lunedì 31 ottobre 2011

Il Papa all’ambasciatore del Brasile: la sana laicità protegga la dimensione pubblica della fede

Il Papa all’ambasciatore del Brasile: la sana laicità protegga la dimensione pubblica della fede

Lo Stato rispetti la dimensione pubblica della religione: così, Benedetto XVI nell’udienza al nuovo ambasciatore del Brasile, Almir Franco de Sá Barbuda, ricevuto stamani in Vaticano per la presentazione delle Lettere credenziali. L’intervento del Papa si è incentrato sul tema della “sana laicità” e in particolare sull’insegnamento della religione a scuola. Benedetto ha ricordato l’“indimenticabile” visita in terra brasiliana nel 2007 ed ha ringraziato le autorità civili per il sostegno alla prossima Gmg, in programma a Rio de Janeiro nel 2013. Il servizio di Alessandro Gisotti:

Benedetto XVI ha sottolineato che una “sana laicità” non deve considerare la religione come un “semplice sentimento individuale” da relegare “nell’ambito privato”, ma come una realtà che “deve veder riconosciuta la sua presenza comunitaria pubblica”. Quindi, ricordando il contributo fecondo del cristianesimo alla storia del Paese, ha sottolineato che la Chiesa “ha aiutato a forgiare lo spirito brasiliano, caratterizzato dalla generosità, laboriosità e attenzione per i valori familiari e la difesa della vita umana in tutte le sue fasi”. Il Papa ha ricordato, con il nuovo ambasciatore, l’Accordo firmato nel 2008 tra Santa Sede e Brasile. Un accordo, ha osservato, che “non è una fonte di privilegi per la Chiesa” ma che invece assicura alla comunità ecclesiale di “sviluppare tutte le sue potenzialità a beneficio di ogni persona umana e di tutta la società brasiliana”. Uno Stato, è stata la riflessione del Pontefice, deve garantire ad ogni confessione religiosa “la possibilità del libero esercizio del culto”, così come la realizzazione di “attività culturali, educative e caritative” sempre che ciò non sia in contrasto con l’ordine morale. Tuttavia, ha soggiunto, il contributo della Chiesa “non si limita alle iniziative concrete” umanitarie ed assistenziali, ma mira soprattutto “alla crescita etica della società, stimolata da molteplici manifestazioni di apertura al trascendente”.

All’interno di questo campo di collaborazione, ha rilevato il Papa, è particolarmente significativo quello dell’educazione a cui la Chiesa contribuisce con numerose istituzioni, “il cui prestigio è riconosciuto da tutta la società”. L’istruzione, ha constatato, “non può essere ridotta alla mera trasmissione delle nozioni” in vista di una formazione professionale. Deve, piuttosto, “abbracciare tutti gli aspetti della persona” e in particolare l’anelito al trascendente. Ecco perché, ha soggiunto, va riaffermata l’importanza dell’insegnamento religioso nelle scuole pubbliche. Non si tratta di imporre “un determinato credo religioso”, ma del riconoscimento “della religione come valore necessario per la formazione integrale della persona”. Questo insegnamento, ha avvertito, “non può dunque ridursi ad una generica sociologia delle religioni, giacché non esiste una religione generica aconfessionale”. L’insegnamento della religione, quindi, “non ferisce la laicità dello Stato”, ma – ha proseguito il Papa - garantisce “il diritto dei padri di scegliere un’educazione per i propri figli”, che contribuisca “alla promozione del bene comune”. Infine, nel campo della giustizia sociale, il Papa ha ribadito che il governo brasiliano può contare sull’impegno della Chiesa per lo “sradicamento della fame e della miseria”. La Chiesa, ha concluso, “sarà sempre felice” di assistere i più bisognosi, “aiutandoli a liberarsi dalla loro situazione di indigenza, povertà ed esclusione”.

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