Su segnalazione di Eufemia leggiamo:
Ma nella Curia non tutti volevano il cambiamento
di Roberto Monteforte
La decisione di Papa Benedetto XVI di adeguare la normativa della Stato della Città del Vaticano a quelle internazionali «sulla prevenzione e il contrasto delle attività finanziarie e monetarie illegali » è giunta sul filo, visto che l’accordo monetario tra Santa Sede e la Ue prevedeva che l’adeguamento sarebbe dovuto avvenire entro il 31 dicembre 2010. Alla fine il passo verso la trasparenza è arrivato.
La linea di rottura con il passato di Papa Ratzinger e del suo segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone alla fine è passata.
Che questa fosse la via prescelta, anche per recuperare credibilità, era stato già preannunciato lo scorso 23 settembre dalla segreteria di Stato con una nota pubblicata dall’Osservatore Romano, proprio quando è esplosa la polemica con la magistratura italiana e con la Banca d’Italia per il sequestro di 23 milioni di euro sui conti dello Ior. Da qui l’accusa di riciclaggio i cui movimenti sono risultati non chiari.
Un colpo pesante questo alla credibilità dell’Istituto, già segnata negli anni passati dalla gestione Marcinkus.
Molte erano, infatti, le “zone opache” e lo spazio lasciato aperto a gestioni disinvolte di conti “coperti” di soggetti, come nel caso di Balducci e della “cricca” dei suoi amici, oggetto di procedimenti della magistratura italiana.
Come pure forti sono state le resistenze al cambiamento di settori della curia romana. Secondo indiscrezioni giornalistiche sarebbero ben 120 i conti Ior “sotto verifica” e già una decina quelli “non graditi”. Visto che non solo prelati e religiosi, diocesi, enti religiosi o dipendenti del Vaticano sarebbero titolari di conti, ma anche laici “amici”, parenti o eredi di religiosi e monsignori.
Complessa la figura giuridica dello Ior ed anche per questo, difficile l’operazione di bonifica. L’istituto, infatti, «non è propriamente una banca o un istituto di credito», ma un soggetto che «amministra i beni di istituzioni cattoliche a livello internazionale ed, essendo ubicato nello Stato della Città del Vaticano, è al di fuori della giurisdizione delle diverse banche nazionali».
Ancora più significativo, quindi, che lo Ior, anche se formalmente non organismo dello Stato della Città del Vaticano, venga fatto rientrare nel dispositivo della nuova legge.
È questa la novità che si attende dal “Motu proprio” di Benedetto XVI che oggi verrà presentato in Vaticano. Vi sarà la definizione di precise norme “antiriciclaggio” per tutti gli enti finanziari della Santa Sede, indispensabili per dare seguito ai negoziati avviati da tempo con l’Ocse (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico con sede a Parigi) e con il Gafi (Gruppo di azione finanziaria internazionale contro il riciclaggio di capitali). Solo così il Vaticano potrà far parte della cosiddetta “white list” (lista bianca) dei paesi che applicano gli standard internazionali anti-riciclaggio.
Si preannuncia quindi una svolta radicale. Per verificarne l’efficacia occorrerà vedere quanto i nuovi organismi di controllo e le nuove norme avranno davvero presa nel più piccolo e potente stato del Mondo.
© Copyright L'Unità, 30 dicembre 2010 consultabile online anche qui.
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