il Papa si sofferma sulla decadenza dell’uomo dalla quale deriva il cambiamento del clima spirituale. In una società segnata dalla degenerazione del desiderio di felicità la violenza diventa una cosa normale, in questo caso “la pace è distrutta e in questa mancanza di pace l’uomo distrugge se stesso”:

“L’adorazione di mammona, dell’avere e del potere, si rivela una contro-religione, in cui non conta più l’uomo, ma solo il vantaggio personale”.

In conclusione il Papa parla della novità di Assisi 2011. La presenza, accanto alle religioni mondiali, di un gruppo di non credenti, uomini e donne di scienza e di cultura ai quali “non è stato dato il dono del poter credere e che tuttavia cercano la verità, sono alla ricerca di Dio”. Pongono domande sia agli atei combattivi che pretendono di sapere che non c’è un Dio, sia agli aderenti alle religioni, perché non considerino Dio come una proprietà personale:

“Queste persone cercano la verità, cercano il vero Dio, la cui immagine nelle religioni, a causa del modo nel quale non di rado sono praticate, è non raramente nascosta. Che essi non riescano a trovare Dio dipende anche dai credenti con la loro immagine ridotta o anche travisata di Dio”.

Si tratta dunque di un “ritrovarsi insieme in questo essere in cammino verso la verità e del farsi carico insieme della causa della pace contro ogni specie di violenza distruttrice del diritto”. La Chiesa cattolica, conclude il Papa, “non desisterà dalla lotta contro la violenza, dal suo impegno per la pace nel mondo”. Questo pomeriggio dopo una pausa di riflessione e preghiera personale, il Papa e i capi delegazione si trasferiranno a piazza San Francesco per l’incontro conclusivo e per una silenziosa visita alla tomba del Santo.

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