mercoledì 2 novembre 2011

Il Papa: La Commemorazione dei fedeli defunti ci aiuta a ricordare i nostri cari che ci hanno lasciato, e tutte le anime in cammino verso la pienezza della vita (Magistrelli)

La commemorazione dei defunti occasione per riflettere sull'eternità

I percorsi della «grazia», quelli dell'«impegno»: si diventa santi in modo diverso

Lydia Magistrelli

ROMA

Si diventa santi attraverso «percorsi differenti», innervando «grazia» e «impegno» nel proprio stile di vita. È necessario elevare lo sguardo dalla realtà terrene, scandite dal tempo corrente – il tempo quotidiano e umano –, a Dio, alla dimensione dell'eternità. Anche la Chiesa, che pure è «fragile» a livello umano, è «santa» in quanto «comunione di santi». Lo ha spiegato ieri il Papa in occasione della festa di Ognissanti.
«In questa giornata – ha ricordato Benedetto XVI ai circa quarantamila fedeli radunati in piazza San Pietro per l'Angelus – veneriamo proprio questa innumerevole comunità di tutti i santi, i quali, attraverso i loro differenti percorsi di vita, ci indicano diverse possibili strade di santità, accomunate da un unico denominatore: seguire Cristo e "conformarsi" a Lui, fine ultimo della nostra vicenda umana. Tutti gli stili di vita, infatti – ha proseguito Ratzinger –, possono diventare, con l'azione della grazia e anche con l'impegno e la perseveranza di ciascuno, possibili vie di santificazione».
Alla comunione dei santi è collegata nel cristianesimo la memoria dei defunti, che viene coltivata dalla Chiesa «fin dai primi tempi». E un concetto fondamentale è che «la visita ai cimiteri, mentre "custodisce" i legami di affetto con chi ci ha amato in questa vita, ci ricorda che tutti tendiamo verso un'altra vita, al di là della morte»: questa "nota" del Pontefice nel breve discorso che ha preceduto l'Angelus.
«La Commemorazione dei fedeli defunti, cui è dedicata la giornata del 2 novembre ci aiuta a ricordare – ha rilevato il Santo Padre rivolto ai fedeli – i nostri cari che ci hanno lasciato, e tutte le anime in cammino verso la pienezza della vita, proprio nell'orizzonte della Chiesa celeste, a cui la Solennità della Festa di Ognissanti ci ha elevato. Fin dai primi tempi della fede cristiana – ha quindi insistito il Papa teologo – la Chiesa terrena, riconoscendo la comunione di tutto il corpo mistico di Gesù Cristo, ha coltivato con grandissima pietà la memoria dei defunti e sempre ha offerto per loro suffragi».
Secondo il Pontefice, dunque, la preghiera per i morti è non soltanto utile ma assolutamente necessaria, in quanto essa non solo li può aiutare, ma rende al contempo efficace la loro intercessione in nostro favore».
Alla base di tutto questo, ovviamente, c'è l'imprescindibile certezza cristiana nell'Aldilà. «L'oggetto della nostra speranza – ha spiegato in proposito Ratzinger – è il gioire alla presenza di Dio nell'eternità», come ha promesso Gesù ai suoi discepoli dicendo loro «Vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia». La commemorazione dei defunti, insomma, può e deve divenire un'occasione per riflettere sull'eternità, sul vero Tempo dell'Uomo. Vivere in Dio è anche prepararsi alla morte. Già in vita mettere le condizioni per affrontare con consapevolezza il "grande passaggio".
«Alla Vergine Maria, Regina di tutti i Santi, affidiamo – ha quindi concluso il Pontefice – il nostro pellegrinaggio verso la patria celeste, mentre invochiamo per i fratelli e le sorelle defunti la sua materna intercessione».

© Copyright Gazzetta del sud, 2 novembre 2011

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