Se il Papa apre agli agnostici
ANDREA TORNIELLI
Benedetto XVI ha celebrato il primo incontro interreligioso di Assisi secondo Ratzinger. E al di là delle precauzioni e dell’insistenza che è stata posta nell’evitare il rischio del sincretismo, la vera novità di questa edizione è rappresentata dall’invito rivolto ai non credenti, anch’essi «pellegrini» nella città di San Francesco.
Soltanto chi non conosce Joseph Ratzinger può stupirsi per questa innovazione. Il Papa teologo, al contrario della rappresentazione che di frequente viene data del suo pontificato, è non soltanto attentissimo al dialogo con chi non crede ma sembra talvolta persino privilegiarlo rispetto al più tradizionale dialogo tra le religioni. Se per quanto riguarda quest’ultimo, Benedetto XVI ha voluto precisare la cornice entro cui inscriverlo, insistendo sull’aspetto culturale, sul rispetto dei diritti umani e sulla necessità di togliere qualsiasi giustificazione all’uso della violenza e del terrorismo in nome della religione, nei confronti dei non credenti e degli agnostici che non hanno chiuso definitivamente la porta della domanda su Dio, il Papa mostra una crescente attenzione.
Nel libro-intervista con Peter Seewald pubblicato undici anni fa («Dio e il mondo»), l’allora Prefetto dell’ex Sant’Uffizio, parlando della fede cristiana, disse parole inequivocabili e lontanissime da ogni tipo di integralismo e fondamentalismo: «La natura della fede non è tale per cui a partire da un certo momento si possa dire: io la possiedo, altri no. La fede rimane un cammino.
Durante tutto il corso della nostra vita siamo in cammino, e perciò la fede è sempre minacciata e in pericolo. Ed è anche salutare che si sottragga in questo modo al rischio di trasformarsi in ideologia manipolabile. Di indurirsi e di renderci incapaci di condividere riflessione e sofferenza con il fratello che dubita e che s’interroga». «La fede può maturare - aggiungeva - solo nella misura in cui sopporti e si faccia carico, in ogni fase dell’esistenza, dell’angoscia e della forza dell’incredulità e l’attraversi infine fino a farsi di nuovo percorribile in una nuova epoca».
E il mese scorso, nell’ultimo giorno del suo viaggio in Germania, commentando le parole di Gesù «i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio», aveva spiegato: «Tradotta nel linguaggio del tempo, l’affermazione potrebbe suonare più o meno così: agnostici, che a motivo della questione su Dio non trovano pace; persone che soffrono a causa dei loro peccati e hanno desiderio di un cuore puro, sono più vicini al regno di Dio di quanto lo siano i fedeli "di routine", che nella Chiesa vedono ormai soltanto l’apparato, senza che il loro cuore sia toccato da questo, dalla fede».
Ecco perché di sua iniziativa Papa Ratzinger ieri ad Assisi ha ritenuto di rivolgersi anche a quelle «persone alle quali non è stato dato il dono del poter credere e che tuttavia cercano la verità, sono alla ricerca di Dio». Queste persone pongono domande sia «agli atei combattivi» che «pretendono di sapere che non c'è un Dio», e li invitano «a diventare, invece che polemici, persone in ricerca, che non perdono la speranza che la verità esista».
Ma soprattutto chi non crede ed è in ricerca chiama in causa gli aderenti alle religioni, «perché non considerino Dio come una proprietà che appartiene a loro così da sentirsi autorizzati alla violenza nei confronti degli altri». I non credenti attendono di trovare risposte sul vero Dio, ma l’immagine di Dio che arriva dalle religioni «a causa del modo nel quale non di rado sono praticate, è non raramente nascosta». Il Papa ha detto ai leader delle religioni mondiali, senza ovviamente sottrarre la Chiesa cattolica a questa responsabilità, che l’agnosticismo oggi «dipende anche dai credenti» e dall’immagine «ridotta o anche travisata di Dio» che essi trasmettono.
© Copyright La Stampa, 28 ottobre 2011 consultabile online anche qui.
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