Il Papa striglia i politici e condanna le violenze
Benedetto XVI parla alla chiesa perseguitata e che soffre. Ai "responsabili italiani" chiede di lavorare per il bene comune. Dalla Loggia di San Pietro il discorso Urbi et orbi. La Cina oscura la Bbc.
Andrea Gagliarducci
Benedetto XVI torna a guardare alla Chiesa che soffre nell'Angelus di Santo Stefano, e - ricordando le violenze di questi giorni contro alcune chiese cristiane in Nigeria - rinnova «l'appello ad abbandonare la via dell'odio pacifiche dei conflitti e donare alle care popolazioni sicurezza e serenità». Nei tre giorni delle festività natalizie, sono stati molteplici gli appelli di Benedetto XVI alla pace e alla libertà religiosa. E, durante l'Angelus di Natale, ha chiesto anche ai «responsabili» dell'Italia a prendere le decisioni «in nome del bene comune».
Ai cattolici di Cina Poco prima del Natale, i cattolici in Cina hanno ripreso a vivere momenti difficili, e il Vaticano ha denunciato la violazione della «libertà religiosa». Nel messaggio Urbi et Orbi del giorno di Natale, il Papa ha incoraggiato la Chiesa «sotterranea» della Cina. «La celebrazione della nascita del Redentore rafforzi lo spirito di fede, di pazienza e di coraggio nei fedeli della Chiesa nella Cina continentale - ha detto il Papa - affinché non si perdano d'animo per le limitazione alla loro libertà di religione e di coscienza e, perseverando nella fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa, mantengano viva una fiamma di speranza». Parole che hanno provocato la dura reazione della autorità cinesi che hanno immediatamente oscurato l'edizione cinese della Bbc che stava riferendo del discorso di Benedetto XVI.
Alla Chiesa che soffre Come devono mantenere viva una fiamma di speranza i cattolici del Medioriente, dove da anni è in atto un esodo nascosto dei cristiani perseguitati. Nel messaggio Urbi et Orbi, il Papa si è augurato che «la venuta dell'Emmanuele lenisca il dolore e consoli nelle prove le care comunità cristiane in Iraq e in tutto il Medio Oriente, donando loro conforto e speranza per il futuro ed animando i responsabili delle azioni ad una fattiva solidarietà verso di esse». Parole che proiettano direttamente al primo dell'anno, giornata mondiale della Pace, dedicata quest'anno proprio alla «libertà religiosa via per la pace». E Benedetto XVI formula un «appello ad abbandonare le vie dell'odio per trovare soluzioni pacifiche dei conflitti e donare alle care popolazioni sicurezza e serenità», e deplora tali violenze, molte delle quali rivolte «specialmente contro i discepoli di Cristo».
Sulla pace La pace è il tema conduttore dell'omelia della notte di Natale, del discorso Urbi et Orbi e dell'Angelus di Santo Stefano. Ieri, il Papa ricordava come «la terra si è ancora macchiata di sangue» nei giorni del Natale. La notte della Vigilia, Benedetto XVI ha ricordato: «Anche oggi marciano rimbombanti i calzari dei soldati e sempre ancora e sempre di nuovo c'è il mantello intriso di sangue», cui fa riferimento il libro di Isaia (nel quale si preannuncia la venuta di Cristo). Costruire la pace si deve e si può, a partire dalla fede in Gesù, dalla cui incarnazione, dice il Papa, «sono nate isole di pace». Nel messaggio di Natale, il Papa è andato oltre. Prima ha pregato che «la luce del Natale risplenda nuovamente in quella terra dove Gesù è nato e ispiri Israeliani e Palestinesi nel ricercare una convivenza giusta e pacifica», quindi ha auspicato che «la nascita del Salvatore apra prospettive di pace duratura e di autentico progresso alle popolazioni della Somalia, del Darfur e della Costa d'Avorio; promuova la stabilità politica e sociale nel Madagascar; porti sicurezza e rispetto dei diritti umani in Afghanistan e in Pakistan; incoraggi il dialogo tra Nicaragua e Costa Rica; favorisca la riconciliazione nella penisola coreana». Un pensiero particolare è andato alle famiglie «costrette ad abbandonare le proprie case a causa della guerra, della violenza e dell'intolleranza».
Ai politici Il Papa ha ricordato anche l'Italia al termine del messaggio Urbi et Orbi. Affacciato dal loggione centrale, ha augurato «buon Natale ai romani e agli italiani», e ha auspicato «il dono natalizio della gioia e della pace per ogni abitante dell'amata Italia: per i bambini e per gli anziani, per i giovani e per le famiglie». E ha pregato Cristo di ispirare «i responsabili, perché ogni loro scelta e decisione sia sempre per il bene comune».
Sulla famiglia Ieri, giorno della Sacra Famiglia, il Papa ha ricordato l'importanza della famiglia formata dal matrimonio tra uomo e donna, perché «di questo hanno bisogno di bambini: dell'amore del padre e della madre. È questo che dà loro sicurezza e che, nella crescita, permette la scoperta del senso della vita».
© Copyright Il Tempo, 27 dicembre 2010 consultabile online anche qui.
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