martedì 29 novembre 2011

A dicembre, il Papa chiede di pregare per la salvaguardia della dignità dei bambini, veri annunciatori del Vangelo (R.V.)

A dicembre, il Papa chiede di pregare per la salvaguardia della dignità dei bambini, veri annunciatori del Vangelo

“Perché i bambini e i giovani siano messaggeri del Vangelo e perché la loro dignità sia sempre rispettata e preservata da ogni violenza e sfruttamento”. E’ questa l’intenzione missionaria di preghiera di Benedetto XVI per il mese di dicembre. Nel tempo forte che ci avvicina al Natale del Signore, il Papa rinnova dunque l’esortazione a pregare per i bambini, la cui dignità è purtroppo spesso violata dagli adulti. Su questa intenzione, Alessandro Gisotti ha raccolto la riflessione di padre Giulio Albanese, direttore delle riviste delle Pontificie Opere Missionarie, tra cui “Il Ponte d’oro”, mensile dell’Opera Infanzia Missionaria:

R. – Annuncio e testimonianza del Vangelo, in fondo, a pensarci bene, è stato il tema della Giornata missionaria mondiale che abbiamo celebrato ad ottobre: “Testimoni di Dio”. Ai ragazzi questa proposta viene formulata nuovamente dal Santo Padre, non foss’altro perché in ogni caso loro rappresentano il futuro. E' inutile nascondercelo: se vogliamo un mondo migliore, un mondo decisamente diverso da quello attuale, bisogna investire energia su di loro, ed è per questo che soprattutto la loro dignità va rispettata innanzitutto attraverso un impegno da parte delle agenzie educative. Quando parliamo di agenzie educative, inevitabilmente facciamo riferimento alla famiglia, alla scuola, ma anche alla comunità cristiana nelle sue molteplici articolazioni.

D. – A sostegno di quanto chiede il Papa in questa intenzione di preghiera, c’è in particolare la Pontificia Opera dell’Infanzia missionaria. In qualche modo, questa realtà dimostra che non è mai troppo presto per essere testimoni dell’amore cristiano…

R. – La Pontificia Opera dell'Infanzia è nata proprio con un intento di tipo educativo: aiutare i ragazzi a sperimentare la passione per la missione, per l’impegno. Questo significa anche prendere coscienza del fatto che hanno bisogno di stimoli, bisogno di modelli di riferimento a cui guardare, hanno bisogno di essere accompagnati. In fondo, chi si propone come educatore nei loro confronti non deve guardarli come "oggetti", quanto piuttosto come "soggetti", veri e propri protagonisti.

D. – Cosa le hanno insegnato i bambini dell’Africa?

R. – Il sorriso è quello che colpisce maggiormente. Si tratta di ragazzi che spesso nascono in contesti davvero difficili e non sono certamente ragazzi viziati, non sono ragazzi che hanno sperimentato la contaminazione del consumismo... In questo senso, io credo che la loro testimonianza di vita, e soprattutto l’affiatamento che hanno nel contesto familiare, sia davvero motivo di edificazione quando si guarda al cosiddetto “primo mondo”, mondo industrializzato che sappiamo bene, in questo frangente della storia, sembra in crisi sistemica, sembra davvero in grande difficoltà. Credo che, in fondo, la testimonianza che ci viene da questi ragazzi sia l’affermazione della semplicità. (gf)

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