UE: FISICHELLA, SENZA CRISTIANESIMO CONTINENTE MENO ATTRAENTE
Salvatore Izzo
(AGI) - Tirana, 1 ott.
"Privi della presenza significativa dei cattolici, i nostri Paesi sarebbero in ogni caso piu' poveri, piu' isolati e meno attraenti".
Lo ha detto monsignor Rino Fisichella intervenendo a Tirana al Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee.
In Europa, ha denunciato il presidente del dicastero per la Nuova Evangelizzazione nel testo diffuso dal sito cattolico Zenit.org, "l'orizzonte di fede e' relegato a un ambito privato senza incidere nella vita delle relazioni interpersonali, sociali e civili".
Secondo l'arcivescovo, spesso la religione "non viene negata, ma pensata con un suo ruolo ben delimitato", e "interviene solo in parte e marginalmente nel giudizio etico e nei comportamenti".
Se "Dio ha perso la centralita' che possedeva", la conseguenza di cio' - ha osservato monsignor Fisichella - e' che "l'uomo stesso ha perso il suo posto". Per il Presidente del dicastero vaticano, in Europa si sta presentando dunque "una situazione paradossale evidente": "nel tempo in cui essa viveva di valori condivisi, possedeva una forte identita' che la rendeva facilmente riconoscibile nonostante i confini territoriali"; "in questi anni, invece, mentre sono stati abbattuti i confini e quindi poteva essere favorito un processo di unificazione, si assiste al moltiplicarsi delle differenze e all'aumento degli estremismi", e "la frammentarieta' domina a tal punto da far sgretolare ogni possibile unita'".
Per monsignor Fisichella, cio' si sta verificando perche' "si vuole costruire un’Europa indipendente dal cristianesimo e, in alcuni casi, perfino contro di esso". "Eppure - ha ricordato - il cristianesimo e' una condizione obbligatoria per comprendere coerentemente storia e attualita' dei nostri Paesi".
E "la scelta della neutralita' di fronte alla religione, ideata e perseguita da molti, e' il metodo piu' dannoso che si possa immaginare: non e' emarginando ne' esorcizzando il cristianesimo che si potra' forgiare una societa' migliore".
© Copyright (AGI)
MONSIGNOR DI TORA: A ROMA CI SONO BAMBINI CHE NON SANNO FARSI LA CROCE
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 1 ott.
"A Roma ci sono bambini che non sanno farsi il segno della Croce quando vengono iscritti alla prima comunione, bambini che in casa non hanno mai sentito parlare di Gesu'".
Lo ha denunciato il vescovo ausiliare Guerino Di Tora aprendo questa sera a Ponte Milvio la missione cittadina "Gesu' al centro" che vuole portare il Vangelo "a chi lo ha dimenticato o messo da parte".
"La fede - ha ricordato il presule parlando ai ragazzi del Servizio diocesano della pastorale giovanile che gremivano la parrocchia della Gran Madre di Dio - e' una forza centrifuga: l'annuncio cioe' non e' una missione che ci e' chiesta dall'esterno, ma un'esigenza che viene dal nostro Battesimo, per questo possiamo fare nostra la frase di Giovanni Paolo II che ai preti di Roma volle ricordare che 'la parrocchia trova se stessa fuori da se''.
"L'incontro con i giovani missionari per le vie della citta' - ha spiegato ancora monsignor Di Tora che e' stato a lungo direttore della Caritas di Roma - per qualcuno sara' l'inizio di una vita diversa. La fede e' diffusiva, e l'ansia missionaria che sentiamo qui stasera sentiamo vorremmo divenisse di tutti, invece ci si e' assuefatti a tante situazioni anche all'interno della Chiesa".
Per il vescovo Di Tora, "allora dal Vangelo dei lavoratori inviati alla Vigna - richiamato da Benedetto XVI per descriversi nel primo contatto con i fedeli il giorno della sua elezione, il 18 maggio 2005 - ci arriva un richiamo profondo: la nostra esperienza di fede diventa motivo per altri di incontrare Gesu'".
Durante il rito, il presule ha conferito il mandato missionario a 300 giovani che parteciperanno alla missione cittadina. Il loro servizio inizia questa sera stessa, con l'incontro, fino a notte inoltrata, con i ragazzi che abitualmente affollano Ponte Milvio e le vie limitrofe il sabato sera, per proporre loro una fedelta' piu' autentica di quella simboleggiata dai "lucchetti" lasciati da tanti coetanei - come fa Scamarcio nel film "Tre metri sopra il cielo" - che hanno reso celebre il ritrovarsi serale in questi luoghi della Capitale.
© Copyright (AGI)
Il "blog degli amici di Papa Ratzinger" vuole essere un omaggio a Benedetto XVI. Si tratta di una iniziativa personale che non ha alcun riconoscimento ufficiale. Non è un prodotto editoriale. Il materiale qui contenuto è a disposizione di chiunque. Questo spazio virtuale non ha scopo di lucro ed è consultabile gratuitamente. E' gradito tuttavia un piccolo contributo economico necessario al sostentamento del blog. Buona navigazione.
domenica 2 ottobre 2011
UE, Mons. Fisichella: senza Cristianesimo il continente è meno attraente. Mons. Di Tora: a Roma ci sono bambini che non sanno farsi il segno della Croce (Izzo)
3 commenti:
Ci siamo trasferiti ad altro indirizzo
:-)
Vieni a trovarci ed a lasciare un commento nella nuova casa:
IL BLOG DEGLI AMICI DI PAPA RATZINGER 5
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.
...non solo a Roma maovunque...e anche dopo il catechismo... C'è t utto da ricostruire!
RispondiEliminaCondivido il post delle 13.43! ed aggiungo che a Roma, l'ho già detto ma, meglio ripetere, chi in qualsiasi ufficio pubblico manifesta apertamente oppure porti al collo segni della nostra fede, viene additato, allontanato, escluso............ quando non viene preso per matto! Non parliamo poi se per puro caso, manifesta segni di gratitudine ed affetto verso Benedetto XVI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Questo grazie alla campagna mediatica portata avanti contro il Papa dai media, grazie a certi parroci che se ne infischiano beatamente di far conoscere meglio la figura di questo Pontefice ed ai nemici interni che circondano e cercano di minare questo Pontificato! QUESTO SUCCEDE NELLA DIOCESI DEL PAPA FORSE SAREBBE IL CASO DI COMINCIARE A LAVORARE UN Pò SERIAMENTE!
RispondiElimina@parroco
RispondiEliminaAmen!!
Se dovessimo chiedere il Credo a un ragazzo che ha appena fatto la Cresima, non ce lo saprebbe dire.
Poi ci si lamenta che non si va più in chiesa e che le persone sono meno cattoliche.
Le diocesi pensano più ai numeri che alla qualità!
Jacu